17 aprile 1945. Mussolini si nasconde in uno dei luoghi oggi abbandonati più strani che ci siano a Milano.
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17 aprile 1945. L’ultimo nascondiglio di Mussolini a Milano: la torre delle Sirene
# Fu l’ultimo rifugio di Mussolini a Milano
17 aprile del 1945. Al crollo della «linea gotica», Benito Mussolini si trasferisce a Milano. La sua intenzione è di contrattare la propria incolumità con il Comitato di Liberazione Nazionale. Per non essere scovato, in quei giorni si narra che si sia nascosto nella torre delle sirene. Ma anche questo ultimo tentativo disperato gli andrà male. Svanite le possibilità di una trattativa, Mussolini fuggirà sul lago di Como, in divisa di soldato tedesco, per cercare di mettersi in salvo in Svizzera. Ma, all’altezza di Dongo, verrà riconosciuto e arrestato dai partigiani che lo giustizieranno per ordine del Comitato di Liberazione Nazionale il 28 aprile 1945. Il suo corpo martoriato sarà appeso a testa in giù a Piazzale Loreto. Ma torniamo alla Torre delle Sirene. Che cosa è? E perché si chiama così?
# Non c’entrano le ammalianti figure mitologiche

La Torre delle sirene è un edificio alto una ventina di metri, in cemento armato e dalla forma cilindrica con il tetto a punta: è stato costruito nel 1939. Si trova ancora oggi nel giardino di Palazzo Isimbardi, tra il palazzo della Provincia e quello della Prefettura. La torre non si vede dalla strada, ma si nota solo se si entra nel cortile interno.
Il nome della costruzione non ha nulla a che fare con le misteriose figure mitologiche, bensì con le sirene che suonavano nel momento in cui venivano avvistati aerei nemici durante la Seconda Guerra Mondiale. Nella torre, infatti, era stata installata una centralina con funzioni di vero e proprio allarme per avvisare i cittadini dei possibili bombardamenti.
# Una bicicletta per far funzionare le luci in caso di blackout

La struttura, alta e stretta, era difficile da colpire in caso di attacco aereo per cui risultava un luogo sicuro. Dentro c’era un bunker, dotato di meccanismi per filtrare l’aria e lampade a tenuta stagna. In caso di blackout era presente una bicicletta per far funzionare le luci. Durante la guerra vi si rifugiarono in molti, compreso il prefetto e la sua famiglia.
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Non è vero niente: è arrivato a Milano il 18 e non il 17 e non si è mai mosso dalla Prefettura (dove ha ricevuto decine e decine di persone ogni giorno) fino al 25 aprile. Anche le dinamiche di giorni successivi sono un po’ più articolate di come le raccontate