Dopo oltre un decennio di attesa un gruppo di edifici popolari è stato riqualificato ed efficientato a livello energetico. In base ai rendering diffusi inizialmente avrebbe dovuto essere una sorta di «Bosco Verticale» di periferia, ma del verde sulle pareti esterne non c’è traccia.
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Il «Bosco Verticale di periferia» è realtà: ma dove è finito il bosco?
# Quattro palazzi popolari in zona Romolo rinascono tra scarti di riso del Parco Agricolo Sud e tecnologie di efficientamento energetico

Per oltre dieci anni erano rimasti in sospeso: le facciate, spogliate dall’amianto, attendevano il primo intervento, mentre ALER, stretto nelle difficoltà economiche, non riusciva a dare una mano. Stiamo parlando dei quattro edifici ai civici 14, 16, 18 e 20 di via Franco Russoli, a due passi dalla stazione di Romolo M2, nella periferia sud-ovest di Milano.
Oggi sono rinati grazie a un progetto di riqualificazione. Non solo sono stati rivestiti con materiali naturali, grazie a pannelli isolanti ottenuti dagli scarti di riso del Parco Agricolo Sud, ma sono stati dotati anche di impianti solari, orti condivisi, giardini sui tetti e piccoli spazi verdi che favoriscono l’incontro e il benessere.
# Un investimento di 15 milioni di euro pubblico-privato

Il progetto, inizialmente concepito con un budget di 12 milioni di euro, ha visto il consuntivo salire a 15 milioni, con lavori terminati nei primi mesi del 2024. La riuscita di questo intervento ha potuto contare sul partenariato pubblico-privato: ALER, A2A (che ha seguito lo studio di fattibilità e tutte le fasi progettuali), Wood Beton e il supporto di Regione Lombardia, che ha contributo per circa 1 milione di euro per coprire costi “non ammissibili”.
# Tutti i 187 appartamenti sono saliti in classe energetica A
Nei 187 appartamenti del complesso sono stati realizzati interventi che hanno portato gli edifici alla classe energetica A. Con un occhio al futuro e all’efficienza, sono state effettuate diverse migliorie:
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sostituzione di serramenti e avvolgibili: per migliorare l’isolamento termico;
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eliminazione delle cucine a gas: sostituite da moderne piastre elettriche;
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rimpiazzo dei vecchi scaldabagni: con una centrale elettrica unica, alimentata dal sole, che ha permesso una significativa riduzione dei costi di riscaldamento e di produzione dell’acqua calda.
# Come sono diventati oggi

L’aspetto esteriore degli edifici è il risultato di un accurato ricorso a soluzioni innovative e sostenibili:
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cappotto naturale: le facciate sono rivestite con pannelli isolanti in carta di riso, un materiale in grado di mantenere il fresco in estate e il calore in inverno;
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tetti verdi: i tetti sono stati isolati e trasformati in spazi condivisi, con giardini, orti urbani, arnie e piccoli alberi da frutto. Il verde, concentrato sui tetti, serve non solo a creare aree per il relax e la socialità, ma anche a raffreddare l’ambiente circostante e a trattenere l’acqua piovana;
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Fonti rinnovabili: l’installazione di pannelli fotovoltaici ha permesso di alimentare il nuovo impianto di riscaldamento e di produzione di acqua calda, evidenziando un’attenzione particolare ai consumi energetici.
# Ma il verde sulle facciate che fine ha fatto?

Una delle proposte più suggestive del progetto iniziale era però proprio quella di arricchire le facciate degli edifici con veri e propri elementi vegetali: rampicanti, piante pensili e un’estensione del verde che avrebbe potuto trasformare radicalmente il paesaggio urbano. Come un «Bosco Verticale» di periferia. Peccato che come spesso accade i rendering sono una cosa e la realtà è un altra. Anche in questo caso, pur trattandosi di un progetto di risanamento di edilizia pubblica e non di un investimento immobiliare privato, l’elemento verde che avrebbe caratterizzato l’esterno degli edifici alla fine non è stato realizzato. Anziché abbracciare le pareti, è cresciuto in orizzontale, concentrato esclusivamente sui tetti. Le solite promesse da marinaio che accompagnano i rendering all’assegnazione dei progetti.
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FABIO MARCOMIN
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