Ci sono luoghi a Milano che parlano più di altri, con silenzi che pesano quanto la storia che raccontano. Tra questi troviamo il cuore più antico della città, dove si stanno colmando vuoti lasciati dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e dai danni prodotti dal progresso. Ecco il progetto di rinascita per questo luogo simbolo della devastazione e cosa si sarebbe potuto costruire in alternativa.
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Il palazzo squarciato nel cuore di Milano sta rinascendo: cosa sta sorgendo al suo posto?
# La ferita aperta delle 5 Vie: tra memoria e rinascita
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C’è un angolo di Milano dove il tempo sembra essersi arreso. È il cuore delle 5 vie, il quartiere più antico della città, dove le cicatrici della Seconda Guerra Mondiale sono ancora visibili, crude e impietose. All’incrocio che disegna una stella tra via Santa Marta, Santa Maria Podone, Santa Maria Fulcorina, via del Bocchetto e via del Bollo, resiste un palazzo sventrato dai bombardamenti e, accanto, una voragine che racconta la storia di un altro edificio cancellato dalle bombe.
Chi passa di qui, milanese o turista che sia, tende a distogliere lo sguardo, come se quel vuoto fosse troppo pesante da sostenere. Ma questa scena, che da decenni fa da sfondo alla memoria della città, sta cambiando volto poco alla volta.
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# Un nuovo capitolo: il progetto di Arassociati con nuovo edificio di 5 piani
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Dopo anni di silenzio e abbandono, la trasformazione è in atto. Il gruppo FCMA ha affidato allo studio di architettura Arassociati la rinascita di questo luogo carico di storia. Al posto della voragine sta sorgendo un edificio di cinque piani su un lotto di 247 mq per un totale di 1.500 mq. Al piano terra è previsto un locale commerciale di 118 mq, mentre i piani superiori sono destinati ad un totale di 10 unità immobiliari, suddivisi tra appartamenti di medie e di grandi dimensioni.
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Il progetto è stato pensato per integrarsi armoniosamente con l’ambiente circostante: facciate che alternano intonaci chiari a elementi in pietra, scuri ad anta in legno a tutta altezza e un rispetto rigoroso delle altezze originali degli edifici preesistenti. In generale viene mantenuto l’ordine e la partitura tipica dei pieni e vuoti con alcune variazioni possibili in modo da testimoniare la contemporaneità dell’edificio. Per rispettare la tradizione milanese sono stati scelti materiali con colori pacati e toni neutri.
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Il cantiere, avviato nella seconda metà del 2022, ha già visto la messa in sicurezza della parete cieca del palazzo di via del Bollo 7. Nell’immagine si vede la situazione alla fine del 2024. La consegna dell’edificio è prevista per gli ultimi mesi del 2025.
# L’altro edificio da ricostruire all’angolo opposto di via del Bollo
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C’è poi un secondo edificio da ricostruire, all’angolo opposto di via del Bollo, quello di via Zecca Vecchia 2 che si affaccia in posizione privilegiata su piazza San Sepolcro. Anche in questo caso era rimasto un vuoto desolante, sia per far passare anche da qui l’arteria a scorrimento veloce parzialmente realizzata in centro città, la Racchetta, che per i bombardamenti. Il lotto è sempre di 247 mq e si prevede un edificio di tre piani con giardino di 117 mq, un piano terra commerciale di 125 mq e parcheggi automatizzati.
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Il progetto è curato sempre dallo studio di architettura Arassociati con stile e materiali identici all’edificio in costruzione in via Santa Marta. Il cantiere è in una fase, nell’immagine si può vedere la situazione di settembre 2024.
# Un’occasione mancata? Si sarebbe potuto trasformare il luogo in un museo della memoria a cielo aperto
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Con l’inizio dei lavori, ogni ipotesi alternativa è ormai sfumata. Eppure, in passato, non erano mancate proposte per trasformare questo luogo in un museo della memoria a cielo aperto, preservando le rovine come monito perpetuo degli orrori della guerra.
Un esempio emblematico arriva da Berlino: la Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche, chiesa parzialmente distrutta durante i bombardamenti, fu salvata dalla demolizione e trasformata in un simbolo della memoria collettiva. Le rovine sono state integrate in un complesso architettonico moderno, diventando un punto di riferimento storico e culturale per la città. Milano avrebbe potuto seguire lo stesso percorso, mantenendo viva la memoria delle ferite della guerra proprio nel cuore pulsante delle sue strade più antiche.
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FABIO MARCOMIN
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