L’architettura milanese ha attraversato più epoche, conferendo alla nostra città e in particolar modo nel XX secolo anche il primato italiano in tema di nuove costruzioni, originali palazzi, edilizia anticonformista e progetti innovativi. Ed è proprio negli ultimi cento anni che la città ha cambiato volto rispetto a epoche moderne non più recenti. Prepariamoci a scattare un sacco di foto e a puntare il naso all’insù: queste sono le architetture più all’avanguardia di tutta Milano, divise per decennio, stile e origine.
Le ARCHITETTURE d’AVANGUARDIA da ammirare a Milano
# Villa Necchi Campiglio (1932)
Capolavoro razionalista di Piero Portaluppi, questa splendida villa fu progettata tra il 1932 e il 1935 per una delle più ricche famiglie dell’imprenditoria lombarda: le sorelle Nedda e Gigina Necchi e il marito di quest’ultima, Angelo Campiglio. Appartata nel verde a due passi dalla centralissima piazza San Babila la Villa divenne subito un modello nell’arte di abitare per i suoi lussi mai visti prima: citofoni interni, ascensore, cinema, palestra, campi da tennis e piscina riscaldata, la prima in assoluto a Milano per una dimora privata.
Villa Necchi Campiglio si trova in via Mozart 14 ed è visitabile al suo interno e nei suoi eleganti giardini come il più prestigioso fra i musei legati all’edilizia abitativa meneghina, un circuito presto diventato noto come “Case Museo di Milano.” Oggi, fra l’altro, fa parte del FAI (Fondo Ambiente Italiano.)
# Torre Velasca (1957)
Abbandonando il fermento razionalista precedente al 1945, il secondo dopoguerra è il periodo-motore del nostro paese e in particolare a Milano, che come larga parte del paese del nord Italia viaggia incontrastata verso il progresso in svariati settori, non ultimo quello edilizio. Negli anni Cinquanta e Sessanta la città diventa laboratorio della modernità, fucina di sperimentazione con progetti avveniristici che ancora oggi ne caratterizzano il volto. Esempi? La Torre Velasca, soprannominato il “grattacielo con le bretelle” per le travature oblique che sorreggono il corpo aggettante. È un colosso di 27 piani per 106 metri di altezza in calcestruzzo armato con rivestimento in pietra, oggetto dal 2020 di una monumentale operazione di restyling destinata a concludersi nella primavera del 2024 con la novità di un ristorante dalla vista mozzafiato al diciottesimo piano.
# Il Pirellone (1960)
Assieme ad essa, simbolo indiscusso della rinascita post-bellica di Milano è l’opera razionalista di Gio Ponti (1960), che con i suoi 127 metri di altezza su 31 piani diventa uno degli edifici in calcestruzzo armato più imponenti al mondo: il Pirellone. Costruito in origine per ospitare gli uffici della Pirelli, fu acquistato dalla Regione Lombardia nel 1977. La terrazza all’ultimo piano, dedicata a Enzo Jannacci, è accessibile ogni domenica (ingresso libero) per ammirare un panorama a volo d’uccello dalle Alpi alla Pianura Padana.
# Porta Nuova (2008 – in corso)
Per parlare del nuovissimo progetto di Porta Nuova iniziato quasi quindici anni or sono servirebbe un articolo a parte, ma chi come me è già entrato negli -anta ben ricorda il degrado e il quasi abbandono di una zona che, a parte le stazioni ferroviarie e le luci spettrali del vecchio Luna Park Varesine, chiuso definitivamente nel 1998, non aveva granché da offrire in termini di innovazioni. L’ambizioso progetto di riqualificazione urbana dei quartieri Garibaldi, Isola e Varesine è nato nel 2009, e la vasta area pedonale e riqualificata patria della nightlife ha il suo punto di inizio a Porta Garibaldi, dove si trova il Milano Eataly Smeraldo.
Poco più avanti, l’imponente Samsung District e Piazza Gae Aulenti con la Torre Unicredit di 231 m, centro nevralgico del quartiere opera dell’architetto Cesar Pelli: un podio circolare che si eleva per 6 metri sul livello della strada e ospita uno spettacolo d’acqua, di luci e suoni con il Solar Tree che si illumina di sera sfruttando l’energia solare accumulata durante il giorno.
Infine, affacciato sul quartiere Isola quartiere Isola non possiamo non imbatterci nel Bosco Verticale di Boeri completato nel 2014, nuovo modello di sostenibilità urbana formato da due torri che contengono 900 alberi e 2 mila specie vegetali, e il Diamond Tower, struttura in acciaio e vetro di 600.000 mq che ospita uffici direzionali.
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# City Life (2009 – in corso)
Una delle nuove anime verdi della città costruita sull’area un tempo occupata dalla Vecchia Fiera di Milano. Interamente pedonale, si tratta di una zona urbana sostenibile con palazzi moderni dotati di domotica alimentati quasi interamente grazie a energie pulite e rinnovabili. È formata da un vasto shopping e business district, oltre a una serie di locali perfetti per aperitivo o smart working.
Guardando all’insù si potrà ammirare il trio dei palazzi che hanno cambiato radicalmente lo skyline milanese: le Tre Torri, ribattezzate Isozaki, Hadid e Libeskind, dal nome dei celebri architetti che le hanno concepite e presto soprannominate dai milanesi il Dritto, lo Storto e il Curvo. Per il resto, la zona nuova di zecca comprende edifici residenziali che ospitano 530 appartamenti di lusso e un vasto e curatissimo giardino all’inglese, dentro il quale si snodano viali pedonali, panchine, attrezzi per sport all’aria aperta e molto altro ancora.
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# Fondazione Feltrinelli a Porta Volta (2013-16)
L’antica e originale Fondazione nata nel 1949 si occupava principalmente di ricerca sociale e storiografica nonché di eventi culturali con eco e risonanza internazionale, soprattutto per quanto riguardava lo studio delle discipline storiche, politiche e socio-economiche moderne e contemporanee. La nuova Fondazione Feltrinelli ha iniziato a prendere forma dal 2013 ed è nota come la zona delle “piramidi di vetro”. Trattasi infatti di un complesso di edifici realizzato dallo studio di Herzog & de Meuron che ospita le sedi di Fondazione Feltrinelli e Microsoft Italia.
La struttura, esempio della nuova architettura contemporanea milanese, evoca le dimensioni dell’architettura storica del capoluogo lombardo. Lunga circa 200 metri ricostruisce infatti l’antico limite nord-occidentale della città ed è costituita da una serie di portali inclinati in cemento armato che riprendono la forma stereotipata della casa, con un accentuato tetto che ospita alcuni degli spazi più rappresentativi della Fondazione, svariati uffici e una biblioteca pubblica.
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CARLO CHIODO
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