Storia, architettura e curiosità della strada simbolo dell’alta borghesia milanese.
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Le ville più belle di via Venti Settembre, la «Kensington High Street» di Milano
# La strada simbolo dell’alta borghesia milanese
Via Venti Settembre, prevista dal Piano Berruto nell’ambito dell’urbanizzazione delle aree poste tra il Castello Sforzesco e Porta Magenta, è stata realizzata a Milano a cavallo tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo. Lunga 450 metri fu lottizzata in piccoli appezzamenti per la costruzione di villini signorili dell’alta borghesia milanese. Quelli più famosi, il Villino Hoepli e il Villino Francetti Frova, furono demoliti, ma la zona ne conserva ancora molti, in stile liberty e art Decò, eclettico e altri con richiami a palazzi nobiliari del Cinque-Seicento o del Quattrocento lombardo.
Vediamo quelli più degni di nota.
# I “palazzi gemelli”
All’incrocio con via Mascheroni, ai due angoli apposti di via Venti Settembre, ci sono due palazzi “gemelli”, caratterizzati da una fascia bassa in pietra chiara e il resto della edificio da mattoni rossi con decori che rimandano allo stile Liberty.
# La Villa Tudor
Sempre su via Mascheroni c’è una villetta che ricorda le case del nord Europa come le Ville Tudor presenti in via Giambologna, zona Porta Lodovica, per il tetto di legno spiovente. Si tratta del Villino Bass, edificio del 1913 in stile chalet rimaneggiato nel corso degli anni.
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# Le torrette gemelle di piazza Tommaseo
In piazza Tommaseo si trovano affiancate due villette con torretta. In quella di sinistra la torretta è posizionata sull’angolo della facciata fronte piazza e la parete dell’edificio presenta una fascia di mattoni rossi al centro. Nell’altra villetta la torretta è centrale e sui terrazzini a fianco ci sono delle bizzarre opere d’arte moderna che rappresentano dei cani color rosa.
# Il villino Maria Luisa
Realizzato nel 1906, è uno dei più sfavillanti esempi di Liberty milanese. Il Villino “Maria Luisa” in via Tamburini 8 colpisce sulla facciata uno splendido mosaico con un cielo stellato di influenza neogotica, che ricorda quasi una piccola Cappella degli Scrovegni. Il cancello e il balcone in ferro battuto, con i tipici motivi floreali, sono opera del mastro ferraio Alessandro Mazzuccottelli, il principe del liberty italiano.
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# La casetta Neorinascimentale di via Sommaruga
In via Giuseppe Sommaruga c’è una casetta in stile Neorinascimentale, con elementi di recupero inseriti nella parete, e forse originali d’antiquariato, come frammenti di bassorilievi e porzioni di colonne.
# Altre ville e palazzi lungo la via tra cui Villa Bocconi e Villa Borletti
# La Torre al Parco, per molti un obbrobrio, per alcuni un’icona
Per concludere con gli edifici ecco la Torre al Parco di Vico Magistretti, in via Revere 2 con affaccio sui binari ferroviari. Per molti milanesi è meglio ora che è ricoperta dall’impalcature di un cantiere in quanto ritenuta un vero obbrobrio, per altri uno dei palazzi da inserire nelle opere d’architettura più rilevanti della città.
Veniamo ora ad alcune curiosità della via.
# La via è intitolata alla presa di Roma
Forse non tutti sanno che la via è intitolata alla data del 20 settembre 1870, quando ci fu la presa di Roma, la famosa Breccia di Porta Pia, con la quale venne sancita la fine dello Stato Pontificio e l’entrata di Roma nel Regno d’Italia.
# La scalinata di Milano
Alla fine della via in direzione della Triennale si trova quella che può essere definita l’unica vera scalinata di Milano, ampia e con 23 gradini in pietra, una piccola “Trinità dei Monti” in salsa milanese.
Dalla sommità si vede da un lato il Parco Sempione con la Triennale e la Torre Branca, dall’altra tutta la via con i suoi filari di alberi, i controviali e le ville.
# Le curve “Gemelle” tra i binari e via venti Settembre
La scalinata e l’area verde ai lati è invece circondata dal viale Pietro e Maria Curie che è formato in realtà da due “curve gemelle”. Si tratta di due curve identiche e opposte l’una all’altra disegnate come dei tornanti di montagna che salgono scavalcando i binari della stazione Cadorna. Sono ormai un patrimonio di Milano, e sono molti i milanesi che in bicicletta o in moto hanno sfidato la sorte percorrendole in massima piega.
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FABIO MARCOMIN
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