I valori al metro quadro degli immobili a Milano è il più alto in Italia e tra i più alti in Europa. Eppure nonostante il caro prezzo, la distanza con le città più care d’Europa rimane abissale. In particolare da Ginevra, Zurigo e Londra. Ma se Milano non è così cara in un confronto europeo, qual è il problema che rende la vita in città insostenibile per molti?
PREZZI CASE a Milano: la METÀ di Londra. Ma il PROBLEMA sono i SALARI
# La media dei prezzi al mq di un immobile nel centro di Milano è di 8.000 euro, a Londra si superano i 16.000
Milano è una città cara, è risaputo, non è solo un luogo comune. È la più cara d’Italia e tra i primi posti al mondo. Una delle ultime classifiche la mette al 13esimo posto subito dietro Bangkok e Dubai e prima di Sidney e Barcellona. In Europa ha davanti solo Monaco, Zurigo, Parigi e Londra.
Anche a livello di prezzi al mq degli immobili in centro città si piazza tra le prime posizioni nel Vecchio Continente. Uno studio di “The European House – Ambrosetti” ha stilato una graduatoria delle prime 15 metropoli europee: Milano è in coda con una media di 8.000 mq per un’abitazione in zona centrale, a poca distanza da Amburgo, Vienna, Stoccarda e Oslo. Parigi e Monaco superano i 12.000 euro, Londra è in testa con 16.211 euro, oltre il doppio del capoluogo lombardo. Perché allora vivere a Milano è diventato molto più insostenibile a livello economico che altrove? La causa principale è la contrazione record delle retribuzioni medie in Italia, un trend diametralmente opposto a quello dei valori immobiliari che invece hanno continuato a crescere.
# I salari italiani sono calati in 30 anni, unico caso in Europa
Come mostra Milano Finanza, in base ai dati calcolati dall’Ocse, negli ultimi 30 anni quasi tutti i Paesi europei hanno registrato un aumento delle retribuzioni annuali medie o al massimo una leggera flessione. In Estonia, Lettonia e Lituania il salario medio annuale è più che triplicato negli ultimi 25 anni, in Ungheria, Slovacchia è raddoppiato. In Grecia è cresciuto del 30,5% dal 1990 al 2020, in Spagna del 6,2%.
L’unica Nazione ad avere segnato una contrazione del 2,9% è stata l’Italia. Un dato che non tiene conto degli effetti della pandemia e della crisi geopolitica in corso e che quindi andrebbe rivisto ulteriormente al ribasso.
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FABIO MARCOMIN
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