Il British Museum di Londra è quanto di meglio possa chiedere un appassionato di arte e archeologia: è uno dei musei più grandi e importanti del mondo, è ricchissimo di collezioni provenienti da ogni angolo del mondo, trabocca di capolavori universalmente celebri. Ed è anche gratis. Però tutto questo potrebbe non basta a giustificare il fatto che la gran parte della collezione sia stata presa in terre lontane. Spesso con la forza o violando le leggi locali.
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150.000 opere originarie dell’Italia sono nel British Museum di Londra: non sarebbero da restituire?
# La storia del museo

Vi siete mai chiesti da dove provengono gli oggetti del British Museum? Le origini del British Museum risalgono alla collezione di Sir Hans Sloane del 1753, un medico e naturalista britannico, che includeva oltre 80.000 oggetti raccolti in Giamaica. Sloane lasciò in eredità la sua collezione alla nazione per 20.000 sterline, portando alla fondazione del museo. Nel corso degli anni, il museo si è espanso attraverso acquisti, donazioni e acquisizioni durante il dominio coloniale, inclusi i Marmi del Partenone. Molti articoli della collezione provengono da diverse parti del mondo, tra cui Africa, Asia, Europa e Americhe. Mentre la collezione mette in evidenza le storie globali, solleva anche importanti domande su chi possiede questi oggetti e su come sono stati raccolti eticamente.
# Le opere più celebri (donate o prese con la forza militare)

Ora parliamo di tutte quelle opere di particolare importanza storica e artistica che però non sono custodite nella nazione in cui sono nate, ma che, perché date in dono o prese con la forza, fanno ora parte del patrimonio del British Museum. Sono quasi 150.000 le opere originarie dell’Italia esposte nel museo. Siamo il secondo paese più rappresentato, dopo l’Iraq. A lungo colonia britannica. Ma, a parte la straordinaria collezione tricolore, quali sono le opere più famose del museo londinese di derivazione straniera?
#1 La stele di Rosetta

La stele di Rosetta non è solo una vecchia pietra scribacchiata, è il simbolo dell’ingegno e della perseveranza dell’uomo nel tentativo di raggiungere la conoscenza. Questa stele è stata fondamentale per la storia dell’archeologia egizia perché riportava un testo tradotto in tre lingue diverse: greco, demotico e geroglifico. Questo permise a Jean-Francois Champollion di decifrare i geroglifici egizi e comprendere la lingua dei faraoni dopo millenni che era stata dimenticata.
#2 Lo Stendardo di Ur

È un antico reperto archeologico sumero che risale al 2.500 a.C. L’opera si compone di quattro pannelli di legno decorati a intarsio con madreperla, lapislazzuli e pietra calcarea rossastra. Le scene raffigurano due momenti differenti, la guerra e la pace, dove le figure sono in uno stile idealizzato e privo di profondità con alcuni elementi naturalistici nella resa degli uomini.
#3 I marmi di Partenope

La scultura greca non finisce mai di stupire, specialmente quando, come in questo caso, è ai suoi massimi livelli. I marmi del Partenone non perdono la loro incredibile bellezza neanche quando vengono ricostruiti a migliaia di chilometri di distanza dal loro contesto, quello dell’Acropoli di Atene. Tra statue, bassorilievi e elementi architettonici viene da chiedersi se ad Atene ci sia rimasto qualcosa. Infatti, la questione della restituzione dei marmi alla Grecia è ancora molto discussa e nel corso del 2025 potrebbe trovare soluzione.
#4 Monumento delle Nereidi

La tomba più imponente e affascinante della Licia, rinvenuta a Xanthos nel sud-ovest della Turchia, si presenta oggi sotto forma di una meticolosa ricostruzione di uno dei suoi lati. Il suo nome si ispira alle sculture femminili che adornano il monumento, raffiguranti graziose figure di donne che corrono sulle acque, identificate come le Nereidi, le affascinanti figlie del dio marino Nereo. Tra le Nereidi, spiccano le figure di Anfitrite, la moglie di Poseidone, e Teti, la madre di Achille, conferendo a questa tomba un’aura di mitologia e bellezza senza tempo.
#5 Busto di Ramses II

Indubbiamente uno dei faraoni egiziani più celebri nella storia, Ramses II ha suscitato l’entusiasmo di numerosi archeologi grazie alla vasta quantità di monumenti e statue commissionati durante il suo regno. Questo busto, incredibilmente ben conservato, rappresenta uno splendido esempio della maestria della scultura egizia, evidenziando la straordinaria qualità artistica che caratterizza l’opera di quel periodo.
#6 Sarcofagi egiziani

Per molti visitatori l’area dedicata agli antichi egizi rappresenta la principale attrazione del British Museum. Infatti, gli inglesi hanno collezionato una vasta gamma di reperti egizi sin dai primi anni dell’Ottocento durante le loro esplorazioni archeologiche. Al piano superiore, le sale custodiscono numerose mummie e sarcofagi, offrendo ai visitatori un affascinante viaggio nel mondo dell’antico Egitto.
#7 La statua dell’Isola di Pasqua

La statua dell’Isola di Pasqua accoglie i visitatori nel settore dedicato all’Asia e all’Oceania. La grossa statua nera si chiama “Hoa Hakananai’a” che ironicamente significa ‘l’amico rubato’. È difficile datare con esattezza le statue realizzate in queste isole, ma si suppone che questo esemplare risalga più o meno al 1200. Originariamente queste statue erano colorate e spesso riportavano inserti di corallo nelle cavità degli occhi. La statua arrivò in Inghilterra nel 1868 e fu donata alla regina Victoria, che propose poi di darla al British Museum.
Il museo conserva patrimoni introvabili nei paesi di origine, un esempio lampante sono i Marmi del Partenone rinvenuti ad Atene e conservati al British Museum di Londra. Si tratta di una questione da tempo dibattuta, ma che non è mai stata risolta per via dell’assenza di strutture adeguate alla loro conservazione nei musei greci. Analogamente, il museo britannico detiene anche la più grande collezione di opere d’arte provenienti dalla Corea del Nord.
# Le opere italiane

Numerose sono anche le opere italiane custodite in questo museo, tra cui:
- Leonardo Da Vinci, “Profilo di capitano antico”
Detto anche il Condottiero, è un disegno a punta d’argento su carta preparata di Leonardo da Vinci, databile a 1475-1480. Il disegno mostra un impettito capitano di profilo girato verso sinistra, indossante una fastosa armatura all’antica. L’elmo è decorato da volute, girali ed elementi floreali, che costituiscono la tipica criniera del copricapo.
- Michelangelo Buonarroti, “Caduta di Fetonte”
È un disegno a carboncino su carta di Michelangelo Buonarroti, databile al 1533 circa. L’opera venne fatta per Tommaso de’ Cavalieri, per il quale l’artista disegnò anche un Ratto di Ganimede e La punizione di Tizio. Il mito di Fetonte, tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, è rappresentato con tre gruppi di figure disposti in fila verticalmente.
- Sandro Botticelli, “Allegoria dell’abbondanza”
Lo schizzo è stato realizzato da Botticelli a penna e poi ombreggiato su carta preparata con acquarello vermiglio. L’opera è non finita, poiché la cornucopia (il corno dell’abbondanza) e i putti a sinistra della dea sono rimasti a carboncino. Per Bernard Berenson, dopo la Primavera e la Nascita di Venere, questo foglio è l’opera in cui maggiormente si riflette l’arte di Sandro Botticelli.
- “Vaso Portland”
Detto anche Vaso Barberini, si tratta di un vaso vitreo risalente all’epoca romana custodito a Londra. Si tratta del più famoso esempio di vetro a cammeo dell’antichità, in particolare risale a un periodo tra la metà del I secolo a.C., quando il vetro soffiato fu scoperto, e il tardo I secolo, quando i prodotti di vetro colorato cessarono di essere di moda. Secondo l’interpretazione più accreditata, sul vaso sarebbe rappresentata la nascita di Ottaviano e l’età d’oro da lui inaugurata.
- Capitelli di alcune colonne del “Pantheon”
Il Pantheon, in greco antico il tempio di tutti gli dèi, è un edificio della Roma antica situato nel rione Pigna nel centro storico, costruito come tempio dedicato a tutte le divinità passate, presenti e future. Alcuni degli elementi superiori del sostegno verticale delle colonne, sono conservate proprio al British Museum di Londra.
- Versione “Lely” dell’Afrodite accovacciata
L’Afrodite accovacciata era una scultura di bronzo di Doidalsa, databile al 250 a.C. circa. È un’opera nota in innumerevoli copie, tra cui la migliore è considerata quella marmorea senza braccia, ma una versione completa di qualità inferiore è proprio a Londra. La versione Lely proviene dalle collezioni Gonzaga raffigura la dea in una posa pudica, mentre si accorge di uno spettatore voltando la testa e cercando di coprirsi il corpo con le mani.
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MARTA BERARDI
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Lasciatele pure dove stanno adesso. Nessun revanscismo. Data la situazioone italiana, e l’indole italica, meglio che stiano dove sono ora. Ne abbiamo tante, chiuse negli archivi e nei sotrterranei dei musei. E poi c’è Inteernet, ci sono le foto, e una gita in Inghilterra non fa poi male. Amplia le conoscenze e la mente.