Capovolgimento nella Top 10 dell’Index of Economic Freedom, insieme alla scomparsa di Hong Kong dai radar per il secondo anno consecutivo.
Vediamo quali sono i paesi che svettano nell’indice della libertà economica
I più PICCOLI sono i più LIBERI
# Libertà economica e dove trovarla
La libertà economica è un diritto fondamentale degli individui, rappresenta l’azione umana nell’ordine spontaneo. È considerato un parametro talmente importante che da oltre 20 anni la Fondazione Heritage prepara un report annuale, misurando ogni Paese sulla scorta di 4 maxi-parametri.
#1 La dimensione del governo, che tiene conto di pressione fiscale e spesa pubblica;
#2 L’integrità dello Stato di diritto e l’efficacia giudiziaria nella protezione dei diritti di proprietà;
#3 Il livello della libertà di commercio, la libertà finanziaria e di investimento;
#4 L’efficienza normativa, la libertà del lavoro, di impresa e monetaria.
Vediamo le proiezioni del 2022 attraverso l’analisi del Prof. Paolo Bernardini, titolare del corso “States, Economy and Global Markets” all’Università dell’Insubria.
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# Al vertice stati poco abitati e città stato
Con un punteggio di 84,4 che rende la sua economia la più libera del pianeta, in cima alla classifica svetta Singapore. Seguono Svizzera e Irlanda, poi Lussemburgo, Nuova Zelanda. Concludono la top 10 della libertà Estonia, Olanda, Finlandia e Danimarca.
La considerazione più significativa a proposito delle prime 10 posizioni, è che sono tutti paesi di piccole dimensioni o con pochi abitanti. Compresa la Svizzera, la maggior parte di questi stati ha meno abitanti della Lombardia; alcuni paesi hanno lo stesso numero di abitanti del Veneto, o inferiore.
La somma degli abitanti di questi 10 paesi messi insieme, raggiunge i 78,6 milioni, cioè meno degli abitanti della Germania.
L’IEE va interpretato come un indice che misura l’efficienza dello stato, non è certo un ranking che tiene conto dei parametri naturali e assoluti del liberalismo, per questo molto criticato dal mondo liberale.
Eppure mostra il dato più interessante di tutti: gli stati piccoli, con pochi abitanti, sono anche gli stati più efficienti, se parametrati con i 4 criteri presentati all’inizio. Sembra che le dimensioni ridotte siano una caratteristica fondamentale per l’agilità dello stato.
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# Dove si colloca l’Italia?
L’Italia occupa la 57ma posizione, con un punteggio globale di 65,4, posizionandosi a metà della zona “Moderatamente libera” dell’Index.
Heritage Foundation analizza l’Italia con i suoi parametri parziali, restituendo la radiografia di un paese nel quale «la libertà monetaria, commerciale e di investimento sono forti, ma l’economia rimane pesantemente gravata dalla spesa del governo».
Il bel paese ha piazzato una crescita costante di 2.9 punti nell’IEE, dal 2017 ad oggi e, nella scheda di analisi spiccano la decrescita dell’integrità del governo, accompagnata dalla diminuzione delle dimensioni dello stesso (appunto).
All’estero ci percepiscono cosi, ma qual è la nostra sensazione?
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# Top10 versus Italia
Impossibile limitarsi alla lettura del ranking, senza fare paragoni tra il nostro paese e quelli in Top10.
Abbiamo già accennato alla comparazione del numero di abitanti della nostra regione, confrontandolo con quello della maggior parte dei paesi in Top10.
Sebbene sia considerato da Heritage Foundation come un “parametro neutro” il PIL pro capite italiano, confrontato con una qualunque delle prime 10 posizioni, equilibra un po’ la fotografia del paese reale, tra quello di Heritage e come viene percepito da noi cittadini.
Il PIL pro capite di Singapore, si avvicina a triplicare quello italiano; la vicina Svizzera si accontenta di doppiarlo. L’Estonia, coi suoi 1,3 milioni di abitanti, relativamente giovane e nata dalle macerie del socialismo, ha ora un PIL/individuo che ha raggiunto quello italiano; la Repubblica Ceca (21 posto dell’IEE) ha lo stesso PIL pro capite italiano, con il numero di abitanti della Lombardia.
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# Le dimensioni contano
La vera provocazione, lanciata dal Prof. Bernardini e che ci dovrebbe fare riflettere molto, è richiamare le previsioni che Alberto Alesina ed Enrico Spolaore fanno in “The Size of Nations”, un volume del 2005.
Le aspettative di Alesina (H Index 103) e Spolaore (H Index 24) usano gli strumenti economici per studiare gli stati e i cambiamenti dei confini e della popolazione interna.
Provocatoriamente sostengono che «i paesi più piccoli possono trovare più facile rispondere alle preferenze dei cittadini in modo democratico». Il loro calcolo sulla dimensione ottimale di uno stato non è soltanto teorico, ma cerca di spiegare la dimensione della realtà del paese o della macroregione analizzata.
E lo fa ponendosi anche questa domanda: Le dimensioni contano per il successo economico? A giudicare dal risultato dell’IEE 2022, sembrerebbe proprio di sì.
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# La scomparsa di Hong Kong
Brevissima riflessione sulla scomparsa, per il secondo anno consecutivo, di Hong Kong.
Il Porto Profumato non è fuori dalla Top10, che ha guidato per decenni, ma è proprio fuori dal ranking, che contiene 177 paesi più 7 non classificate. La città stato inglobata con leggi e regole determinate dall’autorità centrale di Pechino, non è più considerato un paese, uno stato, ma fa parte della Cina stessa.
La centralizzazione, pertanto, sta facendo perdere visibilità alla libertà economica di Hong Kong. Il Prof. Bernardini si proclama convinto che lo stesso accadrà anche a Taiwan.
Staremo a vedere.
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LAURA LIONTI
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