La triste eliminazione dell’Italia dagli imminenti mondiali di calcio in Qatar per i quali sono già stati sorteggiati i gironi ha portato alla ribalta per breve tempo la piccola nazione balcanica. Così qualcuno si è chiesto: come mai si chiama Macedonia del Nord?
La MACEDONIA: perché del NORD?
# L’ex repubblica yugoslava di Macedonia
Il Paese ha per capitale Skopje ed è composto essenzialmente da due etnie, il cui gruppo principale (66% della popolazione) parla il macedone, una lingua slava del ceppo meridionale, mentre il secondo gruppo etnico (25%) è rappresentato dagli albanesi. Sin dal giorno dell’indipendenza, a seguito del crollo della Jugoslavia e della conseguente guerra civile nei Balcani, questo piccolo territorio senza sbocchi al mare è stato conosciuto tramite un nome provvisorio, con il quale aderì persino all’ONU nel 1993: Ex Repubblica Yugoslava di Macedonia. Un caso quantomeno curioso, nonostante la separazione con Belgrado fosse stata assolutamente pacifica. Chi aveva dunque da ridire sul neonato stato europeo? Uno degli stati confinanti con la nuova repubblica: la Grecia.
# Il contenzioso con la Grecia
Il governo greco sollevò due obiezioni che impedivano alla culla della democrazia il riconoscimento del nuovo stato:
La prima era sull’utilizzo del nome ‘Macedonia’, in virtù del fatto che il termine (ritenuto dalla Grecia parte esclusiva della propria storia e della propria eredità culturale) indicava anche l’odierna regione greca Macedonia, che pur non essendo un’entità riconosciuta dal centralismo ellenico corrisponde all’area attorno all’importante città di Salonicco.
La seconda era relativa alla bandiera originalmente adottata dalla Repubblica macedone, su cui campeggiava il Sole di Verghina, simbolo della dinastia di Filippo il Macedone, padre di Alessandro Magno. La Grecia rimproverava alla nuova Repubblica di essersi appropriata indebitamente di un simbolo dell’antico Stato di Macedonia, tanto che la bandiera non ufficiale della Macedonia greca è identica (solo con campo azzurro rispetto al campo rosso dell’originario vessillo macedone).
# Lenti passi avanti
Il secondo punto fu risolto in tempi relativamente brevi, visto che il muro contro muro della Grecia impediva alla Macedonia di poter aderire alla NATO e di candidarsi ufficialmente per l’ingresso nell’Unione Europea, cosa che un piccolo stato di meno di due milioni di abitanti vedeva sicuramente come garanzia per un futuro migliore.
La nuova bandiera portò il sole giallo della libertà a estendere i suoi raggi sino ai margini, risultando assomigliare in parte alla bandiera navale giapponese (anche se qui il sole è centrato e non posto sulla sinistra come nel vessillo nipponico). Ma non bastava, e per anni il lato peggiore della politica prevalse, a suon di dinieghi: venticinque anni di inutili congressi, voli di stato, meeting a porte chiuse senza sortire risultati.
# L’accordo di Prespa
Fondamentalmente, la Grecia si opponeva a un qualsiasi stato macedone che non aggiungesse una qualifica geografica o comunque distintiva per la repubblica balcanica. La buona volontà di due leader che ragionavano più con la testa e meno secondo gli schemi prefissati della politica portò finalmente alla svolta: al lago di Prespa, nell’estate del 2018, i primi ministri Zaev (macedone) e Tsipras (greco) siglarono finalmente l’accordo che in poco tempo portò i due ex nemici a far decollare gli scambi commerciali lungo la loro frontiera. La prima condizione per la firma fu che la Macedonia avrebbe dovuto rinunciare a considerarsi lo stato discendente di Alessandro Magno: tutte le statue dedicate al vecchio condottiero che abbellivano le piazze macedoni furono fatte sparire, e le strade rinominate.
La seconda fu, appunto, cambiare denominazione in Macedonia del Nord, nome con cui l’accordo fu già firmato. Un doppio voto sancì l’accordo, tramite referendum (in Macedonia) e tramite discussione al parlamento (in Grecia), in entrambi i casi a fatica, perché la gente comune non è mai in grado di guardare avanti come riesce a pochi leader illuminati.
# Quali erano le alternative
Dunque, alla fine, fu scelto l’appellativo di Macedonia del Nord, come a distinguere la nuova entità dalla Macedonia del Sud (greca). Un’alternativa simile, rigettata, era quella che avrebbe rinominato il paese in Macedonia superiore. Le proposte in totale erano sei. C’era Vardar Macedonia, per un vecchio regno dei tempi che furono (ancora oggi una squadra di calcio di Skopje porta quel nome). C’era altresì l’improponibile Ilinden Macedonia, in onore della località dove partì una rivolta contro il giogo ottomano. E il classico Macedonia-Skopje, come se i toponimi africani di Guinea e Congo potessero fare giurisprudenza, aggiungendo il nome della capitale a quello dello stato.
Eppure, forse forse, l’ultima proposta “Nuova Macedonia” sarebbe stata meglio, come concept, dissipando del tutto anche la discendenza con Alessandro Magno e quel regno del passato che giunse nel suo periodo di massima espansione a lambire persino l’India.
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LORENZO ZUCCHI
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