La riduzione della velocità massima a 50 km/h sulla tangenziale di Parigi sta facendo molto discutere i cugini francesi. E preoccupa anche molti milanesi. Anche se potrebbe essere una iniziativa di breve durata.
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Tangenziale di Parigi: «limite a 50 all’ora». Buonsenso o follia ideologica?
# L’obiettivo: creare «una città più tranquilla». Ma rischia di essere un provvedimento di breve durata
Procedere su un’autostrada a 4 o più corsie alla velocità di una bicicletta: non si sta esagerando? E’ questo che si stanno chiedendo una buona parte di parigini, in particolare di chi vive nei dintorni della capitale. Ma vediamo le ragioni dei proponenti e dei detrattori.
Il limite di 50 all’ora sulla celebre périphérique, l’anello di 35 chilometri attorno a Parigi, è stato motivato come una misura per ridurre l’inquinamento e migliorare la sicurezza stradale. Nello specifico, David Belliard, vicesindaco di Parigi, ha spiegato che l’obiettivo è di creare «una città più tranquilla». I primi cartelli sono stati apposti il primo ottobre 2024, in sostituzione dei precedenti che segnavano un limite di 70, ridotto nel 2014 dai 90 all’ora in vigore dal 1933. Entro il 10 ottobre tutto il percorso avrà il limite dei 50 all’ora. Secondo gli specialisti che approvano la decisione, una tangenziale limitata a 50 km/h non solo ridurrebbe l’inquinamento e l’ inquinamento acustico, ma renderebbe il traffico più scorrevole. Dan Lert, vice sindaco responsabile della transizione ecologica, ha dichiarato a una conferenza che questa misura potrebbe evitare 1.500 morti premature nella periferia della capitale, grazie alla riduzione del biossido di azoto nell’aria dovuto al traffico stradale.
Questa misura, però, non ha solo sollevato un vespaio di critiche, ma potrebbe avere vita breve: François Durovray, il nuovo ministro dei Trasporti, ha dichiarato che il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo «non può decidere da sola» e che ci sono «conseguenze che vanno oltre la tangenziale».
# Le critiche alla misura: illusori gli effetti sull’inquinamento, certi i disagi su chi si deve muovere in auto
Per i molti critici, questa scelta sembra più una manifestazione di un’ideologia green portata all’estremo, piuttosto che una reale politica razionale volta a migliorare la vita dei cittadini. Secondo gli esperti di posizione opposta, infatti, ridurre la velocità a 50 km/h su una tangenziale a quattro corsie significa costringere migliaia di automobili a circolare in condizioni non ottimali, generando paradossalmente un aumento delle emissioni di CO2. A velocità così basse, infatti, le auto sono costrette a utilizzare le marce più basse, con conseguente aumento dei consumi di carburante e delle emissioni.
Inoltre, questa limitazione comporta un aumento del tempo di percorrenza per ogni veicolo, il che significa più traffico, più congestione e più inquinamento locale.
Marco Rizzo, in un suo commento, ha affermato: «[…] vogliono rendere la vita al popolo impossibile. Tanto loro vanno in giro al minimo con l’autista, più comunemente con l’aereo privato o l’elicottero.». Ed è proprio qui il cuore del problema: chi propone e impone queste misure radicali non vive le stesse condizioni del cittadino comune.
Questa alienazione dalle condizioni reali di vita della popolazione li porterebbe a proporre misure che, pur avendo una facciata di progresso, sono in realtà distanti dalle necessità quotidiane di chi vive e lavora in città. Forzare tutti a circolare a 50 km/h su strade progettate per velocità ben più alte crea l’illusione di un vantaggio per pochi, ma un disagio reale per i molti che sono costretti a percorrere quella strada.
E non si tratta di una questione a noi lontana. Perché spesso Parigi ha fatto da apripista per le decisioni politiche della Giunta di Milano.
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# Tangenziali a 50: anche Milano seguirà la stessa strada?
Non è un mistero che Milano segua la scia di Parigi. Soprattutto in materia di mobilità urbana. L’esempio è discusso è l’introduzione delle strade a 30 all’ora che da Parigi si sono estese fino a Milano. Città che, peraltro, tende spesso a copiare Parigi sulle politiche più coercitive, ma senza riuscire a imitarla nelle infrastrutture di movimento che rendono Parigi un’avanguardia mondiale del trasporto pubblico, in particolare nei collegamenti con l’hinterland, la cosiddetta Region Parisienne.
Ora sembra che il Governo francese voglia mettere un freno all’estremismo green della Giunta di Parigi. Accadrà lo stesso anche in Italia con Milano?
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MATTEO RESPINTI
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