Pensieri sparsi dopo qualche giorno a Parigi. In passato ci ho vissuto. L’ho ritrovata così.
Un MILANESE a PARIGI
Per capirla va girata a piedi anche se si fanno più di 20 chilometri al giorno.
La città più bella del mondo quando piove.
I parigini amano l’eccellenza nelle piccole cose: assegnano premi ad ogni cosa, alcuni locali mettono in vetrina il posto in classifica per uno dei loro prodotti. Ad esempio ho fatto colazione con la settima croissant più buona di Francia.
I tempi cambiano ma la petit déjeuner resta un gustoso punto fisso.
Non usa più la prenotazione: si vedono ovunque code per accedere ai ristoranti. La più lunga quella per Bouillon Chartier in rue du Faubourg Montmartre. Per le sale da tè quella per Angelina in rue de Rivoli.
Altra coda prima di uno dei panini più buoni mai mangiati: da Micho in rue de Richelieu.
Molto in voga la cucina asiatica, di qualunque paese, spesso dei più esotici.
Rispetto ad anni fa sembrano in calo i ristoranti italiani e i tipici bistrot.
Locali pieni di persone che lavorano con il computer a qualunque ora del giorno. Dicono che lo Smart working sta svuotando Parigi. Parlano di un nuovo fenomeno: i “Parinciaux”, parigini che stanno a Parigi solo part-time.
Vuitton punta sui pois colorati di Yayoi Kusama, artista giapponese messa fisicamente in vetrina (mascherata da robot), oltre che in formato gonfiabile gigante sul flagship sugli Champs Elysee.
Al Louvre le aree dei pittori francesi sono deserte, le più affollate quelle degli italiani, con ressa davanti alla Gioconda.
Il museo consente a dei pittori di ritrarre dal vivo i suoi capolavori. L’effetto è curioso.
I più bei panorami: da Montmartre e dai tubi sul tetto del Pompidou.
I miei posti favoriti restano Place de Vosges, Montmartre, i giardini del Palace Royal.
Valorizzano al massimo botteghe e negozi tipici: non si vedono nelle zone centrali le classiche catene della ristorazione internazionale né negozi pacchiani.
Supermercati più piccoli e poco invadenti.
Ovunque negozi di francobolli. Si va ancora in biblioteca.
Tante bici e monopattini, anche se meno ciclabili del previsto e molto poco invasive sulla carreggiata (quasi sempre indicate solo con il simbolo disegnato di una bici).
Niente muri imbrattati, marciapiedi e asfalto molto curati, più pulita di anni fa, soprattutto la metro. Molte fermate sono identificabili con un loro look particolare.
Molti chiedono la carità. Ma lo fanno con stile.
I parigini sembrano diventati più simpatici e gentili, anche se continuano a non saper fare il caffè.