I prezzi degli affitti hanno registrato aumenti folli a Milano, anche superiori al 50% negli ultimi 5 anni in alcune zone, un trend che si sta vedendo anche nei comuni del primo hinterland. A questo si è aggiunto il fenomeno degli affitti brevi, che toglie dalla disponibilità del mercato molti immobili. Il risultato è che sempre più milanesi faticano a sostenere un canone di locazione e sono costretti a lasciare la città. Vediamo le soluzioni che hanno adottato queste tre capitali europee.
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Vienna, Berlino, Copenaghen: il problema degli affitti lo hanno risolto così
# A Vienna l’80% dei cittadini vive in case pubbliche o sovvenzionate
La capitale austriaca è riconosciuta da anni come una delle migliori città al mondo per la qualità della vita. Tra gli aspetti che hanno contribuito a questo successo ci sono le politiche abitative. A partire dagli anni ’20 del ‘900 sono state costruite 64mila alloggi popolari, pari al 10% del patrimonio immobiliare della città. In alcuni casi si tratta di interventi di alto livello, come il complesso artistico di Hundertwasser o Wohnpark Alterlaa con piscina sul tetto e spa. Oggi il 43% degli alloggi ha prezzi degli affitti regolati in base ai costi di costruzione, con oltre 220mila in carico al Comune di Vienna e circa 200mila a cooperative con “scopo di lucro limitato” che porta ad avere l’80% delle persone in case pubbliche o sovvenzionate. Inoltre, per i nuovi immobili è prevista una quota del 20% degli nuovi immobili da affittare a prezzi molto bassi per famiglie disagiate.
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# Mietpreisbremse”, la legge per mettere un freno agli affitti a Berlino: in determinate zone non possono superare del 10% i prezzi medi
A Berlino si è provato a porre dei limiti al caro affitti con l’approvazione nel 2020 della legge ““Mietpreisbremse”, letteralmente “freno agli affitti”. Per cinque anni i proprietari non possono chiedere canoni di locazioni superiori del 10% alla media della zona, pena multe fino a 500mila euro e gli inquilini hanno diritto a ricorsi e rimborsi se pagano cifre eccessive. La soluzione sta funzionando nelle zone della città dove ne è prevista l’applicazione, ma ancora i controlli non sono sufficienti e questo ha portato ad alcune conseguenze negative: la scelta dei proprietari di virare sugli affitti brevi, riducendo la disponibilità di alloggi in centro, un aumento dei prezzi nelle zone periferiche non soggette alla legge e delle case sfitte.
# A Copenaghen il 40% delle case è di proprietà delle cooperative edilizie
In Danimarca si punta sulle cooperative edilizie: il 20% degli alloggi totali sono di proprietà di società non profit dove gli stessi inquilini diventano comproprietari dell’immobile in cui vivono versando una quota. A Copenaghen la percentuale arriva al 40%. I vantaggi di questa soluzione è che i soci pagano un canone di locazione più basso della media, in quanto ponderato sui costi vivi di gestione, e al tempo stesso diventano titolari di una quota di proprietà con la possibilità di rivenderla a prezzo calmierato in caso di trasferimento.
Fonte: rameplatform
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FABIO MARCOMIN
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