L’ospedale temporaneo di terapia intensiva da realizzare per fare fronte alla carenza di posti letto è stato inaugurato ieri, 30 marzo 2020, all’interno dei padiglioni dell’ex Fiera di Milano al Portello nel tempo record di 10 giorni senza aiuti dal Governo e interamente finanziato da 1.200 donazioni di privati per un totale di 21 milioni di euro raccolti da Fondazione Fiera e Regione Lombardia, tra cui spiccano Berlusconi, Caprotti figlio del fondatore di Esselunga e Ruffini Ceo di Moncler. Nel weekend arriveranno 7 pazienti nei primi 24 letti della struttura modulare che verrà ampliata se necessario fino a a 205 posti. A questo si aggiungono gli ospedali da campo installati in tutta la Lombardia, mentre il Veneto riapre quelli chiusi e continua i test con i tamponi e prossimamente anche per verificare gli anticorpi.
L’ospedale all’ex Fiera di Milano: pronto senza aiuti dallo Stato
La Lombardia incrementa del 130% i posti di terapia intensiva, il Veneto riapre ospedali chiusi e continua con i test a tappeto
Le due regioni che più di tutte stanno affrontando la crisi in termini di contagi e decessi, Lombardia e Veneto, stanno mettendo in campo ogni mezzo per implementare posti letto affidandosi in massima parte al supporto di investitori privati. Le strategie delle due regioni sono differenti: la Lombardia in carenza di posti di terapia intensiva sta lavorando a pieno regime per aumentarne il numero, il Veneto riapre ospedali chiusi da tempo a seguito di una precedente razionalizzazione e che ora verranno utilizzati per ospitare pazienti meno gravi affetti da coronavirus, mantenendo attiva la campagna di test sulle persone. In questi casi l’autonomia sanitaria ha consentito alle due regioni di poter essere più agili nella raccolta fondi e nell’attivazione di strategie sul territorio.
# Lombardia: gli ospedali da campo, da Cremona a Bergamo arrivando al maxi-polo di Milano: con l’autonomia ci potrebbero essere almeno 1000 medici in più
Il problema principale registrato in questa emergenza, almeno in Lombardia è stata la carenza di posti letto di terapia intensiva disponibili per i malati Covid-19 che a Febbraio erano solo 724 in Lombardia e oggi superano i 1600 con un incremento del 130% grazie allo sforzo fatto dalla Regione, dai medici e dai volontari.
L’asse pubblico-privato ha funzionato da subito, partendo con la raccolta fondi proposta da Fedez e Chiara Ferragni che ha permesso di costruire in dieci giorni un padiglione con 14 posti di terapia intensiva all’ospedale San Raffale a cui ne seguiranno altri. A Cremona l’Ong americana Samaritan’s Pursue ha realizzato un ospedale da campo con 15 tende con 60 letti di cui 8 di terapia intensiva, a Bergamo nella Fiera ci saranno a breve 140 posti letto di cui 72 di terapia intensiva grazie agli Alpini, la protezione civile, artigiani volontari, tecnici di Emergency, ultrà della curva Nord dell’Atalanta.
Ieri a Milano è stato inaugurato, in tempi record negli spazi della Fiera al Portello, un vero ospedale dotato di tac, radiologia, sala operatoria e laboratori affidato in gestione al Policlinico del quale è diventato un padiglione distaccato. I posti operativi sono 24, tutti dotati delle macchine per la respirazione assistita a cui se ne aggiungeranno 53 fino ad arrivare a 205 se necessario, non i 600 dichiarati all’inizio scesi poi a 400: il motivo è il passaggio dall’idea di un ospedale da campo a uno completo dotato di spazi più ampi per i pazienti, una parte dedicata alla radiografia, aree apposite per il personale medico. L’ospedale servirà per i nuovi contagiati, per liberare gli altri presidi medici che necessitano di utilizzar sale operatorie e per pazienti che potrebbero arrivare dal resto della nazione. Fontana ha dichiarato che “Il Governo ha già detto di voler riprodurre quello che abbiamo fatto in Fiera al Centro e al Sud d’Italia, proprio perché, se si dovessero ripetere emergenze di questo genere, ci possa essere la garanzia di una diga”.
Il problema ora rimane il reclutamento di personale sanitario, che comprenderà medici di altri regioni e laureati in medicina, ma come ha sottolineato il governatore lombardo, intervistato a margine della conferenza stampa in Fiera, la mancanza di autonomia in ambito sanitario richiesta al Governo 3 anni fa ha avuto un impatto negativo: la Lombardia avrebbe potuto avere a disposizione da tempo fino a 1000 medici in più.
# In Veneto riaprono in una settimana 5 ospedali per accogliere i malati da Covid-19 meno gravi e continuano i test sulla popolazione
In una settimana grazie alla Protezione Civile sono stari riaperti in Veneto 5 ospedali che in caso di necessità potranno ospitare i casi di Covid-19 meno gravi o i ricoveri di pazienti con altre patologie: il Guicciardini di Valdobbiadene nel Trevigiano, il vecchio ospedale di Monselice nel Padovano e, nel Veronese, l’Orlandi di Bussolengo, il Chiarenzi di Zevio e l’ex civile di Isola della Scala. Sono state montate 88 tende nelle principali strutture ospedaliere e circa un centinaio sono pronte all’occorrenza.
Accanto a questo nonostante il parere contrario del Governo, Zaia prosegue con l’attività di controllo a tappeto con tamponi e test rapidi sui cittadini veneti arrivati ad oltre 106.000, strategia già vincente a Vo’ Euganeo, che sta dimostrando gli effetti positivi nel contenimento del contagio. In aggiunta già a inizio emergenza il governatore veneto aveva messo a disposizione del servizio sanitario laureati in medicina da affiancare al personale medico già operativo per sopperire alla carenza di pesonale.
# Sala chiede più tamponi e di rendere Milano una città laboratorio, ma senza autonomia non ha i poteri per farlo
Ai sindaci delle città è attribuita l’autorità sanitaria locale, ma di fatto salvo prevedere restrizioni agli orari degli esercizi commerciali e pubblici e ordinanze di vario livello non hanno poteri decisivi. Questo fatto è stato rimarcato da Sala che ha richiesto di poter fare più tamponi, rivolgendosi alla Regione Lombardia, in quanto non come amministratore comunale non può compiere questa scelta, ricevendo un no come risposta.
Il Sindaco ha anche avanzato la proposta di fare di Milano la città laboratorio di sperimentazione, in Lombardia e in Italia, per l’app di tracciamento dei contagiati, ma senza autonomia le uniche azioni che ha potuto mettere in campo finora per l’emergenza sono state istituire un fondo di mutuo soccorso, una rete di aiuti ai cittadini più bisognosi e fornire l’Hotel Michelangelo per i pazienti in quarantena.
# La richiesta di Milano, Lombardia e Veneto: più autonomia per rispondere meglio ai bisogni dei cittadini
Il minimo comune denominatore di Lombardia, Veneto e Milano rimane la richiesta di maggior autonomia per gestire in maniera più efficace e mirata emergenze sanitarie di tale portata e in seguito l’ordinaria amministrazione senza aspettare le farraginose prassi governative di Roma che non può avere sotto controllo la reale situazioni dei singoli territori. Un altro fatto emblematico ha riguardato la produzione di mascherine di protezione da parte del Politecnico di Milano, richieste da Regione Lombardia in quanto quelle in arrivo dal governo sono poco funzionali e in ritardo, e che nonostante siano disponibili non possono essere utilizzabili in quanto la burocrazia statale non ha ancora rilasciato l’autorizzazione necessaria. Autonomia significa meno livelli amministrativi e meno burocrazia, solo questo basta a far capire l’esigenze di ripensare l’assetto istituzionale in breve tempo e prima di un’altra emergenza.
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FABIO MARCOMIN
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