Trascorrerla qui è quasi una fortuna.
10 CASE di Milano in cui la quarantena ha un sapore particolare – IMMAGINI
#1 La casa clonata
Casa 770: via Poerio 35
Questo edificio gotico al 35 di via Poerio è una delle 12 case costruite nel mondo negli anni ’40 dalla dinastia di ebrei ortodossi, i Lubavitcher.
Tutto ebbe origine nell’Eastern Parkway di Brooklyn, quando il rabbino Yoseph Yitzchok Schneerson acquistò questo edificio gotico una volta fuggito dalle persecuzioni naziste.
Dopo di lui la casa fu abitata da suo genero, il rabbino Menachem Mendel Schneerson, guida del movimento Chabad-Lubavitch e fondatore dei centri di incontro delle comunità Chabad nel mondo. Da allora, la Casa al 770 di Eastern Parkway divenne la casa 770 cenacolo e cuore della comunità ebraica, così tanto che alcuni suoi componenti decisero di replicarla tale e quale in altre città.
Dunque, oggi, di Casa 770 ce ne sono nel New Jersey, a Cleveland, Los Angeles, in Canada, in Israele, in Brasile, Argentina, Australia, Cile e Ucraina.
L’unica nell’Unione Europea è a Milano, in via Poerio 35, in zona Porta Venezia dove la comunità Chabad è molto diffusa. Per una quarantena ad alto significato.
#2 I gemelli di Piazza Piemonte
Piazza Piemonte
New York aveva le Twin Towers, Roma ha le chiese gemelle, in Piazza del Popolo. E Milano? Ha i due grattacieli di Piazza Piemonte, o meglio, quelli che all’epoca della costruzione nel 1923, erano considerati tali.
Forse non tutti sanno che sono stati tra i primi grandi condoni di Milano: all’inizio del ‘900 il regolamento edilizio comunale non permetteva di costruire palazzi più alti di 28 metri, e i due edifici furono innalzati fino a 38 metri con una deroga concessa ‘in virtù della vastità della piazza’. Per una quarantena ribelle.
#3 Il Liberty sopra i panini
Casa Galimberti: via Malpighi 7
Una delle case più fotografate di Milano in un quartiere, Porta Venezia, tra i più Liberty della nostra città, con straordinari balconi in ferro battuto e cemento, ed un androne e vano scala riportato alla luce solo alla fine degli anni Novanta del secolo scorso.
Impossibile non riconoscere questa casa decorata con immagini di donne, ramages, foglie, frutti, dipinte “a fuoco su ceramica”, tecnica che consiste nel pitturare sul prodotto già cotto e verniciato e richiede un’ulteriore cottura del pezzo.
Realizzata nel 1903-1905 dal noto architetto Malpighi con motivi decorativi dell’architetto Bossi, a volerla così furono i fratelli Galimberti, costruttori, che comprarono il terreno dove erigere la loro casa e ai quali si deve l’altrettanto famosa Casa Campanini.
I più l’hanno scoperta mossi dalla fame di un Panino Giusto nell’omonimo bistrot al pianterreno. Per una quarantena liberty.
#4 In riva alla Martesana
Villa sul Naviglio, via Tofane
Una quarantena sui Navigli? Giammai: tra zanzare e ratti passa subito la voglia. È pur vero, però, che il desiderio torna subito se si pensa a dimore storiche pieds dans l’eau, al fatto che ognuna di esse fosse un buen retiro per i ricchi patrizi prima, borghesi poi.
Questa di via Tofane, per esempio, fa parte della collezione dei gioielli immobiliari milanesi, che per l’affaccio sull’acqua e la posizione strategica che permette di vivere in un’oasi di pace pur godendo di tutti i servizi (in questo caso viale Monza è a due passi) – restituiscono ai corsi d’acqua meneghini la loro magica atmosfera. Per una quarantena sull’acqua.
#5 Nel Quadrilatero del Silenzio
Villa Mozart: via Mozart
Villa Mozart sorge dietro ai Giardini di via Palestro, davanti a Villa Necchi Campiglio, sopra a un giardino di quiete, a due passi dal centro. In primavera diventa verdissima, con quel nome che da solo evoca il rumore delle foglie che la avvolgono e il frinire delle cicale d’estate. Eleganza d’altri tempi, quella degli anni Trenta, epoca in cui la villa venne eretta dall’archistar dell’epoca Piero Portaluppi, e di tempi sospesi.
Se dall’altra parte della via, Corso Venezia, parte il Quadrilatero della Moda, da qui inizia il Quadrilatero del Silenzio. Per una quarantena ancora più silenziosa.
#6 La casa a fungo
via Lepanto, Villaggio dei Giornalisti
Non siamo nel villaggio dei Puffi ma in quello dei giornalisti, in via Lepanto.
Nel quartiere della Maggiolina, dove igloo, palafitte ed esperimenti architettonici un tempo erano di competenza del comune autonomo di Greco, annesso a Milano nel 1923. Qui scelsero di abitare i giornalisti di allora. Ieri era fuori dai confini milanesi, oggi vicino al nuovo centro del business, ma sempre capace di sorprendere. Questa di via Lepanto è una delle case più pittoresche, risalente agli anni ’40 ed opera dell’ingegnere Mario Cavallè. Per una quarantena puffosa.
#7 Il grattacielo più bello del mondo
Bosco Verticale: 20124 Milano (non c’è civico!)
Premiato come il “grattacielo più bello e innovativo del mondo” dall’International Highrise Award, nel 2015, è una delle eccellenze dell’opera di riqualificazione di Porta Nuova. Simbolo di opulenza oltre che di design e sostenibilità, è il giardino più alto e iconico di Milano, che trae una delle sue fonti di ispirazione niente meno che dai Giardini Pensili di Babilonia. Per una quarantena radical chic.
#8 Il Medioevo qui e adesso
Casa dei Panigarola: Piazza dei Mercanti, 17
Il nome è quello della famiglia di notai di Gallarate, Panigarola, che conservò il suo palazzo nei secoli sino al 1741, quando si estinse definitivamente. Qui si sono vissute le vicende della storia medievale del Comune di Milano: dietro le sue grandi arcate a sesto acuto, infatti, si trovava l’Ufficio degli Statuti, “che provvedeva alla registrazione e trascrizione dei decreti ducali, degli atti pubblici e a determinare le categorie degli atti privati”. Per una quarantena come nelle grandi pestilenze.
#9 Sopra la porta delle Colonne San Lorenzo
Colonne di San Lorenzo: corso di Porta Ticinese
Probabilmente una delle viste più belle e suggestive di Milano, soprattutto in questo periodo senza i rumori della movida. Alcune finestrelle si aprono su questa che è la porta meridionale di ingresso alla città, Porta Ticinese, detta anche Porta Cicca, dal momento che era l’unica delle porte cittadine ad avere una sola apertura. Pesantemente rifatta nel 1861 da Camillo Boito, che ne aprì i due fornici laterali, è uno degli ultimi vessilli della Milano romana e tardomedioevale, insieme agli archi di Porta Nuova in via Manzoni. Per una quarantena medievale.
#10 Il Palazzo con vista Duomo
Palazzo Carminati: Piazza del Duomo 17
Diciamo che vista più vista di così non c’è. Aprire le imposte e trovarsi di fronte solo lui, il Duomo, non è davvero niente male. Il palazzo più invidiato di Milano è Palazzo Carminati, sito in Piazza del Duomo 17 – fa scena dirlo, eh?! L’edificio, eretto nel 1867 dall’industriale dell’argento Giacomo Cesati, deve il nome al ristorante al piano strada, il Carminati, “che a sua volta era subentrato alla birreria Casanova”, riportano le fonti. E’ diviso in due parti da una galleria, il Passaggio Duomo che collega la piazza con via Orefici, ma a renderlo famoso nel mondo e a farlo immortalare nelle cartoline di un secolo di storia e lustrini è stata la sua vita come “testimonial naturale“: in passato la sua facciata era decorata da luminarie pubblicitarie, insegne di caroselli, citazioni in noti film, e pure un Ernesto Calindri che, seduto a un tavolino in mezzo al traffico proprio di fronte a questo palazzo e le sue insegne caratteristiche, sorseggiava un Cynar “per difendersi dal Logorio della vita moderna“. Per una quarantena con vista Duomo.
Foto dal web
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