Siamo arrivati al settimo lunedì dall’inizio dell’emergenza Coronavirus. Dopo le prime due settimane di lockdown parziale si è proceduto in Lombardia, così come nel resto del Paese, al lockdown totale: forti restrizioni al movimento delle persone, chiusura delle attività non essenziali. In breve, si sono ridotte al minimo le possibilità di contatto tra le persone. Eppure a distanza di un mese dall’applicazione delle misure più rigide nel mondo occidentale, ogni giorno risultano in Italia ancora migliaia di nuovi positivi, di cui quasi 4.500 negli ultimi tre giorni nella sola Lombardia. La domanda che molti si fanno è: come potrebbero essere stati contagiati?
Ci sono tre possibili ipotesi: bisogna scoprire l’origine dei contagi perchè ognuna di queste cause avrebbe conseguenze differenti sulle modalità di intervento.
4 settimane di lockdown, migliaia di positivi al giorno: DOVE SONO STATI CONTAGIATI? È fondamentale saperlo
Ipotesi #1: Limiti nel lockdown
I nuovi contagiati sono in gran parte persone che hanno continuato a lavorare o a muoversi in questi giorni? Si tratta di personale dei supermercati, poliziotti, trasportatori, farmacisti? Si tratta di persone che hanno avuto come unico contatto esterno la spesa nei supermercati o brevi passeggiate? Si tratta di persone che sono state contagiate in famiglia? Si tratta di persone che hanno violato le regole del lockdown?
In tutti questi casi significherebbe che la principale origine del contagio sono i rapporti che il lockdown consente o che non è riuscito a evitare. Se a distanza di un mese ancora migliaia di persone risultano contagiate in questo modo o il lockdown è inutile oppure bisogna renderlo ancora più duro. Comunque occorre saperlo e al più presto in modo da dire ai cittadini che devono fare ancora più attenzione perchè il lockdown non sta funzionando come dovrebbe.
Ipotesi #2: La “politica” dei tamponi
Una seconda ipotesi è che per la gran parte i contagiati potrebbero essere persone che avevano già sviluppato sintomi ma che sono state tenute a casa per giorni o per settimane, senza verificare che fossero positivi al COVID-19. Ma che solo quando le loro condizioni si sono aggravate fino a rendere necessario il ricovero in ospedale si è proceduto ad eseguire il tampone.
In questo caso significherebbe che il lockdown funziona e che probabilmente la gran parte di loro sono stati infettati prima dell’adozione della strategia dell’isolamento. Se fosse così, si dovrebbe procedere a un rilevamento maggiore dei tamponi su tutte le persone con sintomi a domicilio in modo da poter gestire meglio l’emergenza senza modificare le disposizioni del lockdown e isolando completamente tutti i positivi.
Ipotesi #3: Contagi nelle RSA e negli ospedali
La terza ipotesi sta venendo rilanciata nelle ultime ore: la maggioranza dei contagi sarebbe originata da ospedali e case di riposo. Si tratterebbe di personale medico e sanitario, degenti degli ospedali e, soprattutto, di persone ricoverate nelle case di riposo. Diversi organi di informazione hanno pubblicato gli effetti di una delibera della giunta della Lombardia (n. xi/2906) che l’8 marzo, quindi al momento dell’avvio del lockdown, ha stabilito di trasferire i pazienti COVID-19 “a bassa intensità” dagli ospedali alle case di riposo che avessero disponibilità di posti.
Conoscere se gran parte di nuovi contagi e, in particolare, di quelli più gravi, provengano dalle case di riposo significherebbe intervenire per evitare ora e in futuro interventi di questo tipo, dando ragione a chi ha definito la strategia di portare malati COVID nelle case di riposo del “cerino in un pagliaio”.
Un’informazione di fondamentale importanza
Fuor di polemica, credo che sia un priorità fondamentale fornire ai cittadini e ai media, insieme ai dati giornalieri su tamponi, ricoveri e terapie intensive, informazioni sull’origine dei contagi dei nuovi positivi. Si tratta di indicazioni fondamentali per capire se c’è qualcosa che non sta funzionando in modo da intervenire immediatamente, scongiurando errori di valutazione che possono mettere a rischio la vita di molte persone.
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ANDREA ZOPPOLATO
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Ci sono anche altre possibilita’, ad esempio, il contagio potrebbe diffondersi tramite l’acqua che beviamo, o tramite l’aria o potrebbe essere trasportato dai gatti o dagli uccelli.
Nessuno lo sa, quindi un’analisi piu’ accurata dei nuovi contagi e’ doverosa.
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