5 FAKE NEWS di STATO nell’emergenza coronavirus

Ultima novità nella lotta al coronavirus: viene istituita la "Commissione anti fake news" da decreto ministeriale del 5 aprile. Forse dovrebbe iniziare guardando in casa sua.

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Credit: artribune.it

Ultima novità nella lotta al coronavirus: viene istituita la “Commissione anti fake news” da decreto ministeriale del 5 aprile. Forse dovrebbe iniziare guardando in casa sua.

5 FAKE NEWS di STATO nell’emergenza coronavirus

Fake #1: «Nel mondo tutti fanno come l’Italia»

Esiste un’ansia diffusa nei politici e negli organi di informazione italiani di dire che tutto il mondo sta facendo a gara a seguire il “modello italiano” adottando politiche sempre più restrittive contro i loro cittadini. Ogni notizia di maggiori restrizioni all’estero viene accolta in Italia come un gol della nostra nazionale. L’Italia è un punto di riferimento nella lotta contro il coronavirus e ciò che facciamo sta venendo imitato, prima o poi, da tutto il mondo.

In realtà non è proprio così. L’unico paese che, al momento, ha seguito l’Italia nelle restrizioni su cittadini e imprese su tutto il territorio nazionale è la Spagna. Anche la Francia, spesso presa ad esempio di altra nazione che avrebbe seguito l’Italia, in realtà ha applicato restrizioni solo per i cittadini, un po’ più morbide dell’Italia, mentre ha lasciato più libere le aziende. La maggioranza delle democrazie, invece, hanno adottato restrizioni limitate in certi luoghi o a certe categorie di persone (es. over 65 e contagiati) e  inviti ai cittadini ad avere comportamenti responsabili che riducano i rischi per loro e per gli altri.

Leggi anche: Ma è vero che nel mondo tutti «fanno come l’Italia»? Il «divieto di jogging o passeggiata» c’è anche altrove? E l’autocertificazione? Abbiamo dato un’occhiata

Fake #2: «Chiudere tutto è la strategia migliore per arginare l’epidemia»

Secondo il governo, i leader politici e i principali organi di informazione italiani sembra scontato che il lockdown sia l’unica cosa che si può fare per frenare il contagio.
Purtroppo non esistono ancora dati che possano dimostrare in modo univoco che sia per i contagi che per il tasso di letalità gli effetti di un lockdown totale siano migliori rispetto a paesi che non lo hanno attuato. Paesi che non hanno inserito divieti al movimento per i cittadini, come Corea del Sud, Germania, Olanda, Svizzera o Svezia, presentano livelli di contagio e di mortalità in linea o inferiori a Italia o Spagna, i due paesi con il lockdown più restrittivo.

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Sempre in base ai dati invece il metodo che al momento risulta più efficace è quello di individuare e isolare i contagiati (e i loro contatti diretti) attraverso un sistema di tamponamento a tappeto e di tracciamento dei contagi, adottato finora con successo in Corea del Sud, Taiwan, Singapore, Germania, Islanda e, in parte, nella regione Veneto.

Qui l’invito che avevamo pubblicato a inizio del lockdown, il 9 marzo scorso, a seguire l’esempio della Corea (ai tempi l’Italia contava 366 morti con contagi a quota 7.000, simili a quelli della Corea): Quello che la Corea sta facendo per sconfiggere il virus

In attesa di avere dati certi sull’efficacia del lockdown quello che forse sarebbe corretto dire è che, probabilmente, si è trattata dell’unica strategia attuabile in Italia perchè non c’era la capacità di ricorrere ad alternative più efficaci. Invece di dire: “Dovete stare a casa per evitare di diffondere il contagio” sarebbe corretto dire invece: “Dovete stare a casa perché lo Stato non ha la capacità di individuare e isolare i contagiati, come invece stanno facendo i paesi che si stanno rivelando migliori nella lotta contro il virus”.

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Fake #3: «I cittadini italiani non stanno rispettando le regole anti COVID-19» e stanno venendo puniti con «raffiche di multe»

Mentre i governanti di altri paesi, come Angela Merkel in Germania o la Regina Elisabetta in Gran Bretagna, si complimentano con i loro cittadini che stanno affrontando sacrifici per limitare la diffusione del virus, in Italia i governanti, nazionali o regionali, e i principali organi di informazione non perdono occasione per accusare i cittadini, addossando la colpa della diffusione dei virus al fatto che “non restano a casa”. “Siete dei cretini”, “Arriveranno multe a tempesta”,  “Basta fare gli irresponsabili”, “Ho visto troppa gente in giro: state a casa”, sono citazioni di sindaci o governatori contro i cittadini indisciplinati. Ma è vero che i cittadini italiani sono i più irresponsabili del mondo in questa emergenza coronavirus?

Sul tema l’unico dato attendibile è fornito dall’Economist. La prestigiosa rivista ha stilato una classifica tra le diverse città del mondo con suddivisione settimanale, nel periodo compreso tra il 9 e il 21 di marzo, che riporta la percentuale di spostamenti in base al dato storico di flussi di persone in condizioni di normale vita quotidiana prima dell’emergenza.

Quale risulta la città al mondo in cui i cittadini hanno ridotto più i loro spostamenti? Milano. Milano si posiziona in testa a questa classifica con un calo degli spostamenti dal già basso 9% ad inizio lockdown al 3% nell’ultima rilevazione nel primo giorno di primavera. In pratica considerando 100 la quantità di spostamenti in un periodo normale, Milano in questi giorni risulta pari a 3: significa che a Milano gli spostamenti si sono ridotti del 97%. I milanesi risultano primi al mondo, mentre i romani sono all’ottavo posto. Sostenere il contrario significa Fake News.

Credits: ecomomist.com – Statistiche degli spostamenti dei cittadini a piedi e con i mezzi di trasporto pubblico nelle principali città del mondo

Ah, dimenticavo le multe. Raffica di multe contro i cittadini indisciplinati? Dall’11 marzo al 4 aprile le forze di polizia hanno controllato quasi 5 milioni di persone. Solo il 2,38% è stato multato per comportamenti scorretti: una percentuale ridicola. Sarebbe corretto dire: oltre il 97% degli italiani controllati dalle forse dell’ordine è risultato rispettare le regole anti COVID-19. 

Leggi anche:
Milano è la città al mondo dove i cittadini si stanno MUOVENDO DI MENO (Economist)
Non è colpa degli italiani se il virus non va via (Linkiesta)

Fake #4: Il numero dei contagiati comunicato nelle conferenze stampa nazionali e regionali

La Fake News ripetuta più spesso è quella sul numero di contagi. Ogni giorno vengono comunicati in conferenza stampa i dati sui contagi nuovi e totali, in Italia e nelle singole regioni. Sulla base di questi dati i giornali possono documentare il miglioramento della situazione o il suo peggioramento. Ma il numero di contagiati che viene comunicato non è assoluto: dipende dal numero di tamponi che vengono eseguiti. I contagiati in realtà sono molti di più di quelli indicati dalle cifre ufficiali: in Italia sarebbero dai quattro agli undici milioni. Un’informazione corretta pertanto dovrebbe riportare il numero di contagi insieme a quello dei tamponi eseguiti, indicando con chiarezza che i contagi si riferiscono unicamente alle persone a cui è stato fatto il tampone che rappresenta solo una piccola parte della popolazione italiana.

Leggi anche: Coronavirus, Foresti (Santagostino): «I contagiati in Italia? Sono almeno 11 milioni»
La ricerca dell’Università Statale: “I contagi reali in Italia? Potrebbero essere 5 milioni”
Il Professor Galli: “in Lombardia, ad essere ottimisti, noi abbiamo dalle 7 alle 10 volte più infettati rispetto ai dati ufficiali

Fake #5: “I soldi ci sono”

In realtà ci stanno riempiendo di debiti.

ANDREA ZOPPOLATO

Leggi anche: 5 VERITÀ che stanno emergendo sul coronavirus in Italia

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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.