5 MOTIVI INCONFESSABILI della riapertura del Governo

Il Premier Conte nella conferenza stampa del 16 maggio, motivando questo passo, ha parlato di "dati incoraggianti, affrontiamo un rischio calcolato". Siamo certi che le motivazioni siano queste?

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Credits: lavocedelnordest.eu - Conferenza stampa Conte

Oggi 18 maggio 2020 possono riaprire quasi tutte le attività commerciali: bar, ristoranti, negozi di abbigliamento, parrucchieri e estetisti, in anticipo rispetto alla data in precedenza fissata al 3 giugno. Il Premier Conte nella conferenza stampa del 16 maggio, motivando questo passo, ha parlato di “dati incoraggianti, affrontiamo un rischio calcolato“. Siamo certi che le motivazioni siano queste? Ci sono cinque possibili risposte dietro questa decisione. 

5 MOTIVI “non ufficiali” della riapertura del Governo

#1 Per i dubbi sull’efficacia del lockdown come strumento per affrontare il Covid-19

Dopo 2 mesi e mezzo non ci sono segnali univoci che il lockdown sia stato utile. A parte il calo fisiologico della curva dei contagi che si è registrata in tutti i paesi a prescindere dalle misure attuate, dalla chiusura totale, l’8 marzo si era arrivati a 7.375 positivi e 366 decessi, i dati di ieri 17 maggio riportano un totale di 225.435 contagiati e 31.908 decessi. In certe regioni i dati sui contagi e/o sui morti giornalieri sono ancora superiori rispetto a quando si è introdotto il lockdown. Ma il problema vero è che la riapertura avviene in una situazione in cui non è stato organizzato un sistema di test, tracciamento e isolamento dei positivi. I casi sono due: o si pensa che il lockdown sia l’unica misura efficace contro il virus e dunque è un controsenso aprire quando contagi e decessi sono ancora in corso. Oppure si prende atto che il lockdown non ha un’incidenza comprovata sui contagi e, anzi, consente solo di rimandare il problema invece di risolverlo. Paesi che non hanno attivato un lockdown totale, come Svezia e Germania, segnano ormai un numero di decessi marginali, e pur essendo stati colpiti dopo rispetto all’Italia ne stanno uscendo prima. Anche in altri Paesi che hanno adottato metodi più restrittivi, si sta dibattendo sull’efficacia del lockdown anche solo per arginare i contagi, come accade ora nel regno Unito, ad esempio. 

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#2 Perchè l’emergenza economica ha superato quella sanitaria

Gli 85 miliardi di nuovo debito sono una zavorra che sarà difficile da sostenere nei prossimi anni per il Paese e che, nonostante lo sforzo del governo, oltre a non avere prodotto l’immissione di liquidità prevista nei confronti di aziende e famiglie non potrà essere più replicabile perché le risorse sono esaurite. Per la precisione l’Italia non può spingersi oltre nell’aggiungere ulteriore debito che è previsto sfiorare il 200% in rapporto al Pil e portare il deficit al -11% nel 2020, quindi riaprire il prima possibile le aziende consentirà allo Stato di incassare quanto prima imposte e tributi a coprire parte delle uscite previste.

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#3 Per paura di rivolte sociali

Gran parte dei lavoratori a casa non hanno ancora ricebuto il pagamento della cassa integrazione, le partite iva hanno visto azzerate le loro entrate e solo in parte hanno incassato il bonus del governo, i piccoli commercianti anche riaprendo dovranno fare i conti con fatturati ridotti per i mesi a venire. Numerose proteste di ristoratori e esercenti si sono viste in queste ultime settimane in tutta Italia, segnali di disagio e disperazione dei cittadini si erano avvertite da tempo. Il governo forse per paura dello scatenarsi di rivolte sociali ha preferito dare il via libera per non rischiare che la situazione possa sfuggire al controllo.

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#4 Per non perdere ulteriore terreno dai Paesi che sono già ripartiti

Quasi tutte le altre Nazioni europee hanno permesso il ritorno alla vita quotidiana, con meno limitazioni e restrizioni dell’Italia e con aiuti economici reali alle imprese sin dall’inizio nonostante un lockdown meno lungo e stringente, e addirittura Paesi come la Svezia non si sono mai fermate. Il turismo è un settore che risentirà di questo handicap e già Svizzera, Croazia, Germania e altri Paesi si stanno organizzando per favorire un reciproco flusso di persone durante l’estate, garantendo massima libertà senza imporre l’utilizzo di mascherine all’aperto. Il governo ha deciso di riaprire i confini verso i paesi europei dal 3 giugno, ma a causa dei mancati aiuti al comparto turistico questa misura potrebbe non essere sufficiente.

Anche l’export ha risentito della chiusura forzata imposta dalle istituzioni italiane favorendo un calo del 29% della produzione, doppio rispetto alla media europea, che si ripercuoterà a lungo, la riapertura anticipata servirà a ridurre i danni.

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#5 Per la pressione delle Regioni (e la possibilità di dare loro la colpa in caso di un rialzo dei contagi)

Il termine fissato inizialmente per la riapertura delle attività commerciali e di ristorazione, era il 1 giugno, ma le fughe in avanti di alcune regioni e la pressione di altre ad anticipare questa data ha spinto il governo a cedere alle richieste degli enti, trasferendo loro tutte le responsabilità del caso. Se ci fosse un peggioramento della curva epidemica lo Stato potrà decidere di ripristinare delle misure più restrittive alla libera circolazione dei cittadini e alla prosecuzione dell’attività lavorativa presso uffici e aziende, potendo quindi riprendere in mano la gestione dell’emergenza, imputando le colpe di questa azione alle regioni che hanno voluto a tutti i costi riaprire prima del previsto.

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.