In un momento come questo, in cui la sola parola virus può farci precipitare nel panico più assoluto, è necessario avere memoria del passato. Memoria del fatto che, anche se molti di noi non possono ricordarselo, in questa situazione l’umanità si è già ritrovata e ne è uscita. Dobbiamo quindi focalizzarci su questo aspetto ogni giorno, quando con grande ansia aspettiamo l’ultimo bollettino della Protezione Civile: l’umanità, in svariate epoche storiche, per un attimo si è fermata e ha ceduto il passo ad un minuscolo agente patogeno. La misura di quest’attimo è stata molto variabile, ma l’elemento fondamentale è che comunque ha vinto l’essere umano. Con questa breve dissertazione, senza pretese scientifiche, vorrei quindi rileggere alcune di queste debacle dell’uomo alla luce di questa considerazione.
Le EPIDEMIE DEL NOVECENTO: come ci hanno colpito, come ci siamo rialzati
#1 L’Influenza Spagnola
1918. I primi di marzo in un campo di addestramento in Kansas un cuoco si ammala. In poche ore si ammalano cento soldati. Il virus si propaga dai soldati americani a tutti gli eserciti schierati nella prima guerra mondiale, fino ad arrivare al Piave. Dalle trincee l’influenza si diffonde nelle nazioni, poi risale verso la Russia, va in India, Sud est asiatico, Cina, Giappone e in ultimo in Australia. Sembra poi avere un momento di stop ma torna in tre diversi focolai sulle coste atlantiche.
Perché si chiamava spagnola? Quando apparve era ancora in corso la prima guerra mondiale e le notizie erano sottoposte a censura. La Spagna era neutrale e alcuni giornali iberici avevano scritto di questa particolare influenza che aveva colpito anche il re Alfonso. Da quel momento tutti i giornali mondiali associarono alla Spagna tale influenza.
Che caratteristiche aveva? In realtà era molto simile al nostro nuovo coronavirus. Si trasmetteva in modo rapido e prediligeva, per la trasmissione, folle e assembramenti. I sintomi: mal di testa, tosse secca, febbre alta e in alcuni casi complicanze polmonari. Vi ricorda qualcosa? I bambini si ammalavano, ma le complicazioni erano molto rare. Ancora, vi dice niente?
I dati suggeriscono che il virus fosse interamente nuovo per l’umanità e, per questo, le difese immunitarie non avevano armi contro il nuovo nemico. Esattamente come sta succedendo adesso. Era probabilmente un virus simile a quello dell’influenza aviaria, originatosi da un ospite sconosciuto.
Come se ne uscì? Purtroppo il prezzo fu molto alto. Si stima che un terzo della popolazione mondiale abbia contratto la spagnola e si calcolano circa 50 milioni di vittime. Quasi certamente la situazione era diventata disastrosa anche perché il mondo stava uscendo dalla guerra e le persone erano indebolite e debilitate. Il virus quindi aveva vita facile e molto spesso lasciava il campo a sovrainfezioni batteriche letali in un mondo dove non esistevano gli antibiotici.
Ad un certo punto però il virus subì una mutazione verso una forma meno letale e la pandemia si arrestò.
Questo è un evento comune in molti virus, infatti non gli conviene uccidere il proprio ospite perché la proliferazione dipende dalla possibilità di contagio. La speranza è che questo avvenga anche nel nostro caso.
Tale virus dopo il 1918 continuò a circolare in forma meno aggressiva causando influenze stagionali.
#2 L’Asiatica
Arriviamo così alla seconda epidemia del XX secolo.
Siamo nel 1957 e si sviluppò una nuova pandemia di origine aviaria che prese il nome di influenza asiatica a causa della sua origine. Anche in questo caso le complicazioni più gravi riguardavano l’apparato respiratorio: le polmoniti erano molto frequenti tra i contagiati. In contrasto però con quanto osservato nel 1918, le morti si verificavano soprattutto in persone affette da malattie croniche e i soggetti sani erano meno colpiti. Questo virus ebbe fortunatamente una breve permanenza ma fu soppiantato dal virus che causò la terza pandemia del 1900.
#3 La Spaziale
Come nel 1957 una nuova ondata virale provenne dal Sud est asiatico, in particolare da Hong Kong. Siamo nel 1968. Dall’Asia arrivò alla costa occidentale degli USA con elevati tassi di mortalità.
Nel 1969, dopo un anno e mezzo dalla sua partenza da Hong Kong, il virus arrivò in Italia e causò la cosiddetta influenza spaziale, come è stata battezzata all’epoca. Fu la meno letale delle tre pandemie del 1900 (in Italia sono stati calcolati circa 20000 decessi), sebbene il virus fosse molto contagioso.
Anche in questo caso i sintomi erano: febbre, tosse, mal di gola, stanchezza. Le conseguenze più gravi erano legate alle polmoniti che potevano svilupparsi. Fu messo a punto un vaccino ma esso fu disponibile dopo che la pandemia aveva raggiunto il picco.
Se ci mettessimo a guardare alcune foto scattate durante questi tre momenti tragici rimarremmo stupiti. Potrebbero essere state tranquillamente scattate adesso. Uomini e donne con mascherine, poliziotti bardati che controllano che non ci siano assembramenti.
Questo ponte temporale deve più che mai darci speranza.
Questa battaglia finirà presto, come allora: virus 0 – uomo 1.
GIULIA PICCININI
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