Sono usciti due studi che mostrano dove avvengono i contagi: nelle case. Mentre all’esterno la presenza del virus misurata nell’aria rende il contagio praticamente impossibile, con o senza mascherina. Vediamo gli studi che trovano riscontro anche negli ultimi dati sull’origine dei contagi e che mettono in discussione alcuni pilastri delle strategie utilizzate per contenere la diffusione del Covid.
I CONTAGI? “IMPOSSIBILI all’APERTO”. Il virus “è nelle CASE”
# Impossibili i contagi all’aperto: lo dice uno studio dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr e di Arpa Lombardia
Secondo lo studio dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr e di Arpa Lombardia le probabilità di contagiarsi all’aperto di Covid-19 sono irrilevanti, anche nel caso in cui si viva in zone fortemente urbanizzate con un’elevata presenza di particolato nell’aria composto dagli inquinanti prodotti da veicoli, riscaldamenti e attività industriali (Pm 2,5, Pm 10 e N0x). Potrebbe quindi cadere l’ipotesi in base alla quale il particolato potrebbe essere veicolo per la diffusione delle particelle di virus nelle persone. La ricerca ha analizzato le concentrazioni di Sars-Cov2 nell’aria di vari luoghi, partendo proprio dai reparti Covid negli ospedali. Il risultato è che il coronavirus è più presente nelle case che negli ospedali e all’aperto sostanzialmente non c’è.
# Nell’aria delle case concentrazioni massime del virus, irrisorie invece in esterno: lo dice lo Studio di Arpa Piemonte
A conclusioni simili arriva un secondo studio, questa volta effettuato da Arpa Piemonte. Secondo questo studio il virus non è risultato rilevabile nell’aria esterna ma le più alte concentrazioni si riscontrano nelle case. Anche negli ambiti ospedalieri, e in particolare all’interno dei reparti con presenza di malati anche caratterizzati da elevati carichi virali, le concentrazioni rilevabili del SARS-CoV-2 sono risultate generalmente molto contenute.
Invece nell’ambito domestico, le concentrazioni di Sars-Cov2, sono molto consistenti. Nell’aria di casa di un soggetto positivo, si possono trovare fino a 40:50 copie genomiche del virus su metro cubo di aria. Più che nei reparti Covid degli ospedali, sia per le attenzioni messe in corsia, sia per il ricambio dell’aria imposto.
# Risultati Covid seconda ondata: 93% di contagi avvenuti in casa
Un nuovo studio firmato da Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, e dal direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, pubblicato su ‘Acta Biomedica’, insieme a colleghi dell’Università di Pavia, mostra come in Lombardia fino al 93% dei contagi nella seconda ondata di Covid-19 dopo il lockdown è stato di tipo domestico.
Intervistato su Adnkronos Salute Carlo Signorelli spiega che lo studio: “mirava a identificare le dinamiche della trasmissione di Sars-Cov-2 attraverso l’analisi dei cluster e dei piccoli focolai rilevati dal sistema di sorveglianza della Regione Lombardia nel corso della seconda ondata epidemica“.
Dal confronto con i dati registrati prima e dopo l’introduzione di misure restrittive quali coprifuoco notturno, chiusura parziale di scuole e attività commerciali, smart working, è stata osservata “una significativa diminuzione delle infezioni nei luoghi di lavoro, in incontri sociali, bar, ristoranti e centri sportivi.” Nelle scuole è passato dal 9,8% al 3,4%, negli ambienti ospedalieri e nelle case di cura dal 5,2% al 2%, mentre le infezioni domestiche sono salite dal 72,8% al 92,7%“.
Questi dati mettono discussione le politiche restrittive adottate dal governo, visto che la diffusione del virus nella seconda ondata è avvenuta quasi esclusivamente nelle case, mentre l’attenzione dei governi, nazionali o regionali, si è concentrata sui contatti all’esterno (limitati da mascherine e distanziamento) e sulla chiusura di locali e delle scuole, mentre invece è risultata assente qualunque politica di gestione dei contagiati nelle case e di un corretto loro isolamento.
Fonti: La Repubblica, La Stampa, Adnkronos, Automoto
FABIO MARCOMIN
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