Con 871 contagiati e 16 decessi al 2 maggio 2020, in una popolazione pari a quella di Milano (che ha avuto circa 100 volte morti in più), la Lettonia si candida ad essere una delle nazioni che hanno gestito meglio la pandemia del coronavirus.
Ma quali sono le mosse-chiave che hanno consentito a questo piccolo paese del baltico di ottenere dei numeri cosi strabilianti? La risposta sta in tre semplici azioni.
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Il caso virtuoso della LETTONIA: le tre mosse chiave per sconfiggere il covid senza danneggiare l’economia
#1 «Equilibrio tra la necessità di mantenere le persone in salute e non danneggiare l’economia in modo irreparabile»
A differenza di molti altri paesi europei, la Lettonia si è mossa velocemente e non ha aspettato che il virus si diffondesse in tutto il paese prima di applicare le misure restrittive.
Il primo caso di Covid-19 nel paese baltico è stato registrato il 2 marzo e undici giorni dopo, quando i contagiati erano solo 13, il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza, vietando gli assembramenti con più di 200 persone e chiudendo scuole, cinema e teatri ma mantenendo fabbriche e negozi aperti. Adottare le restrizioni in una fase in cui i casi erano ancora pochi ha reso più efficace il contenimento del contagio, consentendo allo stesso tempo di mantenere in piedi la maggior parte delle attività economiche.
Il 29 marzo, quando ancora non si era verificato nessun decesso per coronavirus, il governo ha deciso di introdurre il distanziamento sociale, ma anche in questo caso in una forma soft e nel rispetto delle libertà dei cittadini: due metri tra una persona e l’altra ma con la possibilità di vedersi e uscire in due o all’interno dello stesso nucleo familiare.
In un’intervista al Sunday Telegraph, il primo ministro lettone Krisjanis Karins ha spiegato che lo stato baltico ha deciso di intraprendere un’azione concertata prima che i cittadini iniziassero a morire di coronavirus con l’intenzione di “cercare un equilibrio tra la necessità di mantenere le persone in salute e non danneggiare l’economia in modo irreparabile”.
#2 «Il nostro approccio è stato: fare i test, individuare i positivi e isolarli»
In aggiunta ad una chiusura soft ma tempestiva, la Lettonia ha anche implementato una massiccia campagna di test e tracciamento dei contagiati.
«Abbiamo seguito alla lettera le indicazioni degli epidemiologi sin dall’inizio» spiega sempre Krisjanjs nella sua intervista al Telegraph «Il nostro approccio è stato: fare i test, individuare i positivi e isolarli»
La Lettonia ha testato circa il 2.5% della popolazione ed è uno dei primi paesi al mondo nella classifica, ancora più significativa, del rapporto tra numero di test effettuati e numero di persone positive al coronavirus. Per ogni caso scoperto, infatti, la Lettonia ha effettuato 60 tamponi, contro i 13 della Germania e gli 8.8 dell’Italia. Per ogni caso positivo, inoltre, vengono tracciati a ritroso tutti i contatti al fine di garantire che tutti coloro che potrebbero essere stati infettati siano a loro volta testati e messi in auto-isolamento per 14 giorni.
Certamente per fare confronti tra la Lettonia e l’Italia o altri paesi bisogna tenere che il numero di abitanti e la densità di popolazione lettoni sono molto bassi. Gli abitanti di questo piccolo paese del baltico sono infatti solo 1.92 milioni e la densità è molto bassa, pari a 29.5 abitanti per chilometro quadrato. Per avere un termine di paragone, Milano ha circa lo stesso numero di abitanti (1.35 milioni) ma con una densità molto superiore, pari a 7653 abitanti per chilometro quadrato. Tuttavia è indubbio che la Lettonia è riuscita a mantenere una bassa percentuale di contagiati e ad avere tassi di mortalità estremamente più bassi rispetto alla maggior parte delle nazioni europee. “Con l’attuale tasso di mortalità del paese“ ha dichiarato il primo ministro “è come se nel Regno Unito fossero morte meno di 400 persone”.
#3 Protezione del personale sanitario
La Lettonia ha inoltre puntato molto sulle protezioni da fornire a medici ed infermieri e si è mossa velocemente per procurarsi il materiale sanitario necessario. Sempre il primo ministro ha infatti dichiarato che all’inizio della pandemia il paese si sentiva “mal preparato” ad affrontare l’emergenza, pertanto il governo si è subito attivato per aumentare le scorte di dispositivi di protezione individuale. L’acquisto dei dispositivi di protezione è stato centralizzato e sono state coinvolte le forze armate, che avevano già l’infrastruttura necessaria per effettuare gli acquisti centralmente e provvedere poi allo stoccaggio e alla distribuzione dei DPI.
LAURA COSTANTIN
Fonti
https://www.worldometers.info/coronavirus/country/latvia/
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