Zone meno produttive che si scagliano contro quelle più prospere, spaccatura tra lavoratori protetti e non protetti, in grande aumento la popolazione di chi non lavora né cerca lavoro. E alla crisi economica si aggiunge l’aumento di aggressività e di invidia da parte chi riceve nei confronti di chi produce. Si sta verificando la profezia di Ricolfi: in Italia l’assistenzialismo si sta trasformando in parassitismo.
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La società PARASSITA di MASSA: il rischio di deriva culturale ed economica dell’Italia
# Dall’assistenzialismo alla società parassita di massa
Siamo arrivati a questo punto: l’assistenzialismo non solo ha peggiorato la situazione economica dei territori che hanno ricevuto più risorse ma ha alimentato in molti suoi abitanti e, soprattutto, esponenti politici l’ostilità contro le aree che le hanno finanziate con l’avanzo fiscale prodotto. Si sta verificando una trasformazione dell’assistenzialismo in parassitismo, i cui effetti stanno diventando sempre più palesi durante un’emergenza sanitaria che ha colpito le aree più produttive del Paese.
La società assistenziale sta degenerando in una società parassita di massa. Questo il pensiero espresso da Luca Ricolfi, sociologo dell’università di Torino, che così chiarifica il concetto: “La nostra società, se non si cambia rotta, molto molto alla svelta ma forse è già tardi, è destinata a trasformarsi in una ‘società parassita di massa’, che non è il contrario della società signorile di massa, ma ne è uno sviluppo possibile, una sorta di mutazione ‘involutoria’, come forse la chiamerebbe un matematico.
Nella società parassita di massa la maggioranza dei non lavoratori diventa schiacciante, la produzione e l’export sono affidati a un manipolo di imprese sopravvissute al lockdown e alle follie di stato, e il benessere diffuso scompare di colpo, come inghiottito dalla recessione e dai debiti. I nuovi parassiti non vivranno in una condizione signorile, ma in una condizione di dipendenza dalla mano pubblica, con un tenore di vita modesto, e un’attitudine a pretendere tutto dalla mano pubblica, con conseguente dilatazione della ‘mente servile’, per riprendere l’efficace definizione di Kenneth Minogue.”
# Il Governo sta alimentando il senso di dipendenza dalla mano pubblica
La politica del Governo va in questa direzione: finanziamenti a pioggia, fondi europei non impiegati in modo strategico, una condotta della crisi ai limiti del paternalismo, reddito di emergenza, di cittadinanza, il finanziamento a fondo perduto di Alitalia, l’idea di entrata dello Stato nei CDA delle società in cambio di prestiti.
Il risultato è legare sempre di più i cittadini e le imprese alle mosse dello Stato, rendendoli soggetti passivi privi di una loro autonomia in un sistema in cui rischia di rivelarsi più conveniente farsi aiutare che esprimere una propria iniziativa. Come una sindrome di Stoccolma al contrario è il paradosso dell’assistito che si trasforma in distruttore di chi lo sta aiutando. E questa sembra verificarsi anche a livello territoriale.
Fonte: Luca Ricolfi: “Ci avviamo verso una società parassita di massa”
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# Milano e Lombardia in crisi per il Virus? Da altre regioni arrivano polemiche e insofferenza
Se già negli ultimi anni di maggior successo di Milano e della Lombardia, dall’Expo2015 che ha portato in città oltre 21 milioni di visitatori fino al record di turisti e investimenti, a fianco dei riconoscimenti ufficiali si intravedevano sentimenti di invidia anche se tenuta abbastanza nascosta, ora i filtri son caduti e i politici in primis stanno coscientemente alimentando questo clima pesante che si riverbera negativamente sui cittadini arrivati a trattare i lombardi come appestati.
Dal Ministro Provenzano del “Milano non restituisce nulla all’Italia”, ai governatori di Campania e Calabria che minacciano la chiusura dei confini ai milanesi e lombardi, le pressioni fatte al Ministro dell’Autonomie e a tutto il Governo per tenere chiusa la Regione Lombardia, fino alla richiesta di certificati di negatività al virus richiesti da Sardegna e Sicilia. Il desiderio di rivalsa nei confronti del più bravo rischia di trasformarsi in odio, un odio che assomiglia però sempre più a una forma di parassitismo: non solo si considera un diritto acquisito quello di ricevere più di quello che si produce, ma sta diventando anche una consuetudine quella di attaccare le regioni che realizzano più avanzo disponibile per le altre, proprio nel momento in cui le regioni più prospere sono più nel bisogno.
Ferruccio De Bortoli, ex-direttore del Corriere della Sera, solitamente molto compassato nei ragionamenti, in un’intervista ha parlato apertamente di odio riversato nei confronti di chi è il motore economico del Paese: “Uno spirito anti lombardo è emerso nel Paese. Come se vedere colpita questa Regione, sempre definita un modello, anziché suscitare vicinanza, desse un piacere che i tedeschi definiscono con una parola precisa: schadenfreude, gioia per le disgrazie altrui. Non è più inaccettabile. Bisogna reagire. Dire basta.”
In questa situazione in cui da ogni parte della nazione si reclama più intervento pubblico, il rischio di una società sempre più parassita si fa sempre più concreto. L’alternativa è quella invece di inserire più responsabilità: nelle risorse che si utilizzano e nel dovere di diventare creatori di valore per la comunità, sia come territori che come singole persone. E’ il momento di chiedersi se la strada giusta non sia l’opposta di quella ricercata dai più: ossia se ci debba invece essere meno Stato e più autonomia ad ogni livello, da quella personale dell’autoimprenditorialità e dell’autodeterminazione per non dover dipendere da nessuno, a quella territoriale con ogni area che sia spinta a responsabilizzarsi e a garantire il benessere della propria comunità, senza l’intervento assistenziale ma con incentivi e premi per i risultati raggiunti. Anche perchè, tornando a Ricolfi, quella della società parassita di massa è una strada senza ritorno. In cui alla fine ci perdono tutti.
Fonte: “Nel Paese c’è un inaccettabile spirito anti-lombardo”. Intervista a Ferruccio De Bortoli
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FABIO MARCOMIN
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