La CLASSIFICA dei paesi che hanno saputo fronteggiare meglio il Covid. L’Italia? Fanalino di coda

Quattro classifiche pubblicate da Forbes sono impietose per l'Italia. Ma possono anche essere utili per fare tesoro degli errori ed apportare quelle correzioni necessarie per rendere più sicura la fase due. Perchè forse è arrivato il momento di fare meno propaganda ma più azioni concrete per la sicurezza dei cittadini e per il rilancio del Paese.

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Credits: forbes.com - Classifica dei 40 migliori paesi che hanno affrontato meglio il Covid-19

Il refrain di questi mesi che politici e media hanno ci hanno ripetuto è che il metodo italiano per affrontare l’emergenza coronavirus è stato un modello per il mondo, copiato da molti e ci ha permesso di limitare il numero di contagi e decessi che altrimenti sarebbe stato molto superiore. Se si esce dai confini della nostra propaganda la verità sembra un’altra, come abbiamo raccontato nelle nostre inchieste sugli approcci vincenti in Asia e in Europa. A conferma della nostra tesi che in Italia siamo stati incapaci di mettere in atto le misure più efficace arriva dal più grande studio internazionale per valutare l’efficienza comprata nella lotta al coronavirus realizzato dal consorzio Deep Knowledge Group. Si tratta di un’analisi approfondita su tutti i dati raccolti da 200 paesi nel mondo che è stata rilanciata da Forbes e da media di tutto il mondo anche se non ancora da quelli italiani. Sulla base dei dati raccolti è stata stilata una classifica dei paesi che possono rappresentare il miglior modello per affrontare il coronavirus.

Fonte: forbes.com

La CLASSIFICA dei paesi che hanno saputo fronteggiare meglio il Covid. L’Italia? Fanalino di coda

Quando la gravità della pandemia divenne chiara, Il Deep Knowledge Group ha adattato i suoi quadri analitici esistenti, precedentemente applicati a domini complessi come l’intelligenza artificiale per la Drug Discovery e NeuroTech, al panorama pandemico globale COVID-19. Un team di esperti ha raccolto e analizzato i dati generati in 200 Paesi e sulla base di un’analisi approfondita di 60 Paesi ha realizzato delle classifiche che aiutano ad avere un quadro reale sulla qualità operativa di gestione dell’emergenza.

Le classifiche possono essere utilizzate come strumento per aziende e governi per aiutare a prendere decisioni efficaci e potrebbero aiutare gli sforzi effettuati per migliorare il sistema sanitario e partire con la “Fase 2”. Ogni paese è stato classificato con un punteggio numerico costruito utilizzando una metodologia ben definita. A ogni classifica viene assegnato un peso specifico, o fattore di importanza, che viene utilizzato come input nelle equazioni analitiche proprietarie.

#1 Safety Ranking: la nazione migliore è Israele, l’Italia non figura tra i 40 paesi virtuosi

Credits: forbes.com – Classifica dei 40 migliori paesi che hanno affrontato meglio il Covid-19

Il Safety Ranking COVID-19 riporta i risultati di un’analisi comparativa per determinare i livelli di salute e sicurezza per ciascun Stato durante la pandemia.

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Il quadro di questa classifica è il frutto di 24 parametri raggruppati in 4 categorie principali:

  • Efficienza di quarantena
  • Efficienza della gestione del governo
  • Monitoraggio e rilevazione
  • Disponibilità al trattamento di emergenza

Le classifiche di sicurezza e di rischio tengono conto della protezione dall’infezione COVID, della mortalità e degli esiti negativi dei pazienti, delle metriche relative alla quarantena e al monitoraggio, del rilevamento e della gestione della quarantena e delle infezioni e della sicurezza e stabilità in senso lato, compresa la protezione dagli esiti negativi estremi a seguito la pandemia oltre la salute.

#2 Risk Ranking: analizza tutti i livelli di rischio dei Paesi, sia sanitari che economici. Italia al primo posto nelle condizioni di rischio

La cornice di questa classifica prende in esame 24 parametri raggruppati in 4 categorie principali:

  • Rischio di diffusione dell’infezione
  • Gestione del governo
  • Efficienza sanitaria
  • Rischi specifici regionali

I parametri tengono conto di: fattori medici e non medici, tra cui il rischio di infezione, ricovero, decesso e condizioni di salute durature, nonché il rischio di crisi economica, la qualità della vita e le questioni geopolitiche derivanti dalla pandemia. Il quadro viene utilizzato per fornire informazioni su quali sono i paesi in cui i cittadini avranno la maggiore probabilità di successo durante la pandemia globale COVID-19, attraverso l’intera gamma di fattori che incidono sulla sicurezza generale, sul benessere e sulla qualità della vita.

Se nella classifica sulla sicurezza la nostra nazione non era tra le prime 40, in questa sul rischio è addirittura al primo posto, un risultato che pone un serio interrogativo sulle responsabilità delle istituzioni sul disastro sanitario.

#3 Treatment Efficiency Ranking: l’efficacia nella trattamento sanitario e nella ricerca di cure. Italia fuori dal ranking

La classifica sull’efficienza del trattamento COVID-19, che include le prime 10 nazioni con la Germania in testa e l’Italia inesistente, conduce un’analisi comparativa dei paesi in base al modo in cui stanno monitorando la diffusione dell’infezione, offrendo ai cittadini gli strumenti e le informazioni necessarie per gestire i casi non critici a casa senza sovraccaricare l’infrastruttura sanitaria, quanto stanno trattando i casi critici e quanto stanno rapidamente sviluppando test, vaccini e cure COVID-19 efficaci.

Anche in questo caso sono presenti 24 parametri suddivisi in 4 categorie specifiche:

  • Monitoraggio delle malattie
  • Gestione delle malattie
  • Trattamento d’emergenza
  • Nuovi approcci alla ricerca e sviluppo sulle terapie di cura

#4 Eurozone Safety / Risk Ranking: una classifica speciale comparata su sicurezza e rischi studiata per l’eurozona. Italia al penultimo posto

Lo studio che integra i parametri delle sue classifiche di Safety e Risk è stato incardinato ponendo particolare attenzione alle caratteristiche peculiari dell’Europa, tra cui economie altamente interconnesse, alti livelli di filiera, flusso turistico e incidenza di punti critici: da questa analisi, su 33 Stati Europei, l’Italia si è posizionato penultimo giusto sopra la Spagna che ha inizialmente utilizzato il nostro approccio riportando i medesimi risultati.

Questa ricerca da un lato si mostra impietosa sul modo in cui l’Italia ha affrontato l’emergenza coronavirus affidandosi, secondo molti, esclusivamente alla tattica del lockdown ma senza approntare strumenti proattivi, come quello dei tamponi a tappeto, dell’isolamento e del tracciamento dei contagiati. Però può anche essere utile per fare tesoro degli errori ed apportare quelle correzioni necessarie per rendere più sicura la fase due. Perchè forse è arrivato il momento di fare meno propaganda ma più azioni concrete per la sicurezza dei cittadini e per il rilancio del Paese.

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FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.

3 COMMENTI

  1. Mi è bastato vedere la classifica per non leggere la articolo . Grecia Prima assoluta.
    Questo è un dato scomodo a tutti.
    2200 contagi e 120 decessi.
    7 Giorni prima di Codogno , Tamponi obbligatori in entrata e ai Confini, con quarantena immediata.
    35000 mila tamponi fatti di cui 20000/25000 nella settimana Citata. Chiusura delle frontiere. Gestita da :
    Sotiris Tsiodras, professore di malattie infettive ad Harvard e portavoce del ministero della Salute del governo greco, scelto da Nikos Hardalias, ministro per la Gestione delle Crisi.

  2. ma de che ? abbiamo chiuso i confini (per modo di dire perchè continuano a entrare cani e porci a loro piacimento) dopo l’esplosione del contagio e i passeggeri dalla cina continuavano ad arrivare facendo scalo in altre città e senza che nemmeno la febbre gli misurassero all’arrivo, ma stiamoci zitti che è meglio

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