22 aprile. “Siamo vicini all’immunità di gregge”. Lo hanno comunicato le autorità sanitarie del Paese scandinavo, secondo le quali 86mila abitanti della capitale svedese e della sua regione – su 2,3 milioni di persone – erano potenzialmente portatori del virus il 15 aprile, data in cui si è registrato il picco. In Svezia gli ultimi dati ufficiali parlano di 16.004 casi confermati e 1.937 morti su 10,3 milioni di abitanti, un numero simile a quello della Regione Lombardia che però ha superato i 12.500 decessi. Circa 6.200 contagi sono stati registrati a Stoccolma.
Il governo rinuncia per ora a servirsi dei poteri straordinari e prosegue la strategia del “tutto aperto”, senza lockdown: “Il picco è stato raggiunto, ogni giorno possiamo aspettarci meno casi”. Se questa previsione venisse confermata, si realizzerebbe lo scenario che previsto da Anders Tegnell, l’epidemiologo a capo dell’Agenzia, e che — secondo le sue analisi — coinciderebbe con il raggiungimento dell’immunità di gregge a maggio, quando oltre un terzo dei cittadini dovrebbe avere contratto il virus. Per la Svezia si tratterebbe dell’uscita dal tunnel, “senza i contraccolpi economici che il coronavirus sta avendo in tutto il resto del mondo, perché qui aziende e uffici sono rimasti sempre aperti”.
Fonti: Corriere della Sera, Affaritaliani
Si tratterebbe quindi di una vittoria coraggiosa per un paese che è impostato tutta la sua strategia in modo opposto ai paesi come l’Italia che hanno applicato il lockdown. Rivediamo i punti salienti di come la Svezia ha affrontato l’epidemia del Covid-19.
La via SVEDESE nella lotta al virus: “senza lockdown siamo vicini all’immunità di gregge”
Solo le scuole per studenti oltre i 15 anni sono state chiuse, tutto il resto dai trasporti pubblici agli uffici ha funzionato come al solito
Il Financial Times ha indicato il modello svedese di ostacolare l’avanzata del virus un “esperimento sanitario unico al mondo“. Quasi tutti gli uffici sono rimasti aperti, i sistemi di trasporto pubblico sono funzionanti a pieno regime e sono come al solito affollati nelle ore di picco. Solo le scuole per gli studenti maggiori di 15 anni e le università sono state chiuse, oltre a divieti di assembramenti con più di 50 persone.
Johan Carlson, direttore della Sanità Pubblica, ha giustificato la scelta adottata dal governo di Stoccolma con il fatto che “non si possono varare misure draconiane che hanno un impatto limitato sull’epidemia ma abbattono le funzioni sociali”. Per precauzione sono stati predisposti degli ospedali di campo per la gestione di futuri nuovi contagiati, perché come ha ammesso sempre il Direttore della sanità pubblica svedese l’eventuale esplosione dell’epidemia potrebbe causare un elevato incrementi di decessi e sovraccarico del sistema sanitario.
Fonte: repubblica.it
Le linee guida del Ministero della Salute Pubblica Svedese
Le indicazioni espresse tramite le linee guida sul sito della sanità pubblica locale hanno comunicato i comportamenti da tenere dalla popolazione e le motivazioni delle scelte adottate dal governo nazionale. Una strategia chiara, presa fin dall’inizio, che non è mai stata modificata.
In particolare:
- non è ritenuto necessario l’utilizzo delle mascherine, ma il semplice rispetto delle regole di distanziamento e igiene delle mani
- se si presentano sintomi influenzali è consigliato rimanere a casa fino a quando la salute è migliorata e uscire almeno dopo un paio di giorni dalla guarigione
- lo smartworking è consigliato solo se l’azienda lo permette
- se un componente della famiglia è ammalata non c’è l’obbligo che tutto il nucleo rimanga in casa
- i tamponi vengono eseguiti sui pazienti ospedalizzati, il personale medico e le persone anziane a casa che presentino sintomi
- l’esercizio fisico e lo sport sono benefici per la salute pubblica e sono attività che devono continuare, pertanto nessuno torneo dovrà essere sospeso e le palestre rimarranno aperte
- è importante che il trasporto pubblico funzioni e che chi è in salute possa andare al lavoro e a scuola
- gli assembramenti sono limitati ad un massimo di 50 persone*, questa restrizione ha un impatto considerevole sui privati ed è considerata una restrizione ai diritti fondamentali pertanto “è giusto che non sia più severa di quanto dovuto”.
La Svezia con una popolazione di 10,3 milioni di abitanti, alla data del 26/03/2020, aveva registrato 2840 contagiati e 77 decessi con l’incidenza di 1 caso ogni 3.469, per fare un confronto italiano la Regione Lombardia con 10,06 milioni di residenti a quella data contava 34.889 casi di contagio e 4.861 decessi ovvero 1 contagiato ogni 288 persone.
Un mese dopo la Svezia ha raggiunto i 16.000 contagi e 1.937 morti, mantenendo un tasso di contagio e di decessi che in rapporto alla popolazione è meno della metà di quello dell’Italia.
Ad oggi questa strategia sembra non avere contraccolpi negativi sulla diffusione dei contagi e sul tasso di mortalità. Anzi. Ma il vero vantaggio è che se l’obiettivo dell’immunità di gregge fosse confermato, il Paese potrebbe proseguire con tutte le attività aperte senza più temere per la diffusione del virus. A differenza dei paesi che, come l’Italia, hanno impostato tutto sul lockdown e sul distanziamento sociale che dovrà pertanto proseguire anche in caso di riapertura delle attività.
Lo stato scandivano, in sostanza, ha perseguito fin da subito una strategia che non comprima le libertà personali, considerata da loro un fondamento della democrazia, per consentire all’economia di funzionare quasi a pieno regime.
Fonte: Sito Ufficiale della Sanità Pubblica Svedese
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