Le attività riaperte a cui (di fatto) è impedito di GUADAGNARE

Tre esempi di come le emergenze nel nostro paese cambino ma la risposta rimane sempre la stessa: aumentare la burocrazia e i vincoli a carico di chi svolge un'attività

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Credits: fuoridalcomune.it - Attività chiusa

L’Italia è ripartita il 4 maggio, anche se solo in modo parziale, con riattivazione dei principali cantieri edili e infrastrutturali, e la prevalenza allo smartworking per le attività professionali. Ma riaprire non basta: in alcuni casi infatti alla riapertura si accompagnano vincoli che, di fatto, impediscono di ripartire davvero. 

Le attività riaperte a cui (di fatto) è impedito di GUADAGNARE

#1 Bar e ristoranti: con delivery e asporto incassi irrisori

Fino al 3 maggio già molte attività del comparto di somministrazione di alimenti quali, bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie e gelaterie per mantenere un minimo di lavoro avevano puntato sulle consegne a domicilio per mezzo del servizio di delivery o direttamente, anche se la maggior parte erano rimasti chiusi. Dal 4 maggio con la possibilità per le persone di recarsi di persone e usufruire del servizio di take-away, si è ampliata la possibilità di vendita, ma restando tali le regole di distanziamento e il fatto di non poter consumare nei pressi degli esercizi commerciali per evitare assembramenti l’incremento d’affari è risibile e quasi sempre non pareggia neppure i costi vivi legati all’apertura.
Al contempo non essendoci stato uno stop alle bollette, agli affitti dei locali e nessun aiuto economico dal governo la situazione si fa ogni giorno sempre più disastrosa.

Anche con il successivo allentamento previsto da giugno e l’accesso di clienti al tavolo per bar e ristoranti il dimezzamento dei tavoli, la formazione dei dipendenti, la sanificazione e mascherine incidono sui costi. “Molti stanno considerando di non riaprire, perché un’impresa deve andare in pari con i costi – sottolinea Roberto Calugi, direttore di Fipe Confcommercio – Norme che rendono l’attività antieconomica, in mancanza di aiuti, non hanno senso” e ad oggi quasi nessuno ha ricevuto nemmeno il prestito fino a 25.000 euro che servirebbero comunque solo come palliativo e sarebbe altro debito per le attività.

#2 Agenzie immobiliari: i rogiti sono fermi e i clienti non possono chiudere trattative

Le agenzie immobiliari che hanno riaperto il 4 maggio quali regole dovranno osservare? Indossare le mascherine, guanti e mettere a disposizione dei clienti gel disinfettante a base alcolica e sanificare minimo due volte al giorno l’agenzia. Gli appuntamenti rispetteranno un calendario esclusivo e si incontreranno i clienti nelle agenzie, mantenendo la distanza di sicurezza. Le sale d’attesa in agenzia non dovranno essere utilizzate: le persone rispetteranno giorno e orario di appuntamento senza incrociarne altre.

Il vero problema riguarda la visita degli appartamenti. Le visite presso le abitazioni da vendere sono state bloccate da due mesi, e se anche la maggioranza delle agenzie in franchising o portali immobiliari hanno fornito il servizio di visita da remoto per mantenere il contatto con il cliente, i rogiti si sono fermati e non vi è certezza di quando si potranno chiudere nuove trattative. 

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La categoria inoltre non ha ricevuto aiuti dallo Stato, se non per chi è riuscito il bonus di 600 euro, e come specificato dai prefetti gli spostamenti con l’autocertificazione non sono consentiti per attività non essenziali come recarsi presso un’agenzia immobiliare o visitare un immobile. Con il risultato che nonostante la possibilità di riaprire a questo settore non è consentito guadagnare.

#3 Negozi di vestiti per bambini: sanificazione dei locali e di tutti i vestiti ad ogni utilizzo (trasformandoli da nuovi a “vintage”)

Sanificare vuol dire di fatto vendere capi usati perchè l’uso dei normali sanificanti finirebbe per rovinare oggetti delicati come indumenti, biancheria e calzature. Un metodo rapido e sicuro è quello di attivare una procedura di sanificazione con l’ozono degli interni dei negozi, dei camerini e degli abiti provati dai clienti, ma le cabine ad ozono costano dai 3.000 euro in su, e non si hanno conferme ufficiali di efficacia con il coronavirus. Le operazioni di pulizia e igiene del punto vendita devono essere svolte almeno due volte giorno e nei locali devono essere garantiti un’adeguata areazione naturale e il ricambio d’aria con necessità di effettuare la pulizia dei filtri dell’aria condizionata o, se necessaria, la revisione dell’impianto.

Le stime degli incassi sono attorno al 30%, e i negozi dovranno coprire i costi al 100% oltre ad avere in magazzino vestiaro non di stagione e di fatto invendibile, la stessa sorte toccherà tutti i negozi di abbigliamento che riapriranno nelle prossime settimane.

Questi sono tre esempi di come le emergenze nel nostro paese cambino ma la risposta rimane sempre la stessa: aumentare la burocrazia e i vincoli a carico di chi svolge un’attività.

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.