In tutto il mondo viene considerata l’eccezione nella lotta al Covid. E’ la Svezia. Guardata con sospetto da chi confida nelle politiche delle restrizioni, incensata dai fans della libertà individuale. A che punto siamo?
Come pubblica The Guardian, mentre in tutta Europa i casi sono in crescita, l’unico Paese ad andare in controtendenza è la Svezia. La sua strategia basata sulle raccomandazioni senza obblighi o divieti, sul suggerimento di evitare le mascherine e sul raggiungimento di un minimo di immunità di gregge, proteggendo gli anziani, si sta dimostrando un successo: pochi contagi, decessi e persone in terapia intensiva. Inoltre non è esiste il problema scuole visto che addirittura non hanno mai chiuso. L’intervista dell’epidemiologo Tegnel che fa il punto della situazione.
L’eccezione SVEDESE. Contagi e decessi vicini allo zero, nessuna paura di nuove ondate. “La nostra è l’unica strategia sostenibile nel lungo termine”
Pubblichiamo estratti traduzione articolo di Jon Henkley per “The Guardian” – Sweden spared European surge as coronavirus infections stay low
# I casi in Svezia sono ai livelli di marzo, 30 ogni 100.000 abitanti
Il Paese scandinavo sta vedendo una diminuzione nel numero dei contagi ed è tornato ai livelli di marzo con una media di casi settimanali per ogni 100.000 abitanti che si è attestata, al 16 settembre, a 30,4 secondo i dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Una cifra molto più bassa di Spagna e Francia, che ne registrano 281 e 162, inferiore a quella di paesi che hanno messo in campo misure molto più restrittive come il Regno Unito (55,6), l’Italia (32,8), la vicina Danimarca (52,4) e quasi pari a quella dell’altro grande Paese scandinavo, la Norvegia, con i suoi 28 contagi ogni 100mila abitanti.
# “Il numero dei casi è sceso a un livello più basso degli altri paesi europei, la mortalità è quasi zero e ci sono pochi casi in terapia intensiva.Siamo molto contenti di come stanno andando le cose.“
L’impressione è che la strategia di un lockdown soft, basato quasi esclusivamente sul buon senso dei cittadini, stia alla lunga dando i proprio frutti. L’epidemiologo di Stato, Anders Tegnell, intervistato alcuni giorni fa da France 24: “Siamo molto contenti di come stanno andando le cose, il numero dei casi è sceso negli ultimi mesi, siamo a un livello più basso della maggior parte dei Paesi europei. La mortalità è quasi zero e ci sono pochi casi in terapia intensiva”. Il suo approccio, che sta facendo discutere in tutto il mondo, lo ha reso una celebrità in patria dove è molto apprezzato dai suoi concittadini.
# “La nostra è una strategia più sostenibile, che puoi mantenere in atto per lungo tempo, invece della strategia che impone lockdown, poi riaperture, e poi di nuovo lockdown”
Lo scienziato ha attribuito questo risultato principalmente a due fattori, da una parte il fatto che i cittadini hanno seguito i consigli sul distanziamento fisico, e dall’altra sulla possibilità che nel frattempo si sia sviluppata comunque una certa immunità di gregge nella popolazione. “L’immunità non è mai stata un obiettivo, nel senso che di certo non volevamo che la gente si ammalasse di proposito”, ha garantito l’epidemiologo, sottolineando che le misure di social distancing sono state messe in campo, anche se non sono state imposte con la forza e sono state più leggere. Questo le avrebbe, a suo avviso, rese più semplici da seguire per molto tempo.
“La nostra è una strategia più sostenibile, che puoi mantenere in atto per lungo tempo, invece della strategia che impone lockdown, poi riaperture, e poi di nuovo lockdown”, ha spiegato anche se, ha concesso, “solo alla fine vedremo quanta differenza ha fatto”. Anche durante il picco di marzo le misure di quarantena sono state minime: sono state vietate le riunioni di oltre 50 persone (limite che ora è stato alzato però a 500) e le persone anziane, fragili o con sintomi sono state invitate a rimanere a casa. Però il governo ha lasciato aperte scuole, negozi e ristoranti, puntando solo su distanziamento sociale e sul senso di responsabilità dei cittadini, a cui ad esempio veniva chiesto di lavorare da casa quando possibile, ma a nessuno è stato imposto di indossare mascherine.
# La Svezia ha registrato un numero di morti, in proporzione alla popolazione, più basso rispetto ai Paesi che hanno attuato il lockdown più restrittivo
Per l’economia del Paese è stato un grosso vantaggio, ma dal punto di vista sanitario non tutto però ha funzionato come sperato e il numero di morti (5.860) è stato tra i più alti d’Europa in proporzione alla popolazione, anche se comunque più basso di Paesi che hanno scelto la quaratena rigida come Italia, Spagna, Belgio e Regno Unito.
Questo, secondo Tegnell, dimostrerebbe che non c’è una “completa” connessione tra la strategia e il numero dei casi e soprattutto dei decessi che sono dovuti a delle falle che purtroppo ci sono state nella protezione delle case di cura, dove appunto c’è stato il più alto numero di morti, come avvenuto anche nel Regno Unito. Ma il sistema sanitario in generale “ha retto” l’impatto della pandemia, ha rivendicato lo scienziato, secondo cui anzi, la scelta di non imporre misure restrittive lo ha aiutato perché il lockdown per gli ospedali “serve al Covid-19 ma avrebbe conseguenze negative in molte altre aree”, con migliaia di pazienti affetti da altre malattie che sarebbero messi in lista d’attesa con conseguenze spesso gravi.
Questo però non significa che il Paese sia fuori pericolo, anzi, e Tegnell non ha escluso l’insorgere di nuovi focolai, localizzati in diverse zone del Paese. “La malattia sarà ancora con noi per molto tempo, e dobbiamo imparare a conviverci“, ha avvertito.
Fonte articolo: The Guardian
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