Due specificità dell’Italia colpiscono gli studi internazionali sulla pandemia Covid-19. L’altissimo tasso di letalità, oltre 32.000 morti in massima parte in alcune regioni del nord, e la durata: l’Italia è stata il primo paese europeo colpito quando ancora il virus si stava diffondendo soprattutto in Asia, è rimasto tra i tre più colpiti quando si è poi diffuso in Europa e, anche ora che il virus sta infiammando le Americhe, l’Italia rimane ancora tra i paesi al mondo con più decessi giornalieri. Quali sono le ragioni di questi tristi risultati? Secondo l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) si riferiscono a tre debolezze del nostro sistema sanitario.
COVID: più letale e più persistente in Italia. Le tre RAGIONI secondo l’OMS
Nel rapporto stilato dall’OMS An unprecedented challenge. Italy’s first response to Covid-19 viene esaminato l’operato del governo italiano e del sistema sanitario dal paziente zero al 30 aprile. Sono emerse tre criticità:
#1 Carenza di posti in terapia intensiva
L’insufficienza iniziale di posti disponibili in terapia intensiva è stato aggravato dal fatto che che il 20% dei pazienti ricoverati vi è rimasto per almeno 2 settimane e questo ha favorito il decesso di molte persone non sono nemmeno arrivate negli ospedali per mancanza di letti.
#2 Mancanza di dispositivi di protezione individuale per operatori sanitari e pazienti
I contagi hanno toccato medici e infermieri per una quota del 10% sul totale e di questi 153 sono morti per aver contratto il Coronavirus. La conseguenza della mancanza di dispositivi di protezione individuali hanno alimentato la diffusione del virus nelle Rsa dove sono deceduti il 3,3% degli ospiti, più alto in Lombardia (6,7% sul totale): in Italia poco meno della metà dei contagi per Covid-19 si sono originati proprio nelle RSA. Altri fattori determinanti sono stati la difficoltà di isolamento e di effettuare tamponi sugli ospiti.
Leggi anche: I dati sui contagi: oltre il 44% nelle RSA
#3 Almeno 100.000 anziani con patologie croniche sono rimasti senza cure
Il sistema sanitario impegnato sulla gestione della pandemia ha potato a trascurare i pazienti affetti da patologie diverse dal Coronavirus. Secondo lo studio realizzato da Codice Viola, un’associazione di persone affette da cancro al pancreas, il 37% delle prime visite oncologiche è stato cancellato, mentre il 40% di quelle di follow-up è stato rinviato, oltre al rinvio del 66% degli interventi chirurgici. Inoltre almeno 100.000 anziani con patologie croniche non hanno avuto accesso alle cure presso gli ospedali per la trasformazione degli stessi in centri Covid-19 e l’occupazione dei letti di terapia intensiva.
# Il record della Provincia di Trento: più che triplicati i posti della terapia intensiva dall’inizio dell’emergenza
Il dato sull’occupazione delle terapie intensive nei periodo di massimo affollamento mostra la capacità delle Regione di incrementare i posti in terapia intensiva rispetto alla disponibilità iniziale.
La Lombardia si posiziona nella parte alta della classifica, al quarto posto con il 161,50% di posti letti occupati in terapia intensiva rispetto a quelli disponibili all’inizio, il record spetta però a Trento con il 253,70%, seguito dalla Valle d’Aosta con 192,60% e dalla Provincia di Bolzano con 163,2%. Oltre a Piemonte e Marche, nessun’altra regione è andata in sofferenza sotto questo punto di vista avendo avuto sempre posti letti liberi, la Calabria non ha avuto particolari problemi. Vediamo questa particolare classifica.
Provincia di Trento: 253,70%
Valle d’Aosta: 192,60%
Provincia di Bolzano: 163,2%
Lombardia: 161,50%
Piemonte 142,40%
Marche: 114,2%
Liguria: 96,2%
Toscana: 78,8%
Veneto: 73,3%
Abruzzo: 69,8%
Umbria: 64%
Puglia: 52,6%
Friulia Venezia Giulia: 47,80%
Emilia Romagna: 43,3%
Lazio: 36,3%
Molise: 29,2%
Campania: 26,7%
Sardegna: 25,2%
Sicilia: 20,5%
Basilicata: 18,4%
Calabria: 14,3%
Fonte: ilsole24ore.com
FABIO MARCOMIN
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