“Se si pensa che il passaggio da 4.200 pazienti in terapia intensiva nei mesi terribili a poco meno di 50 oggi (dopo due mesi e mezzo dalla fine del lockdown), la diminuzione dei morti giornalieri da 8/900 a poche unità o al massimo decine, il crollo dei ricoverati in ospedale da quasi 30.000 a 700, se si pensa che tutti questi magnifici risultati consentano di affrontare la pandemia senza il terrore degli apocalittici che sembrano quasi dispiaciuti se le cose vanno meglio, allora è lecito, è giusto, è sano, è democratico dirlo
senza nemmeno essere sfiorati dal sospetto di un fantasmatico “negazionismo”. (Pierluigi Battista, Corriere della Sera).
Il professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, additato come negazionista insieme ad altri medici, replica alle accuse in un’intervista al quotidiano Libero, spiegando come il virus non sia più pericoloso.
Prof. BASSETTI: “Basta allarmi: il virus ha perso la sua carica virale e ora sappiamo gestirlo”
# L’emergenza sanitaria non c’è più
“L’emergenza sanitaria-ospedaliera non c’è più. In questo momento in Italia ci sono gli stessi ricoverati in gravi condizioni che potrebbero esserci in un solo reparto di terapia intensiva. Tra i nuovi contagiati poi, quasi nessuno finisce in rianimazione. Ricordare questi dati vuol dire essere aderenti ai fatti”
# Il virus ha perso carica virale di oltre il 90%
Sul perché pochi soggetti vengano contagiati e di questi pochissimi in forma grave, il professore ha spiegato che: “Non c’è un’unica ragione. Innanzitutto il virus adesso sta circolando meno: a marzo il 35% dei tamponi eseguiti dava esito positivo, mentre adesso è lo 0,55%.” E poi il coronavirus ha perso carica virale: “se prima il numero di particelle infettive di virus era di 100, adesso è di 10 o anche meno e quindi ci si difende più facilmente. In più, ora sappiamo trattare meglio questa malattia, intercettando i contagiati rapidamente e sottoponendoli alle giuste terapie. Da ultimo, è maturata una capacità dell’ospite di adattarsi al virus. Insomma, abbiamo imparato a conviverci”.
# Vergognosa la definizione di negazionista: non pretendo che mi dicano grazie per aver curato i malati, ma almeno che non mi insultino
Come il Professor Zangrillo anche Bassetti sottolinea che “negazionista” viene solitamente attribuita a chi nega l’Olocausto, i crimini di Hitler, la persecuzione degli Ebrei e degli Armeni. Assurdo quindi rivolgerlo a chi ha lavorato in prima fila nelle corsie ospedaliere per salvare vite umane. “Non pretendo che mi dicano grazie, ma almeno che non mi insultino. E ribadisco: il mio è un ottimismo basato su dati. Piuttosto considero masochista e da matti l’atteggiamento di chi continua a fare terrorismo psicologico. Penso a un importante quotidiano italiano che dedica una dozzina di pagine al coronavirus alimentando allarmismo. Nessun altro giornale in Europa lo fa. Diamo così all’estero un’immagine dell’Italia che non corrisponde al vero, dato che siamo uno dei Paesi europei messi meglio“.
# Pronto a fare le valigie se manca la libertà
Massimo Galli ha parlato di messaggi pericolosi divulgati da chi non ha il titolo per farlo. Bassetti risponde che: “Stimo troppo il prof. Galli per pensare che fosse a conoscenza della mia presenza a quel convegno. Credo che le sue frasi fossero riferite ai politici. In generale mi preoccupa una Scienza concepita sul modello Cina o Corea del Nord, in cui non c’è spazio per la pluralità delle idee. La medicina è una scienza inesatta che si regge su ipotesi diverse, non su un pensiero imposto. E poi mi sorprende che le critiche arrivino da presunti esperti che in realtà esperti non sono e si sono autobattezzati tali. Basti vedere i loro curricula: gente che finora si era occupata di zanzare, che in rianimazione non è mai entrata e che magari ha una produzione scientifica scarsissima. I loro giudizi riflettono lo scollamento di chi sta al centro rispetto ai territori dove si è combattuto il virus”.
# Cosa accadrà in autunno? Temo l’effetto panico
“Quello che abbiamo visto a marzo non si potrà più ripetere: adesso i focolai vengono individuati e trattati prontamente. Ciò che temo in autunno è l’effetto panico: al primo starnuto c’è il rischio che la gente impazzisca e si riversi in ospedale, non riuscendo a distinguere un’influenza stagionale dal Covid. Non è detto che uno starnuto sia sintomo del Covid, Servirebbero perciò messaggi chiari su come comportarsi in caso di sintomi influenzali e soprattutto una comunicazione meno allarmistica”.
Fonti: intervista di Gianluca Veneziani al dottor Bassetti pubblicata su Libero e Il Giornale
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