Nella conferenza stampa della sera del 26 aprile il premier Giuseppe Conte ha svelato il calendario della riapertura del Paese in uscita dal lockdown del 9 marzo. In realtà non si tratta di una vera e propria fase due, ma di una transizione tra la chiusura totale e una iniziale riapertura di alcune attività. Vediamo cosa cambierà
🔴 Il 4 maggio via con la fase 1s
La prima notizia è che le prime aperture che sembravano poter avvenire fin dal 27 aprile avranno invece luogo il 4 maggio. Fino ad allora nulla cambia. Le prime attività a riaprire saranno i cantieri, le attività produttive e il commercio all’ingrosso. Poco cambierà in città, con bar e ristoranti che rimarranno chiusi al pubblico ma potranno affiancare al delivery la vendita ad asporto. Restano in vigore le limitazioni per i cittadini che dovranno munirsi di autocertificazione per spostarsi al di fuori del loro domicilio. Tra le cause di uscita si aggiunge però la visita ai propri familiari ma solo entro la stessa regione. Si potrà praticare attività sportive all’aperto ma in solitaria, con distanza minima di due metri. I parchi potranno riaprire anche se i sindaci avranno facoltà di limitarne gli ingressi. E’ confermato il divieto a lasciare la regione. Dal 4 si potranno celebrare i funerali ma non oltre le 15 persone distanziate. Restano i divieti per ogni altro tipo di assembramento. Le disposizioni del nuovo Dpcm per la Fase 2 saranno valide dal 4 al 17 maggio 2020. L’elenco di attività che possono riaprire il 4 maggio lo si trova in questo PDF con i codici Ateco:
Dal 18 maggio
Dal 18 maggio potranno riaprire le attività di vendita al dettaglio, le mostre e i musei.
Dal 1 giugno potranno riaprire bar, ristoranti e attività di «cura della persona» (parrucchieri, centri estetici etc). Nessuna data certa sulla riapertura dei confini regionali o sulla ripartenza delle scuole.
Gestione dei contagi: APP, tamponi e test sierologici?
Il primo ministro non ha fatto menzione sulle modalità di individuazione e tracciamento dei contagi che sono alla base dei sistemi di controllo dell’epidemia messi in atto in altri paesi, come Germania o Corea del Sud. In particolare, nessun cenno sull’app Immuni di cui tanto si è parlato nei giorni scorsi, né dei controlli con i tamponi, né dei test sierologici o della patente d’immunità. L’unica strategia di intervento nel caso in cui si tornasse ad avere un incremento dei contagi resterà quella del fare stare a casa le persone: “nel caso provvederemo a richiudere i rubinetti”, chiarisce Conte che a proposito del passaggio a una “fase tre” smorza ogni entusiasmo: “dovremo aspettare che si arrivi a una cura o a un vaccino”.
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