5 palazzi di Milano brutti ma sexy: immagini

Non è bello ciò che bello, ma è bello ciò che piace. Anche a Milano

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Credits paolomenozzi IG - Camera del lavoro Milano

Odiati da molti, ritenuti orrendi o fuori contesto da altri, alcuni edifici milanesi hanno saputo ritagliarsi un ruolo importante fino a diventare delle vere icone e simboli della città stessa. Scopriamo quali sono.

5 palazzi di Milano brutti ma sexy: immagini

#1 Torre Velasca, uno dei simboli più “odiati” di Milano

Credits: @amilanopuoi su IG

Progettata dallo Studio BBPR e realizzata tra il 1956 e il 1957, la Torre Velasca ospita negozi, uffici e appartamenti privati ed è uno dei simboli della città. Ora in fase di ristrutturazione, da sempre la sua caratteristica forma “a fungo” è oggetto di critiche, da molti è ritenuta un obbrobrio, anche se non mancano gli ammiratori. Questa forte contrapposizione di giudizio tra i i milanesi e studiosi d’arte ha contribuito ad accrescere la sua fama e ad affermarla come uno dei simbolo di Milano.

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#2 Ca’ brutta, una delle tappe fondamentali dell’architettura italiana

Credits: @attangelox IG – Ca’ Brutta

Ca’ Brutta è ritenuta una delle tappe fondamentali dell’architettura italiana, dato che in questa struttura sono presenti, primi fra tutti, i caratteri con cui verranno edificati tutti i condomini del futuro. Edificata tra il 1919 e il 1922 ad opera dell’Architetto Giovanni Muzio si costituisce da due blocchi: il primo che ricalca gli antichi palazzi nobiliari milanesi, con una corte interna, mentre il secondo è lineare e si trova dall’altra parte del cortile interno. Questo edificio in via della Moscova all’angolo con Via Turati ha fatto molto discutere al momento della sua ultimazione, tra entusiasti e conformisti, con i secondi che hanno “vinto” affibbiandole il nome di Ca’ Brutta. 

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#3 Rasini, il palazzo a due facce di Milano

Torre e Palazzo Rasini

Il complesso architettonico è formato da Palazzo Rasini di sei piani, con attaccata una torre di dodici piani, che ha in cima una terrazza da cui si gode la vista sopra i Giardini di Porta Venezia. Palazzo Rasini è in marmo bianco, la torre in mattoni a vista. Progettato da Emilio Lanci e Giò Ponti e terminato nel 1935, questo “gruppo di case” di diverso stile e altezza fa storcere il naso a molti milanesi ma è considerato ormai un’icona della città.

L’edificio è curioso proprio per il netto contrasto tra le due parti che lo compongono: «c’è forse più Lancia nella “torre” (fuorché nelle terrazze a gradoni degli ultimi piani, tipica soluzione pontiana) e più Ponti nella cubica “villa”». Una differenziazione così marcata che per molti testimoniava la crisi professionale dei due architetti: si divisero proprio dopo questo loro ultimo progetto.

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#4 Palazzo della Camera del Lavoro, l’edificio con le braccia

Credits paolomenozzi IG – Camera del lavoro Milano

Questo storico edificio situato al n. 43 di Corso di Porta Vittoria, oggi sede del Palazzo della Camera del Lavoro e un tempo dei Sindacati Fascisti dell’Industria fu eretto fra il 1930 e il 1932. Progettato dagli architetti Angelo Bordoni, Luigi Caneva e Antonio Carminati, e modificato dopo la Seconda Guerra Mondiale per rimuovere i simboli del tragico ventennio, si presenta con una forma ad U che si apre sul corso e con due braccia laterali di quattro piani. Al centro si erge invece una torre di 48 metri. Il suo stile monumentale e duro non è esente da critiche ma rimane una delle architetture più riconoscibili di Milano.

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#5 Torre Snia Viscosa, il “rubanuvole” di San Babila

Torre Snia Viscosa. Credits: @vittoriocastracane IG

Inaugurato nel 1937 la Torre Snia Viscosa è stato il primo grattacielo cittadino e per 14 anni il più alto con i suoi 59,25 metri. Meglio conosciuta come Torre San Babila, si presenta con un’architettura sobria, curata e di stampo fascista e nonostante si trovi in pieno centro storico non è mai stata tanto amata dai milanesi. Il nomignolo “rubanuvole” con cui è stata appellata dai cronisti dell’epoca sta a sottolineare questa scarsa considerazione, ma nonostante tutto continua a dominare piazza San Babila.

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FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.

1 COMMENTO

  1. Praticamente questo articolo è volto a denigrare e demonizzare tutti i palazzi di architettura in stile razionalista, che rappresenta lo stile predominate assieme a quello Liberty che combaciano molto bene assieme dato che presentano entrambi i linee speculari e voluminose. Questi palazzi soni iconici, soprattutto perché nell’ampiezza della storia razionalista sono unici nei loro generi. Piuttosto i grattacieli di Porta Nuova, giganti di cemento con vetrate tutte pressoché uguali, l’architettura moderna è un evoluzione del razionalismo, ancora più assottigliato, privo di fregi e allori.

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