Milano è una metropoli con carattere europeo, talmente abituata a confrontarsi con cose che non le appartengono, di default, che quasi ha perso un carattere predominante che la identifichi: la nebbia, che non c’è più, lo stress, che è arrivato in ogni parte d’Italia, il lavoro, ahimè anche questo latita di tanto in tanto. Ma se c’è una cosa che ancora non si può negare è che i milanesi almeno agli occhi di chi arriva da fuori sembrano quasi sempre la stessa persona: ordinati, metodici, amanti della bella vita, fighettini, manager anche se sono dog-sitter o commessi, con ogni rispetto di queste due categorie di super lavoratori. Tuttavia esistono dei milanesi atipici, talmente tanto che c’è chi non crede alla loro esistenza.
7 milanesi atipici: c’è chi non crede alla loro esistenza
#1 Il cinese milanese (il Milacinese)
Sono i nuovi milanesi: i milacinesi, quelli della generazione Z, figli dei primi cinesi trasferiti a Milano negli anni ’90. Vestono come Guè Pequeno, con gli occhi a mandorla e i capelli liscissimi che ondulano ad ogni passo, vanno in giro con tecnologia portatile all’ultimo grido e se li chiami “cinciullai” ti rispondono: “wè, àlura?”. Sulla carta d’identità hanno scritto “luogo di nascita: Milano”, non hanno mai preparato un riso alla cantonese e non sanno minimamente come sia fatta Canton, la città natale dei genitori.
#2 Il milanese impiegato nella pubblica amministrazione
Beh si, in una città dove sono tutti Junior e Senior manager di multinazionali straniere, tutti piccoli – medi imprenditori, tutti dirigenti, avvocati, magistrati, dottori, personal trainer, il milanese impiegato nella pubblica amministrazione, è atipico ma esiste. In Comune, in Regione, allo Stadio, e perfino nelle caserme Interregionali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, così come alla Caserma Santa Barbara in Perrucchetti o in Piazza Novelli, anche Milano ha la sua fetta di impiegati nelle Pubblica Amministrazione.
#3 Il milanese che non tifa né Milan, né Inter, né Juventus
Ma per il Napoli, la Bari, o la Roma, la Samp, il Bologna, il Lecce. Perché Milano ha accolto tutti, ha avuto generazioni di lavoratori partiti dal Sud, dal Centro e, questi, come i cinesi di cui sopra, hanno fecondato la generazione successiva lasciando le radici lì dove le avevano impiantate…e così oggi molti milanesi sono tifosi apolidi, non tifano per le tre grandi squadre del Nord ma per altre. Vanno allo stadio acquistando il biglietto del tifo di casa ma poi supportano la loro squadra. Sono milanesi atipici, stando alle stime di tifo cittadino ma, tuttavia, esistenti.
#4 Il milanese che viene dal nord
Eh già, perché questa storia che a Milano sono tutti del Sud è la più grande bufala dopo quella della nebbia. Da Varese, da Como, dalla Svizzera. A Milano c’è gente del Nord, ci sono milanesi che vengono dal Nord, gente che per difformarsi dal mood cittadino degli appartamenti di 70 mq che costano come l’oro, hanno preferito la villetta ad Arese e la tranquillità del paesino a Nord di Milano o, ancora, la cittadina più piccola ma con tutti i servizi. Sono gli atipici ma veri, milanesi del Nord.
#5 Il milanese in pensione
Milano e lavoro è uno stereotipo tutto italico che nasce dal boom degli anni ’60 e continua fino ai giorni nostri. Dire vado a Milano è spesso seguito dalle parole “a lavorare” o “per lavoro” e l’antitesi del lavoro è proprio la pensione. Ma può essere che a Milano ci siano anche i pensionati? Ebbene sì, il milanese va in pensione, come tutti gli altri (almeno quelli della generazione scorsa) e se fai un giro a Corso XXII Marzo, il giovedì alle 9, puoi anche vederli. Ma siamo sicuri che tutti i milanesi pensionati vadano a controllare lo stato di avanzamento lavori dei cantieri? Qualche dubbio, perché il milanese pensionato quando va in pensione cerca un altro lavoro.
#6 Il milanese squattrinato
Milano, posto di ricchi: c’è chi ha i soldi e chi fa finta di averli, chi li guadagna lavorando e chi li guadagna con il genio, con il culo, con l’illegalità. Però a Milano devi avere i soldi, senza quelli potresti non essere in grado di capire la città e starne fuori. Restare fuori da un sistema economico, fuori dal business. Ma l’economia è un’onda sinusoidale, oggi sei povero, domani sei ricco e poi di nuovo povero, fa parte del gioco del lungo periodo. Pertanto non credi che possano esistere, a Milano, milanesi squattrinati, eppure è così. Si tratta di nobili decaduti perché hanno gestito male le loro carte, di chi ha troppo amato vivere la città, di chi ha rifiutato eredità imbarazzanti per stile di vita, di chi si è accontentato di poco e non è riuscito a stare al passo con il cambiamento. Sono milanesi atipici, talvolta li vedi anche di notte dormire su qualche cartone, ed esistono.
#7 Il milanese di Milano
Last but not least la categoria più impropria e più atipica di tutta la classifica: ma voi, lo sapevate che a Milano ci sono i milanesi di Milano? Tutti dicono di no, la cosa che più spesso sentirete dire è che “comunque i genitori non erano di Milano!”. E invece, rullo di tamburi, a Milano ci sono milanesi che da generazioni nascono e muoiono a Milano, lasciano genesi che si ripetono nel tempo e poco male se il cognome Hu ha superato Rossi già nel 2014, dieci anni fa, i longobardi sono atipici ma esistono, e insistono, su quella che è la loro città.
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MARCO POLITO
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