Cosa non ci sarà più a Milano tra 10 anni: le previsioni dei milanesi

Cosa sparirà da Milano in 10 anni? Lo abbiamo chiesto ai milanesi

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Via Pitteri - ph. @milanographies

Cosa sparirà da Milano in 10 anni? Lo abbiamo chiesto ai milanesi. Le risposte sono state varie, con alcune note di pessimismo. Ma tra le diverse risposte queste 5 sono risultate ricorrenti.

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Cosa non ci sarà più a Milano tra 10 anni: le previsioni dei milanesi

#1 “I milanesi veri” / “Quelli che parlano il dialetto

In molti hanno risposto così, d’altronde è un dato di fatto: la città sta diventando sempre più cosmopolita e multietnica. Gli abitanti stranieri di Milano rappresentano oltre il 21% della popolazione, pari a più di 300.000 residenti. I dati dell’anagrafe, riferiti al 2023, ci dicono che Milano ha raggiunto i 1.417.597 residenti e l’aumento è in gran parte dovuto all’immigrazione.

Il dialetto meneghino non se la passa però così male: questa variante della lingua lombarda è parlata (o forse solo compresa) da circa 310.000 persone. Un numero importante se consideriamo da un lato che l’italiano è la lingua franca del Paese e dell’altro, come dicevamo prima, l’alto tasso di “milanesi non milanesi”.

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Detto ciò, il rischio che il dialetto svanisca del tutto è concreto e un impegno di Comune e Regione per preservare questa lingua potrebbe essere una cosa intelligente. Si potrebbe fare, per esempio, introducendo un’ora (o due) a settimana di dialetto nelle scuole.

Probabilmente il milanese non tornerà mai in auge come lingua ufficiale, ma è una specificità che potrebbe contribuire a distinguere Milano sia dalle altre città d’Italia che dalle altre città del mondo: immaginate la capitale economica di un Paese con una lingua tutta sua.

#2 Beppe Sala sindaco di Milano

Altra verità evidente, che numerosi milanesi hanno tenuto a sottolineare: tra dieci anni Beppe Sala non sarà più al comando di Milano. Con ogni probabilità le prossime elezioni si terranno nella primavera del 2027 e il sindaco in carico, 19° in Lombardia nella classifica del gradimento del Sole 24 Ore, si appresta a terminare la sua lunga esperienza amministrativa.

Negli anni passati, Sala ha rappresentato un punto di riferimento per il centro-sinistra cittadino: se nel 2016 ha vinto per un soffio lo scontro con il candidato del centro-destra, Stefano Parisi, (41,7 contro 40,7), nel 2021 ha sconfitto platealmente l’avversario Luca Bernardo, con un 57,7% a 32%.

Ancora è presto, ma, ipotizzando i possibili sostituti di centro-sinistra, si è vociferato sul giornalista Luigi Calabresi che ha negato però ogni ambizione politica. Tra gli altri nomi che stanno iniziando a circolare ci sono quelli di Urbano Cairo e di Ferruccio Resta, che piace anche a destra, dove aumentano i consensi per Regina De Albertis.

In ogni caso, tra dieci anni Beppe Sala non sarà più Sindaco di Milano e sono diversi i milanesi curiosi di capire se rimarrà in politica o meno.

#3 Le auto private

“Le auto” si piazza al terzo posto nelle previsioni dei milanesi. Alcuni lo auspicano, altri lo temono. Negli ultimi anni, l’amministrazione comunale ha già intrapreso passi concreti in questa direzione, per esempio ampliando le aree a traffico limitato come l’Area B e l’Area C dove dal 2025 il Comune ha deciso di estendere il pedaggio anche ai weekend, riducendo ulteriormente il traffico nel centro.

Prevedere che la Milano del 2034 senza auto rischia di essere un po’ azzardato, ma non c’è dubbio che il tema sarà sempre più caldo. Prima o poi, con ogni probabilità, il suolo di Milano sarà off-limits per le auto, forse con l’unica eccezione di quelle elettriche. Speriamo, per allora, di aver inventato nuovi mezzi di trasporto o, perché no, nuovi tipi di strade. Magari sopraelevate o sotterranee.

#4 “Il ceto medio” e “l’architettura classica milanese”

Appaiate al quarto posto due previsioni che si assomigliano. Si tratta di due preoccupazioni diffuse: la sparizione del ceto medio e dell’architettura classica milanese.

La classe medio-borghese sta subendo una progressiva erosione, come evidenziato dal report 2023 della Caritas, che segnala un aumento del 17,9% delle persone che si sono rivolte ai centri di ascolto nel 2023, raggiungendo 17.238 casi. Nello specifico delle preoccupazioni per la “classe medio-borghese”, va sottolineato che tra le persone che si sono rivolte alla Caritas nel 2023, il 23,9% ha dichiarato che la propria occupazione non garantisce un reddito sufficiente. L’80,9% degli occupati che si sono rivolti alla Caritas dichiara di aver avuto problemi economici. Accompagnando questi dati al costo della vita, le prospettive per il futuro appaiono preoccupanti.

Il tema architettonico è complesso e, come ogni forma d’arte, soggetto ai gusti personali: i grattacieli e lo stile futurista possono piacere o meno. Ma Milano, la “Grande Mela d’Italia”, ha una storia che poche città al mondo possono eguagliare, una ricchezza culturale che la stessa New York, pur straordinaria, non possiede.

Se anche lo skyline milanese si avvicinerà sempre più a quello delle grandi metropoli moderne, il Duomo, il Castello Sforzesco, la Darsena dei Navigli e la basilica di Sant’Ambrogio rimarranno lì, radicati nel cuore della città, come custodi di una storia millenaria. Essi ci ricordano ogni giorno il punto di partenza di Milano e la profondità culturale da cui trae origine la sua identità, invitandoci a non dimenticare il passato anche mentre si guarda verso il futuro.

#5 “Le piccole botteghe”

 

Credits: Ideogram.AI

“Spariranno le piccole botteghe” chiude la lista delle previsioni più ricorrenti. In realtà si tratta di un fatto già in atto: le piccole botteghe stanno già sparendo. Milano sta affrontando una progressiva desertificazione commerciale: sempre più negozi locali stanno chiudendo, sostituiti da appartamenti, molti dei quali destinati a locazioni brevi.

Questo fenomeno, in crescita silenziosa, riguarda soprattutto le piccole attività come mercerie, panetterie e ristoranti di quartiere. Nel 2024, la Lombardia perderà quasi 5.000 negozi, con Milano che non fa eccezione. Le piccole botteghe sono rimpiazzate da catene di fast fashion, franchising e ristoranti, mentre i locali vengono trasformati in abitazioni o destinati ad affitti brevi, molto più redditizi rispetto agli affitti tradizionali.

Se da un lato il mercato immobiliare non può che rispondere alla crescente domanda di alloggi temporanei, dall’altro, la città rischia oggettivamente di perdere il suo carattere autentico. In questo contesto, è naturale che in molti si preoccupino: a meno di non trovare una soluzione, tra dieci anni, Milano potrebbe trovarsi a perdere forse la cosa più importante: la sua anima. Sostituita da quella di una città sempre più simile a una qualsiasi altra metropoli turistica.

Continua la lettura con: Le 5 cose che mancano di più nella Milano di oggi

MATTEO RESPINTI

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Matteo Respinti
Nato a Milano, l'11 settembre 2002, studio filosofia all'Università Statale di Milano. Appassionato, tra le tante cose, di cultura e filosofia politica, mi impegno, su ogni fronte alla mia portata, per fornire il mio contributo allo sviluppo della mia città, della mia regione e del mio Paese. Amo la mia città, Milano, per il racconto di ciò che è stata e per ciò che sono sicuro possa tornare a essere.