Il «Palazzo Jazz» di Milano

Un capolavoro di "edilizia artistica"

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Credits: fondoambiente.it
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Una delle attrazioni della zona di corso Venezia: il «palazzo Jazz» di Milano per sua forma particolare. Anche utilizzato per registrare un lungometraggio di Michelangelo Antonioni.

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Il «Palazzo Jazz» di Milano

# Il palazzo Fidia: l’edilizia artistica di Aldo Andreani

Il Palazzo Fidia si trova alle spalle di corso Venezia, nello specifico in via Melegari 2. Risalente alla seconda metà degli anni Venti, è la massima rappresentazione artistica dell’architetto Aldo Andreani.

Nove piani in una pianta a V, presenta delle facciate di notevole caratterizzazione ed espressione di originalità e creatività dell’architetto. Grazie allo stile particolare di finestre di ogni foggia inimmaginabile e di bow-window tondi, di cornici, ghiere e dentellature, questo palazzo riesce ad attirare l’attenzione dei passanti.

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# La “sarabanda sfrenata” o “jazz architettonico”

Credits: fondoambiente.it

Edificato a partire nel 1929, il palazzo è uno degli elementi dell’area del giardino Serbelloni. Avviata dal “Piano generale di edificazione in terra Sola-Busca” all’epoca di proprietà del conte Gian Ludovico Sola Cabiati, il monumento godeva della vista su un vasto giardino ricco di alberi, salvaguardati successivamente anche da Aldo Andreani. Il progetto iniziale venne presentato nel 1924 e teneva in considerazione anche le aree circostanti.

L’edificio stravagante venne considerato come una “sarabanda sfrenata” o un “jazz architettonico”. Per la sua particolarità, verrà utilizzato nel 1950 dal regista Michelangelo Antonioni per la registrazione di alcune scene del suo primo lungometraggio con protagonista Lucia Bosè che, con un abito da sera, si appoggia disperata al portale del palazzo mentre vede l’amante allontanarsi in taxi.

# La cura ai dettagli: dalla scelta del marmo, alla scalinata dalle linee elicoidali

Credits: fondoambiente.it

Sono presenti numerosi archetti e archi a vento, nicchie e pensiline, timpani e balaustre, pigne e pinnacoli. Possiamo dire che l’architetto ha fatto un minestrone di idee da leccarsi i baffi. Notevole attenzione ai dettagli è stata data all‘atrio, prevalentemente in marmo, che anticipa una scalinata dalle sinuose linee elicoidali. Il richiamo a più stili, la mescolanza di forme e la scelta dei materiali rendo questo palazzo uno dei più originali ed artistici del capoluogo lombardo, nettamente in contrasto con la cultura edile moderna dove la perfezione lineare predomina sull’imperfezione artistica.

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MARCO ABATE

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Marco Abate
Laureando in Scienze dell’Organizzazione presso l’Università Bicocca di Milano. Nato a Monza e da sempre amante della tecnologia e degli animali. Affascinato dai social network e dalla creazione di contenuti multimediali.

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