Un tempo si chiamava Corso di Porta Comasina: era la direttrice che portava da Milano verso il lago di Como. Proprio gli artigiani provenienti da Como e dintorni furono i primi a colonizzarla con le loro botteghe: di quelle botteghe ormai non c’è più traccia, eppure fra palazzi prestigiosi e tipici luoghi della movida, la strada che ha ceduto il nome di Como al Corso che la porta avanti oltre la Porta di Piazza XXV Aprile, conserva locali che portano avanti fieri la loro storia. Vediamo quelli più celebri.
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Gli Highlander di corso Garibaldi: quelli che non mollano mai
# Macelleria Garibaldi
In Corso Garibaldi 11 la storica macelleria molto amata dai milanesi Doc. Tra le carni celebri ci sono i fagottini di vitello, gli straccetti di manzo marinati al rosmarino, i cordon blue fatti in casa oltre alle classiche costine, le costate e il cappone. Voto recensioni google: 4,6/5
# Teatro Studio Melato, già Teatro Fossati dalle “due facce”: primo in Italia a sperimentare la luce elettrica e con ospiti del calibro di Kakfa
Oggi intitolato a Mariangela Melato, la grande attrice milanese scomparsa nel 2013, il teatro Studio nasce su iniziativa di Giorgio Strehler nel 1986 per ospitare la sede della sua Scuola di Teatro. Il lungo lavoro di restauro è stato curato dall’Architetto Marco Zanuso e ha riportato alla luce l’antico teatro Fossati, fondato dall’omonimo imprenditore a metà dell’Ottocento. Voto recensioni google: 4,6/5
Il teatro ha due facciate: una verso via Rivoli e l’altra su Corso Garibaldi. Nel 1881 fu il primo teatro in Italia a sperimentare la luce elettrica. Accolse ospiti di rilievo, tra cui Franz Kafka nel 1912. Le ultime locandine risalgono al 1925. Negli anni successivi fu adibito a cinema e successivamente chiuso, finché il fondatore del Piccolo Teatro volle dargli nuovo lustro. Oggi è amatissimo dai registi più sperimentali per la sua caratteristica forma ovale.
# La Casa degli Artisti, rinata 110 anni dalla fondazione originaria
Inaugurata il primo febbraio del 2020, la Casa degli Artisti è il risultato di un progetto ambizioso di Milano città della cultura. L’attività è ripresa a 110 anni dalla fondazione originaria: la sua finalità è di essere luogo di accoglienza per artisti provenienti da tutto il mondo, che vengono ospitati qui per poter produrre in condizioni ottimali una loro nuova opera, che sia di teatro o arti visive o multimediali, che nasca a diretto contatto con la città. In Corso Garibaldi 89/A, angolo Via Tommaso da Cazzaniga. Voto recensioni google: 4,5/5
# Biciclette Rossignoli
1900. L’anno di nascita del negozio delle biciclette Rossignoli, un mito assoluto per gli amanti delle due ruote, con una gestione familiare arrivata oggi alla quinta generazione. Nel 2021 il Comune di Milano ha conferito a Rossignoli l’Ambrogino. In Corso Garibaldi 71. Voto recensioni google: 4,2/5
# Frutteto Garibaldi
Altra bottega storica di Milano in corso Garibaldi 18. Dagli anni ’40 colora il corso con i suoi colori valorizzati con un’esposizione curatissima. Frutta e verdura sempre freschissime, conserve e prodotti locali non facilmente reperibili e di prima scelta. Voto recensioni google: 4,3/5
# Libreria del Tempo Ritrovato
La libreria tempo ritrovato nasce dalla trasformazione del Bistrò del Tempo Ritrovato, caffè-libreria attivo a Milano dal 2007 al 2016. Trasferito da via Foppa in Corso Garibaldi si concentra ora esclusivamente sull’attività libraria puntando su piccoli editori indipendenti. Voto recensioni google: 4,7/5
# Chi invece ha mollato: la Libreria del mondo offeso
Tra gli Highlander c’è anche chi non ce l’ha fatta. Era il caffè letterario per condividere il piacere della lettura, guidati dai consigli di Laura. Ha chiuso l’estate scorsa. Lo ricordiamo per l’orologio vintage che segnava orgogliosamente le cinque meno un quarto. Un orologio fermo era il segno che il mondo si fermava alla Libreria del mondo offeso. Il nome del locale, aperto da Laura nel 2008, veniva da un romanzo di Elio Vittorini, “Conversazioni in Sicilia”, in cui lo scrittore dedica un capitolo al “dolore dell’umano genere”, perché sì, noi soffriamo “per il dolore del mondo offeso”.
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ANDREA ZOPPOLATO
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