I 10 nomi di battesimo più diffusi a Milano (con il loro significato)

Chiara? Leonardo? Alessandro? Quali sono i nomi più diffusi a Milano e, soprattutto, qual è il loro significato?

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Credits: chiamamicitta.it Nomi

Dei nomi di battesimo meneghini si è parlato spesso, perché rispetto ad anni or sono dove erano tutti italiani o quasi, è da tempo che si fanno strada anche nomi (e cognomi) di altre culture, frutto dell’incessante correre dei tempi, degli italiani di seconda generazione e di città sempre più multietniche, con tutto il bello e il ricco che da ciò può derivare. Naturalmente i nomi milanesi d’origine italiana restano per la maggiore. Questi sono i dieci, divisi fra donne e uomini, che erano e restano ancora i più in voga.

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I 10 nomi di battesimo più diffusi a Milano (con il loro significato)

# Giulia: sacra a Giove

Proviene del latino Iulia o Julia, ovvero la forma femminile del cognomen romano Iulius, tipico della gens Iulia, e potrebbe risalire a Iovilios (“sacro a Giove o discendente da Giove”). Nome molto diffuso per donne e ragazze di mezza età, anche se ultimamente sta ritornando in auge fra le neonate degli ultimi anni.

# Mattia: dono di Dio

Ph. @mattia_stanga IG

Mattia deriva dal greco biblico “Matthias”, composto dai termini “mattath” (dono) e “Yah” (abbreviazione di YHWH, il nome ebraico di Dio). Nome molto giovanile, diffusosi dagli anni ’90 in poi e davvero poco da adulti (esattamente il contrario di Franco, che è il nome adulto per antonomasia. Pensateci: avete mai conosciuto un bimbo di nome Franco? Noi no).

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# Chiara, destinata alla fama

Dall’imperiale clarus, alias “luminoso”, “chiaro” (poi esteso, in senso figurato, a “illustre”, “famoso”). Analogo per significato al nome Clarenzio (suo corrispettivo maschile non esattamente diffusissimo). Chiara è un nome di donna che si addice a tutte le età e che stona con pochissimi cognomi. Un classico intramontabile.

# Luigi, il guerriero germanico

 

Vari corridoi di passaggio che partono da un antico nome germanico, più precisamente francone, Chlodowich, Hlodwig o Hlodowig, si sviluppò prima nelle forma Clodovicus, divenuta poi Ludovicus e quindi Looïs e Luis in francese antico, e da lì giunta in italiano come Luigi. Dalle origini vuole dire “illustre guerriero”. È un nome maschile che generalmente appartiene a signori di una certa età. Genitori o cari nonnini, nella maggior parte dei casi chiamati Gino da figli, nipoti o compagni di bocce e giochi di carte (non ce ne vogliano i giovani Luigi d’oggi, beninteso).

# Martina, sacra a Marte

Provenienza dal supernomen latino Martina, femminile di Martinus, basato sul nome del dio romano Marte (in latino Mars, genitiva Martis), vuol dire “sacra a Marte/dedicata a Marte”. Anche questo, come Mattia per i maschietti, è un nome abbastanza moderno, con inevitabili eccezioni di età maggiore che confermano la regola.

# Alessandro, il difensore degli uomini

Alessandro Magno

Nome maschile per antonomasia, Alessandro deriva dal greco “Alexandros”, composto dai termini “alexo” (difendere, aiutare) e “andros” (uomo). Per questo, il suo significato è interpretato come “uomo che difende”. Diffuso in tutta Italia, a Milano non è da meno, e abbraccia praticamente tutte le generazioni. Con l’unica differenza che ai grandi è associato spesso il diminutivo Sandro, mentre i più piccoli rispondono da sempre all’appellativo Alex.

# Sofia, la saggezza

Credits: shuki98 IG – Sofia

Eredità del greco antico σοφία (sophia), che letteralmente significa “sapienza”, “saggezza” (la stessa radice da cui sono tratti Sofocle e Sofronio). Nome comune fra la nobiltà medievale europea, oggi conserva la sua eleganza e appartiene a una vasta gamma di età, con una strizzatina d’occhio alle maggiori età.

# Leonardo, forte come un leone

Dal longobardo Leonhard, composto dagli elementi germanici levon (o lewo, “leone”, un prestito latino, da cui anche Leonilda) e hard (o hardu, “forte”, “valoroso”, “coraggioso”). Da sempre interpretato come “forte come un leone” o anche “leone coraggioso”, “leone ardito”. Non fra le primissime scelte a Milano, ma in grande rispolvero da qualche anno fra i nuovi nati, mentre per chi è da tempo negli anta è abbastanza comune. Potremmo dire quindi che è un nome che non ha una via di mezzo. O appartiene ai più grandi, o ai più grandi di domani nati di recente.

# Sara, la principessa

Sara Simeoni

Deriva dall’ebraico שָׂרָה (Sarah), che significa “signora” o “principessa”; è un nome di tradizione biblica, essendo portato dalla moglie di Abramo e madre di Isacco, Sara, il cui nome venne cambiato da Dio. Come per Alessandro, è un imperituro e compatto nome di battesimo che non passa mai di moda.

# Lorenzo, uomo d’alloro

Per chiudere, estraiamo l’ultimo dei nomi maschili dal latino “Laurentius”, che denotava inizialmente un abitante di Laurentum, antica città del Lazio. Secondo la tradizione, questa città era stata edificata in un luogo ricco di piante di alloro (in latino “laurus”), da cui deriva appunto Lorenzo. Un gran bel nome per tutte le età che, come Leonardo, da anni sta vivendo un’impennata fra i nuovi nati.

Sì, lo sappiamo, stavate per commentare che manca Ambrogio, vero?

Sant’Ambrogio

Non ce ne siamo dimenticati. Semplicemente, il tema di oggi verte sui nomi più diffusi a Milano e (udite udite) Ambrogio è un nome che trova sempre meno riscontro fra i maschietti meneghini. Naturalmente era in voga molti anni fa e per fortuna ci sono tanti cari nonno Ambrogio in giro per la città, ma recentemente ha avuto un po’ un calo.

Tendenza da invertire, no? Genitori di domani che attendete un maschietto a Milano… Noi un suggerimento ve l’abbiamo dato. Fate il vostro gioco!

Continua la lettura con: 7 cose che LE MILANESI AMANO delle MILANESI

CARLO CHIODO

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Carlo Chiodo
Nasco a marzo del 1981. Milanese moderno, ostinato e sognatore, alla costante ricerca di una direzione eclettica di vita. Laurea in Lingue e Comunicazione, sono appassionato di storia contemporanea, amante del cinema e del surf da onda. Dopo il romanzo d'esordio (Testa Vado Croce Rimango, 2016) ho pubblicato con Giovane Holden edizioni una silloge di racconti (Diario di Bordo, 2020).

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