All’interno di una città che rappresenta una traccia straordinaria della contemporaneità nel contesto urbanistico e sociale dell’Emilia Romagna, l’archistar Santiago Calatrava ha lasciato il segno.
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I 3 ponti di Calatrava: una meraviglia dell’architettura in un luogo inaspettato
# Dalle porte medievali alle infrastrutture contemporanee

Ponti Calatrava
Nel 2002 la città di Reggio Emilia mette in atto un progetto di riqualificazione dell’area nord del Comune, in occasione del passaggio della linea ferroviaria ad alta velocità che da Milano, prima di giungere a Bologna, si ferma a Reggio Emilia. Ed è grazie a questo progetto che compaiono i 3 ponti dell’Archistar Calatrava, diventati ora le nuove porte della città. Ponti che, in un certo senso, vanno a sostituire le nove entrate del Medioevo, presenti lungo la cinta muraria. Se prima erano queste che, oltre alla funzione difensiva, accoglievano coloro che volevano entrare a Reggio Emilia, ora ci sono i 3 ponti e la stazione Av Mediopadana a svolgere questa funzione.
# Una infrastruttura diventata attrazione turistica

Ponte Calatrava
“I nuovi ponti consolidano il legame fra Reggio e la cultura internazionale e, nel contempo, sono luogo di incontro, di ricucitura fra la città e il suo territorio, fra ambiti sociali diversi: potranno essere ‘vissuti’ ogni giorno dai cittadini come luogo di comunicazione simbolico e della concreta realtà quotidiana”, spiega il sindaco di Reggio Emilia. I ponti fanno parte, in realtà, di un progetto più ampio dal nome “Le Vele” che va a comprendere anche la linea ferroviaria ad alta velocità e la copertura ad onda del casello dell’autostrada A1.
I 3 ponti di Calatrava sono un elogio alla contemporaneità e si inseriscono in una città che abbraccia volentieri le nuove architetture, basta guardare la sua stazione. Il bello è che sono diventate vere attrazioni turistiche. Effettivamente i ponti sono attraversati, probabilmente, da 100 mila persone al giorno e l’architetto, alla funzionalità, ha voluto aggiungere la bellezza. Inoltre, Calatrava afferma che ha voluto stabilire un legame con il territorio creando un occhio nella spalla del ponte, non necessario all’infrastruttura, ma per ricordare il rosone del Duomo di Reggio Emilia.
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BEATRICE BARAZZETTI
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