I 7 tipi più odiosi di Milano (e non solo)

Ci sono persone che esternano le loro frustrazioni in un modo davvero poco compatibile con il vivere in comunità. Ecco quali sono le peggiori da cui dovete ad ogni costo stare alla larga

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Le grandi città sono contenitori di scambi culturali, crocevia di opportunità, garantiscono evasione mentale, interazione sociale e ci rendono quel tanto internazionali da renderci speciali agli occhi della provincia. Ma le città sono anche il crogiolo dello stress e delle frustrazioni che a fatica si cercano di gestire, compatibilmente con un’apparenza educata e cordiale tipica delle civiltà evolute. Premettendo che nessuno di noi è esente dalla frustrazioni, ci sono persone che esternano la loro rabbia in un modo davvero poco compatibile con il vivere in comunità. 

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I 7 tipi più odiosi di Milano (e non solo)

#1 Automobilisti e scuteristi insofferenti allo scorrere del tempo

Quelli che neanche è scattato il verde e son già pronti a suonare il clacson in via preventiva per poi superarti e insultarti così, perché davi l’impressione di un perditempo. Inutile dire che detestano i pedoni che ai loro occhi è gente che vaga senza direzione.

#2 I negozianti che non sopportano i clienti

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Sono li che aspettano una qualsiasi domanda per risponderti con tono acido, screditante. Godono nel farti sentire un cretino per mettersi in tasca a fine giornata un “pari patta” che riequilibri la loro frustrazione di star lì fino a sera senza guadagnare un granché.

#3 Gli impiegati degli uffici pubblici che ti trattano a pesci in faccia

Fonte: ilmessaggero.it

Prima di attirarmi le ire di mezzo mondo è il caso che specifici che non si può generalizzare. Nello specifico parlo di quelli che, sfiniti da vecchietti sordi e quesiti sempre uguali, dopo aver posto la tua di domanda ti trattano a pesci in faccia facendoti pagare per le mille persone che ti hanno preceduto. Cioè scusate, mica è colpa mia se non sono li a disquisire sul Rinascimento. A me interessava solo capire che francobollo ci vuole per spedire un cartolina in Australia.

#4 Gli insegnanti delle materie NON di indirizzo con manie di protagonismo

Quelli che li avevi messi nella categoria degli ininfluenti ai fini dell’esito scolastico dei tuoi figli e te li trovi con i denti alla giugulare. Caricano di compiti gli alunni al punto che non rimane tempo per seguire le materie per quali li avevi iscritti ad un liceo piuttosto che ad un altro. Potessi dare un consiglio direi di iscrivere un figlio bravo in disegno al linguistico, uno bravo in matematica all’artistico ed uno bravo in latino allo scientifico.

#5 Gli invidiosi che godono delle disgrazie altrui

Qui ci sarebbe da scrivere un romanzo. Te li trovi ovunque, pure sotto al divano. Loro invidiano per invidiare. Se hai i capelli rossi te li invidiano ma se li hai gialli pure. Sei hai la bici invidiano il tuo essere ecologico ma se hai il suv invidiano le tue comodità. Sono persone irrecuperabili. L’unica via è scappare a gambe levate. Arrivano anche ad invidiare le tue disgrazie perché possiedi pure quelle e loro no.

#6 Quelli di mezza età che vorrebbero restare giovani per sempre

Sarebbe facile parlare delle donne rifatte da capo a piedi che competono con le figlie ma soffermiamoci sugli uomini Peter Pan che non accettano assolutamente di invecchiare. Si fanno la ceretta, si mettono il costume aderente e fanno i piacioni con le liceali. Gli specchi in casa sono deformati da occhi ormai colmi di frustrazione. Qualora una ragazza subisse il loro fascino, in genere basta che tocchi i 35 anni e il foglio di via è assicurato.

#7 Gli haters dei social

hater- Crozza

Inizi a poterli classificare nella categoria dei frustrati quando, invece di portare un parere opposto o una semplice critica, inveiscono come belve insultando, sputando fuoco senza contegno. La cosa lampante è che è tale il bisogno di sfogare rabbia che non colgono né l’ironia ma ancor meno l’autoironia dello scrittore. Ciò gli permetterebbe di vedere che il primo a prendersi in giro è chi ha scritto il testo e non sarebbe necessario aggiungere altro. Ma forse più che contro gli altri ce l’hanno contro se stessi.

E ora, amici haters, potete dare fuoco alle ceneri!

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PAOLA MERZAGHI

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Paola Merzaghi
52 anni, sopra tutto madre, soprattutto coraggiosa sognatrice. Amo scrivere da sempre, ma la tradizione di famiglia mi ha portata ad appartenere alla quinta generazione di orafi, presenti a Milano dal 1870. Di me preferisco pensare di non essere in dirittura d'arrivo ma solo al giro di boa della mia esistenza consapevole che le bracciate per tornare a riva non saranno mai uguali a quelle dell'andata. Le esperienze e le consapevolezze rendono magico ogni metro guadagnato, il profumo del mare, i tramonti e tutte le albe che la vita mi riserverà ancora.

1 COMMENTO

  1. Tutto giusto! O no! Per quanto mi riguarda,trovo le tue “Osservazioni” piuttosto sensate tranne che nel punto in cui te la prendi,mostrando una inaccettabile insensibilità,con gli automobilisti.Ti chiedo:Se vai al supermercato e compri il formaggio,perché lo fai?Per mangiarlo ovviamente! E se compri un maglione lo fai per indossarlo…o no?! Potrei continuare all’infinito e dunque: Un automobilista compra a rate dopo indicibili sacrifici (e anche no!) la sua automobile nuova fiammante o usata. Dunque paga il motore,i tergicristalli,le ruote,i freni e tutte le altre componenti che si usano e si consumano.Pagano quindi anche il claxon.Ti sembra giusto che non ne facciano uso? Hanno pagato anche quello e sarebbe davvero un atto di bieco consumismo(Al livello degli orribili regali di Natale o di compleanno o altri simili gadget che nessuno usa mai) se dopo l’ingegno dei progettisti,il lavoro degli operai,l’impiego di preziose materie prime,quel claxon,insieme al resto dell’auto,finisse dallo sfasciacarrozze senza essere stato adeguatamento usato “Consumato direi”.Dovresti ringraziarli per il loro senso civico piuttosto che criticarli con malcelata invidia.Scommetto che tu non ce l’hai un claxon da suonare ai semafori aspettando con astuzia che quello davanti a te ritardi di un nanosecondo prima di scattare col verde o di anticipare le inopinate intenzioni di un pedone che si accinge ad attraversare sulle strisce pedonali credendo di essere chi sa chi.

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