Nel centro del quartiere di NoLo, sulla cima di un antico palazzo, si può ancora vedere una delle sculture che ha suscitato maggior scalpore tra i milanesi di inizio Novecento: i due nudi (una donna e un uomo) dello scultore milanese Ernesto Bazzaro. Perché raffigurare due nudi e, soprattutto, perché collocarli su un palazzo di Viale Monza? La risposta è una storia in cui il destino ha giocato la sua parte.
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I due nudi su un tetto di Viale Monza
# La prima statua
La vicenda della statua dei due nudi di Viale Monza risale ad una precedente scultura che lo stesso Bazzaro realizzò poco tempo prima. Tra il 1901 e il 1903 l’artista adornò il portale di Casa Castiglioni, al n. 47 di corso Venezia, con due esuberanti nudi femminili che valsero all’intero palazzo il beffardo titolo di Ca’ di Ciapp: la reazione degli inquilini fu immediata. Allora i benpensanti riuscirono a far rimuovere le due procaci ragazze, che vennero sostituite con mazzi di fiori scolpiti nella pietra (in effetti si trattava di un palazzo in stile floreale) e lo scultore non sembrava averla presa male: anzi la vicenda riscosse il successo di critica e di pubblico.
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# Una richiesta grandiosa
Ma ecco che entra in gioco il destino. Proprio il giorno dell’inaugurazione di Palazzo Castiglioni capitò nello studio del Bazzaro, al n. 11 di Via Ciovasso, una coppia di sposi che gli commissionò un particolare gruppo statuario. La coppia, lei Carolina Reina e lui Emilio Ferrario, aveva creato una fortunata catena di macellerie che in pochi anni fu fonte di ingenti guadagni. Così il Ferrario, diventato ricco, s’era fatto costruire nel 1904, in Viale Monza, una lussuosa casa di tre piani posizionando sopra il portale, e tra due putti di pietra, uno stemma su cui volle scolpite le sue iniziali, E. F.. Ma la sua smania di grandezza era tale che pensò bene di sistemare in cima alla casa anche le effigi scultoree di se stesso e della moglie, ritratti nudi come divinità pagane e come il Bazzaro si era specializzato a realizzare.
# La statua oggi
Ovviamente la realizzazione richiese qualche posa dal vivo che Ferrario non declinò (anzi), mentre la moglie, timida e pudica, fu sostituita da una modella. Così la scultura non tardò ad essere ultimata ed è proprio la stessa che oggi staglia in cima alla facciata del palazzo al civico n. 51 di Viale Monza: lui che sorride compiaciuto alla sua metà (una modella piuttosto formosa), intenta ad accarezzarsi la chioma.
Ed è divertente immaginare quante volte le hanno rivolto il binocolo i ragazzi che, dopo il bombardamento del febbraio 1906 su Milano, erano stati messi di vedetta sul tetto del palazzo di fronte per segnalare l’arrivo di aerei austriaci!
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LETIZIA DEHO’
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