I misteriosi buchi sui palazzi antichi di milano: a che cosa servivano?

Quando venivano usati e per quale scopo

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Camminando per le strade della città ci si può imbattere in strani buchi posizionati ai lati dei portoni d’ingresso dei palazzi. In che epoca erano utilizzati e in quali occasioni.

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I misteriosi buchi sui palazzi antichi di milano: a che cosa servivano?

# I buchi a lato dei portoni dei palazzi antichi

milanoperpochi IG – Buchi

Ci sono alcuni palazzi storici di Milano davvero particolari, con alcuni dettagli a volte difficili da notare ma che se scoperti lasciano perplessi e stupiti. Uno su tutti è la “Cà dell’oreggia”con l’antesignano del citofono italiano a forma di orecchio realizzato da Adolfo Wildt. Passano ancora più inosservati i buchi posizionati ai lati dei portoni di ingresso di alcuni edifici: a cosa servivano e in che epoca erano utilizzati?

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# Gli antenati dei tappeti 

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Dobbiamo tornare indietro all’inizio dell’800 quando a Milano le strade non erano asfaltate. In caso di pioggia si riempivano di cumuli di fango e camminando con le scarpe dell’epoca, in prevalenza con suole lisce di legno e cuoio, si rischiava di portare in casa tutta la fanghiglia calpestata. Non esistendo ancora i tappeti bisognava trovare una soluzione per tenere pulite le abitazioni. I buchi a lato dei portoni servivano proprio a questo.

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# La lama per togliere il fango

JosepMonter-pixabay – Scarpe fango

Per pulire le scarpe dal fango bastava infilare il piede all’interno del buco e poi rimuoverlo, la fascia metallica faceva il resto: come un rasoio rimuoveva lo sporco facendolo cadere nel spazio creato dal foro.

Fonte: milanoperpochi IG

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FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.