I soprannomi più curiosi delle statue di Milano

"Cinq e tri vott", "El biotton", "Dona di trè Tètt", "Balabiott". Quanti ne conoscete e quanti ne sapete riconoscere?

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Se c’è una cosa in cui nessuno può battere un milanese è l’arte di dare soprannomi. Il dialetto milanese, nella sua semplicità e icasticità riesce sempre a dare un’idea immediata di qualunque cosa. Questa capacità spesso viaggia a braccetto con una sottile ironia, altra caratteristica connaturata nel nostro bel dialetto.

Girando quindi per Milano non vi dovete meravigliare se sentite chiamare le più celebri statue in modi quantomeno originali o poco ossequiosi. Sono certa che dopo averli sentiti guarderete l’opera con altri occhi. Proviamo?

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I soprannomi più curiosi delle statue di Milano

#1 “On liter in quatter”, la statua di Leonardo da Vinci in Piazza della Scala

Credits: tripadvisor.t – Leonardo da Vinci

Tutti siamo passati almeno una volta nella vita in piazza della Scala. Al centro domina, come saprete, il monumento formato da cinque statue: la più alta è quella di Leonardo da Vinci, alta 4,40 metri e posizionata al centro. Al livello inferiore troviamo altre quattro sculture alte 2,60 metri. Raffigurano i quattro allievi migliori di Leonardo: Giovanni Boltraffio, Marco d’Oggiono, Cesare da Sesto e Gian Giacomo Caprotti. Tale monumento fu inaugurato il 4 settembre 1872 alla presenza dell’artista, Pietro Magni e del re Umberto I. Vi era tutta l’intellighenzia milanese dell’epoca, tra cui Giuseppe Rovani, artista scapigliato.

Pare che qualche giorno più tardi, Magni stesse cenando in un’osteria insieme a Rovani ed altri due amici e insistesse nel chiedere allo scapigliato un parere spassionato sulla sua opera. Sembra quindi che Rovani abbia preso il fiasco di vino da un litro dalla tavola e lo abbia messo al centro, tra i quattro commensali. Dopodichè pare che si sia rivolto al Magni e gli abbia detto:

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“Ecco qui la tua opera: on liter in quatter…” Il successo di tale definizione fu immenso e la statua passò cosi alla storia per la sua somiglianza ad una bottiglia di vino con quattro bicchieri intorno.

#2 “Cinq e tri vott”, la statua di San Francesco d’Assisi in piazza Risorgimento

Credits: tripadvisor.it – Monumento a San Francesco

Al centro di Piazza Risorgimento si trova l’opera dello scultore Trentacoste. Essa ritrae San Francesco con le braccia alzate nell’atto di benedire le folle. Se ci si sofferma ad osservare bene si può notare che la mano destra ha solo tre dita alzate nell’atto di benedire mentre la mano sinistra è aperta come per monito di pace.

I milanesi, a cui non sfugge nulla, ben captarono tale particolare e decisero di battezzare la stuatua “Cinq e tri vott”: cinq che lavoren e tri che fan nagott (Cinque e tre, otto: cinque che lavorano e tre che non fanno niente). Il riferimento era chiaramente volto ad un’ironica constatazione: spesso nell’organizzazione del lavoro sono più i capi di quelli che poi davvero lavorano.

#3 Le statua della “Ca’ di ciapp”, in via Buonarroti

In Corso Venezia 47 vi era Palazzo Castiglioni. Ai lati del portone di ingresso originariamente era possibile vedere due nudi femminili realizzati da Ernesto Bazzaro. Queste due statue avevano scandalizzato i benpensanti milanesi che immediatamente avevano battezzato il palazzo con il nome di Cà di Ciapp. Tale risonanza ebbero questi due nudi femminili che il proprietario del palazzo dovette decidere di spostarle e sostituirle con delle decorazioni floreali, molto semplici quanto anonime. Le due statue della vergogna invece furono trasferite in via Buonarroti, su un lato della Villa Romeo-Faccanoni, oggi Clinica Columbus.

Ormai però il danno era fatto: il palazzo aveva conquistato il nome per cui ancora oggi è conosciuto.

Leggi anche: La CA’ DI CIAPP: storia delle due statue più scandalose di Milano

#4 La Fontana della “Dona di trè Tètt”, in via Andegari

Credits: tripadvisor.it – Fontana dei Tritoni

Il nome di tale fontana è Fontana dei Tritoni ma alcuni la chiamano anche Fontana dei baci. Tale fontana, una delle più belle di Milano, deve però la sua fama popolare non alla sua indubbia bellezza ma alla statua sulla sinistra che raffigura una donna che sorregge un salvadanaio rotondo vicino al seno.

I milanesi maliziosi decisero che secondo loro tale salvadanaio fosse in realtà una terza ‘tetta’: il soprannome era presto trovato. La fontana perse il suo nome originale e diventò senza possibilità di appello la Fontana della Dona di trè Tètt.

#5 Gli “Omenoni”, nella via che oggi porta lo stesso nome

palazzi di milanoIn via degli Omenoni 3 sorge la celeberrima casa progettata ed abitata prima dall’architetto Leone Leoni nel 1565 e poi da Giulio Ricordi. Sulla facciata, come ben si sa, sono presenti otto enormi talamoni, ovvero otto uomini di grandissime fattezze e dimensioni. Per questo il palazzo divenne in men che non si dica la Ca’ di Omenoni e tale nome rimase scolpito nella storia milanese al punto da entrare persino nella toponomastica. Il palazzo infatti sorge in via degli Omenoni.

#6 “Turta di Spus”, la fontana di Piazza Castello

Credits: cronacamilano.it – Torta degli sposi

La grande fontana che sorge in fronte al Castello Sforzesco fu eretta nel 1930. La sua forma tonda e chiara in unione con il disegno che i suoi getti d’acqua formano la fanno assomigliare molto ad una torta nuziale ricca di panna e meringa. Detto, fatto. Per i milanesi infatti il suo nome è Turta di Spus!

#7  “Ai tri ciucc”, il monumento ai caduti in Porta Romana

In Porta Romana, all’altezza di via Tiraboschi su uno spartitraffico sorge la statua in onore delle vittime della Grande Guerra. Tale statua raffigura un soldato legionario romano e un soldato della Lega Lombarda nell’atto di sostenere un eroe della Prima Guerra Mondiale, tale Giuliano Ottolini.

Le malelingue milanesi però diedero una diversa interpretazione e decisero che in realtà non fosse altro che la raffigurazione di due amici che sorreggessero un terzo ubriaco fradicio. Tale interpretazione si è nel tempo verificata essere profetica: il luogo dove sorge tale statua è all’inizio di una zona della movida notturna milanese che negli ultimi anni è molto frequentata. I “Tri ciucc” sono sicuramente nella posizione più adatta!

#8 “El poer borleo”, alla base dell’obelisco di piazza V Giornate

Credits: wiikipedia.org – Obelisco V giornate

In Piazza V Giornate c’è il famoso obelisco corredato da varie statue che raffigurano le cinque giornate di Milano. Una di queste statue è la rappresentazione di un leone che nasconde una storia divertente.

L’autore, Giuseppe Grandi, aveva difficoltà a ritrarre un vero leone poiché all’epoca non era semplice reperire un leone in carne ed ossa e l’autore non voleva usarne uno impagliato. Il comune allora, che era il committente, consentì ad acquistarne uno e l’autore lo comprò da un circo. Il felino però, abituato alla cattività, non era per niente feroce e non era uso a fare ruggiti. Il Grandi provò a tirargli dei pezzi di creta e dei gessi ma Borleo senza fare una piega se li mangiò e gli venne di conseguenza un blocco intestinale. L’artista e i suoi amici studiarono una tremenda soluzione: prepararono un rudimentale super clistere. La reazione di Borleo fu quella che possiamo ammirare tutt’oggi: un ruggito da far invidiare il leone della Metro Golden Meyer. Quando si seppe quanto era successo il leone fu battezzato dalla voce popolare El poer Borleo.

#9 “El biotton”, il monumento a Felice Cavallotti in Via Marina

Credits: wikipedia.org- Monumento Felice Cavallotti

In Via Marina c’è il monumento a Felice Cavallotti datato 1906. Esso per volere del suo committente fu scolpito nudo con il solo elmo in testa. Presto detto, gli fu affibbiato l’aggettivo biotton.

#10 “Balabiott”, la statua di Napoleone nel cortile dell’Accademia di Brera

Credits: wikipedia.org – Napoleone

Il termine Balabiott è difficilmente traducibile in italiano perché sottende molte sfumature. Letteralmente significa balla nudo ma potremmo tradurlo come persona che crede di essere super ma che in realtà manca di sostanza.

I milanesi quindi ritennero che fosse perfettamente calzante per la statua di Napoleone, ritratto nudo, che è al centro del cortile dell’Accademia di Brera.

#11 “Scior Carera”, la statua di epoca romana in Corso Vittorio Emanuele II

Credits: wikipedia.org – Sciur Carera

In corso Vittorio Emanuele II 13 c’è una statua di epoca romana che raffigura un uomo vestito con la toga. Negli anni questa opera ha guadagnato due validi soprannomi: l’omm de preja (uomo di pietra) e scior carera. Tale nome è dovuto all’iscrizione che è presente sulla statua che recita: Carere debet omni vitio qui in alterem dicere paratus est ovvero deve essere privo di ogni vizio chi si prepara a parlare contro qualcuno.

Il nostro “scior carera” in passato è stato la voce del malcontento popolare milanese. Egli infatti era latore di biglietti in cui anonimamente i cittadini si lamentavano del governo del momento.

Continua la lettura con: I palazzi più belli di Milano

GIULIA PICCINI

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Giulia Piccinini
Ho 38 anni, due figli, sono nata e cresciuta a Milano. Laureata in filosofia, insegnante. Da sempre curiosa di Milano, delle sue storie e delle sue curiosità. Amo girare la mia città continuando a scoprire le sue meraviglie.