Sono di casa a Milano da quasi cinque secoli. Non potevano scegliere un luogo migliore: dietro a San fedele. Sono le statue di otto grandi uomini che esprimono sofferenza. Ma qual è la loro origine? E chi li ha portati qui?
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La casa dei grandi uomini sconfitti
# Tutto ha origine con un artista rissoso fuggito da Roma
Questi grandi uomini sono così possenti da aver dato il loro nome non solo al palazzo dove stanno, ma all’intera strada. Ci troviamo nel cuore di Milano, a due passi letteralmente da Palazzo Marino. Queste statue così curiose poste sulla facciata del palazzo sono frutto della fantasia dello scultore Leone Leoni, che abitò questo palazzo con il figlio Pompeo, anche lui scultore. Leoni era un artista imperiale al servizio di Carlo V e Filippo II di Spagna, e giunse a Milano nel 1542, in fuga da Roma per aver ferito in una rissa un gioielliere e tesoriere del papa. La sua nuova città non solo gli salvò le penne ma lo nominò scultore della Zecca e gli consentì di abbellire l’edificio in cui abitava, alle spalle di San Fedele.
# Le statue danno il nome al palazzo e alla strada
Leoni scolpì otto maestosi telamoni che si affacciano sulla strada dal prospetto del palazzo: rappresentano le stirpi dei barbari sconfitti dalla Grande Roma e si ispirano alle statue dell’antico impero. La magnificenza di Casa Leoni non si limitava alla facciata perché padre e figlio riunirono all’interno della loro abitazione collezioni e opere artistiche di grande valore: dipinti di Tiziano, Correggio e Parmigianino, calchi di statue antiche, un libro di disegni di Leonardo da Vinci, ma anche il “Quadrone dei Giganti” e una Venere del Buonarroti.
La straordinarietà di quello che fece il “padre degli omenoni” viene descritta da Giorgio Vasari, il più grande storico dell’arte italiano di tutti i tempi, che descrisse Leone Leoni
come un uomo che “per mostrare la grandezza del suo animo, il bello ingegno che ha
avuto dalla natura e il favore della fortuna, ha con molta spesa condotto di bellissima
architettura un casotto nella contrada de’ Moroni, pieno in modo di capricciose invenzioni, che non n’è forse un altro simile in tutto Milano”.
Ed in effetti quello che ha fatto Leoni è davvero unico. Non solo a Milano. Si capisce l’importanza già dal nome. Le statue vennero denominate Omenoni e automaticamente il palazzo prese il nome di “Casa degli Omenoni”. Non solo: pure la strada si chiama via degli Omenoni a sottolineare che tutto richiama a loro. Anche perché è impossibile non notare l’incredibile facciata con le otto grandi statue di questi uomini massicci dalle espressioni contrite. Non solo: il punto di forza dell’edificio è nei contrasti presenti sulla facciata, dove fa da contraltare ai barbari sconfitti l’alternarsi di festoni, chimere, aquile,
leoni e cariatidi. Ma torniamo ai grossi uomini: qual è il loro esatto significato?
# I grandi barbari sconfitti dai romani
Si tratta di sculture maschili che solitamente venivano impiegate come sostegno strutturale in sostituzione di colonne. Questi telamoni furono chiamati ‘omenoni’, termine dialettale che significa grandi uomini, e sono di chiara ispirazione classica. Le sculture sono tristi, cupe, con la barba riccioluta, oppure con la testa ripiegata in avanti: raffigurano le stirpi dei barbari sconfitti dai romani. Non solo: è una chiara allusione al mito di Atlante, il titano che portava su di sé l’intero peso del globo. Sopra le loro teste sono indicate le stirpi a cui appartengono: Marcomanno, Sarmata, Parto, Adiabene, Quado e Svevo. Caratteristici e particolari, inoltre, sono anche i balconcini aggiunti in epoca ottocentesca dove non manca lo stemma degli allora proprietari: la Calunnia sbranata dai leoni.
# Il palazzo nel Novecento
Il palazzo ha subito diversi passaggi di proprietà e nei primi del Novecento rischiò anche di essere demolito. Nel 1929 l’edificio fu ristrutturato completamente dal celebre architetto milanese Piero Portaluppi, acquisendo così nuova vita: viene eliminata la scala originaria, viene chiuso il porticato sul cortile con vetrate, nel cortile stesso viene ideata una piscina e progettato un giardino. Dopo aver ospitato la casa musicale “Ricordi”, negli anni Venti divenne sede del “Clubino”, un circolo esclusivo di “gentiluomini”.
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MARTA BERARDI
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