La “Racchetta”, il viale monumentale che doveva attraversare il centro di Milano

Un'arteria colossale avrebbe trasformato la circolazione e l'urbanistica di Milano. I lavori iniziarono ma poi accadde qualcosa...

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Credits wikipedia.org - Tracciato_della_Racchetta

Milano avrebbe potuto avere un grande viale nel suo centro, sul modello delle grandi città francesi. Un corso monumentale avrebbe potuto attraversare il centro storico della città ma i lavori si bloccarono a metà strada. Ecco come si sarebbe trasformato il volto di Milano e qual era il successivo progetto: interrare il viale in un tunnel da Missori a Vincenzo Monti. 

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La “Racchetta”, il viale monumentale che doveva attraversare il centro di Milano

# Il Piano Albertini del 1934 per rivoluzionare la viabilità del centro città

credits: unitremilano – Piazza San Babila

Chissà come sarebbe la Milano di oggi con un grande viale che passa in pieno centro. Nel Piano Albertini del 1934, che raccoglieva e sviluppava in un disegno le opere già previste nel Piano del 1912, furono introdotte alcune rivisitazioni di idee scaturite dal Concorso di idee per il Piano del 1926-27 tra le quali appunto “la Racchetta”.

Questa arteria studiata dagli uffici comunali diretti dall’ingegnere Cesare Albertini prevedeva una ristrutturazione viaria della zona fra corso Vittorio Emanuele, piazza S.Babila, i quartieri del Verziere e del Bottonuto, per proseguire verso piazza Missori, la zona delle 5 vie, via Vincenzo Monti, per concludersi a piazzale Cadorna.

Credits pinomauli-skyscrapercity – Piazza Diaz anni 30-50

Negli anni Trenta prese avvio un ampio programma di sventramenti della zona interna basato sulla demolizione estesa di interi tessuti, oltre ai luoghi della Racchetta come l’antico Bottonuto anche alcune parti complementari come l’apertura di piazza Diaz, la creazione di piazza degli Affari, la riorganizzazione della zona del nuovo Tribunale.

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# L’inizio dei lavori della nuova arteria stradale negli anni ’30 con la distruzione del Bottonuto

Credits: manoxmano – Foto demolizione Bottonuto

Negli anni anni Trenta furono avviati i lavori per la costruzione della nuova arteria stradale della “racchetta”, nel tratto compreso tra piazza San Babila e piazza Missori, con l’abbattimento di edifici esistenti parzialmente coinvolti dai bombardamenti, l’ampliamento di via Larga, l’attraversamento del Bottonuto e la realizzazione di via Albricci.

Credits: @milanocityitalia IG

Questa porzione di tracciato fu conclusa nel secondo dopoguerra assieme alla costruzioni di edifici del moderno milanese, quali quelli di Caccia Dominioni, di Magistretti, di Asnago e Vender e la Torre Velasca dei BBPR, sull’area prima occupata dal quartiere dall’urbanistica di epoca romana Bottonuto. 

# I lavori furono interrotti in piazza Missori

Credits milano_scomparsa_o_quasi IG – Piazza Missori

La sua continuazione attraverso gli isolati di Sant’Alessandro, attraverso la zona archeologica attorno a via Cappuccio fino a congiungersi con via Carducci non fu mai avviata e il secondo tratto della “racchetta” rimarrà incompiuta proprio per effetto dell’inestricabile composizione degli interessi privati coinvolti nell’operazione.

La realizzazione della strada si arrestò in piazza Missori, con la quasi totale distruzione  della chiesa di San Giovanni in Conca, di cui rimane oggi solo parte dell’abside all’interno di un’aiuola spartitraffico, colpita dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Credits francinazeta IG – Chiesa di San Giovanni in Conca

# L’idea di proseguire la Racchetta con una strada sotterranea da Missori a Vincenzo Monti

Una Commissione di studio istituita nel 1956 dall’Amministrazione comunale per la revisione del PRG, che ne arrestò l’attuazione, ipotizzò inizialmente una continuazione in tunnel sotterraneo da piazza Missori a via Vincenzo Monti. Anche questa proposta fu accantonata, come la prosecuzione dei lavori di demolizione, con il definitivo abbandono del progetto nel 1958

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FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.