In via Paolo Uccello (MM Lotto), una traversa di via Monterosa, c’è villa Fossati. La sua storia è tragica.
“Villa Triste”, la casa degli orrori di zona Fiera
Quando il passato riemerge dal futuro. Siamo in una delle zone più proiettate verso il futuro. Se si guarda verso Nord si vedono i grattacieli di CityLife che hanno trasformato il quartiere. Dall’altra parte della strada svetta l’ex sede del 24 ore costruita da Renzo Piano. Ma tra ville e grattacieli emerge un triste ricordo del passato. Si tratta di villa Fossati.
# Villa Fossati: da luogo di culto a villa degli orrori
Una residenza in stile neorinascimentale attaccata a quel che resta di un edificio religioso: la chiesa dedicata a San Siro alla Vepra, risalente al IX secolo dopo Cristo, considerata nel Medioevo la più importante chiesa della zona di Porta Vercellina.
Quel che resta della chiesa è l’abside della chiesetta, risalente alla metà del quindicesimo secolo, realizzata in stile gotico lombardo con elementi romanici. Il resto del complesso venne distrutto dai Pecchi, proprietari dell’area nel Seicento.
Nei primi anni del Novecento fu dichiarata “monumento nazionale” e la famiglia Fossati, entrata in possesso della chiesa, la fece restaurare trasformandola in una residenza in stile neorinascimentale addossata ai resti dell’edificio religioso.
Abbandonata durante la seconda guerra mondiale, nell’agosto 1944 la sede di un reparto speciale della polizia repubblichina guidata da Pietro Koch. Venne chiamata “Villa Triste”: nei suoi sotterranei venivano torturati partigiani e antifascisti e si narra che le loro urla di dolore risuonavano fin sulla strada.
# Ritorno al principio: sede di un convento
Al di sopra dei muri furono installati giri di filo spinato, e sulla facciata anteriore vennero collocati potenti riflettori che incutevano terrore tra i milanesi. Furono molti gli arrestati e i prigionieri torturati, tra questi anche il regista Luchino Visconti che racconterà in seguito la brutalità degli interrogatori.
Alla fine della guerra la famiglia Fossati rinunciò ad abitarla e la donò alle suore Immacolate dell’Addolorata che la gestiscono ancora oggi.
Fonte: Milano insolita e segreta di Massimo Polidoro (Jonglez editore)
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