La «Torre delle Sirene»: il luogo più strano di Milano?

Ma a cosa serviva? E perché si chiama così?

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Ph. @andreacherchi_foto IG

Un luogo abbandonato. Forse il più strano di Milano. Ma a cosa serviva? E perché si chiama così?

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La TORRE DELLE SIRENE: uno dei luoghi più STRANI di Milano

# L’origine del nome: le figure mitologiche non c’entrano 

@milano_mirabilia

La Torre delle sirene si trova nel giardino di Palazzo Isimbardi, tra il palazzo della Provincia e quello della Prefettura, in una posizione poco visibile. La torre non si vede dalla strada, ma si scorge solo se si entra nel cortile interno. E’ alta una ventina di metri, costruita nel 1939 in cemento armato con una forma cilindrica dal tetto a punta. Ma perchè ha questo nome?

Non ha nulla a che fare con le affascinanti e misteriose figure mitologiche che ammaliavano i naviganti: le sirene sono invece quelle che suonavano nel momento in cui venivano avvistati aerei nemici durante la Seconda Guerra Mondiale. Nella torre, infatti, era installata una centralina che dava l’allarme per avvisare i cittadini dei possibili bombardamenti.

# Una bicicletta per far funzionare le luci in caso di blackout

@la.tesserissima IG – Interno Torre delle Sirene

La struttura, alta e stretta, era difficile da colpire in caso di attacco aereo per cui risultava un luogo sicuro. Dentro c’era un bunker, dotato di meccanismi per filtrare l’aria e lampade a tenuta stagna. In caso di blackout era presente una bicicletta per far funzionare le luci presenti. Qui durante la guerra si rifugiarono in molti, compreso il prefetto e la sua famiglia.

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# Fu l’ultimo rifugio di Mussolini

La Torre servì anche come ultimo nascondiglio milanese per Mussolini che qui trascorse qui gli ultimi giorni prima di provare la fuga che gli fu fatale. 

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ANDRA STEFANIA GATU

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Andra Stefania Gatu
Studentessa di scienze Psicosociali della Comunicazione, la mente umana e le parole sono le mie più grandi passioni. Sempre mossa dalla curiosità di scoprire il mondo e la natura. Il mio obiettivo è diffondere la cultura e il sentimento di empatia. Il mio motto? Non si smette mai di imparare.