L’affascinante «passaggio invisibile» nel cuore di Milano

Questo passaggio pedonale è uno degli angoli meno conosciuti ma più affascinanti del centro di Milano

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Tra le vetrine luccicanti di via Monte Napoleone e via Bigli, c’è una porta discreta che sembra quasi sfuggire all’occhio dei più. Questo passaggio pedonale è uno degli angoli meno conosciuti ma più affascinanti del centro di Milano. Scopriamolo insieme a Unbanfile.

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L’affascinante «passaggio invisibile» nel cuore di Milano

# Una porta verso il passato con un muro del XII secolo e un dislivello di sei gradini

Credits: Urbanfile

E’ grazie al sito Unbanfile che questa gemma nascosta è tornata alla ribalta. Si tratta della Galleria Monte Bigli. All’apparenza, sembra poco più di un corridoio privato. L’ingresso al civico 25 di via Monte Napoleone è modesto, quasi nascosto tra le boutique di lusso. L’entrata da via Bigli è leggermente più curata, ma comunque discreta. Una volta entrati, però, si viene “accolti” da un’atmosfera unica: il corridoio stretto, appena illuminato, rivela un antico muro in mattoni e pietra.

Questo muro non è una struttura qualsiasi, ma ciò che resta di una chiesa medievale: San Donnino alla Mazza, costruita nel 1162. La chiesa, distrutta nel tempo, ha lasciato dietro di sé solo questa parete, che racconta una storia fatta di dettagli architettonici dimenticati. Tra finestrelle murate, una porta antica e un arco in pietra, si ha l’impressione di camminare in un luogo sospeso tra presente e passato.

Un dettaglio curioso? Il corridoio presenta un leggero dislivello tra le due vie, con sei gradini che si scendono entrando da via Monte Napoleone. Questo è il segno di quanto il tessuto urbano di Milano sia stratificato, e come la città si sia evoluta inglobando frammenti del passato. Ma chi era San Donnino?

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# San Donnino e il mistero della “Mazza”

Questo santo del IV secolo era un soldato romano convertitosi al Cristianesimo e perseguitato fino alla decapitazione presso il torrente Stirone, vicino a Fidenza. La sua immagine, spesso rappresentata con la testa mozzata tra le mani, è tanto macabra quanto iconica.

La chiesa a lui dedicata venne costruita dai milanesi di ritorno dopo le devastazioni di Federico Barbarossa, lungo le antiche mura romane e accanto al corso del fiume Seveso. Il curioso suffisso “alla Mazza”, invece, sembra derivare dalla presenza di una statua romana raffigurante Ercole, armato appunto di una mazza, o raffigurante il dio Giano bifronte, simbolo di passaggio e protezione.

Con il passare dei secoli, la chiesa subì diverse modifiche. Nel XVII secolo fu completamente ricostruita dall’architetto Andrea Biffi, ma la facciata barocca non venne mai completata. Nel 1787 fu sconsacrata e, infine, demolita nel 1803. L’unico frammento sopravvissuto è proprio questo muro laterale, che oggi si può ammirare lungo il passaggio della Galleria Monte Bigli.

# Un viaggio nei dettagli nascosti

Credits: Urbanfile

Attraversando la Galleria Monte Bigli, si possono notare molti dettagli che raccontano storie dimenticate. Sul muro in mattoni si trovano ancora tracce di porte e finestre medievali, alcune murate e altre sostituite da strutture moderne. Una lapide racconta proprio la storia di San Donnino alla Mazza, un promemoria per i passanti più attenti.

Questo luogo è anche un esempio di come Milano sia una città che stratifica il nuovo sull’antico, creando un mix unico. Sopra il muro medievale, infatti, si notano finestre moderne e ogivali, che testimoniano le trasformazioni subite dall’edificio nel corso del tempo.

Ma c’è un altro elemento che rende speciale questo passaggio: la sua atmosfera. Mentre i turisti si affollano nelle vie dello shopping, questo corridoio rimane un’oasi di silenzio, quasi surreale. È un luogo dove ci si può fermare e si può immaginare com’era la vita a Milano secoli fa, quando questa zona era attraversata dal Seveso e la chiesa di San Donnino accoglieva ancora i fedeli.

Fonte: Unbanfile

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MATTEO RESPINTI

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Matteo Respinti
Nato a Milano, l'11 settembre 2002, studio filosofia all'Università Statale di Milano. Appassionato, tra le tante cose, di cultura e filosofia politica, mi impegno, su ogni fronte alla mia portata, per fornire il mio contributo allo sviluppo della mia città, della mia regione e del mio Paese. Amo la mia città, Milano, per il racconto di ciò che è stata e per ciò che sono sicuro possa tornare a essere.

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