Pensate che il linguaggio si sia fermato a “figo” e “sbroccare”? Preparatevi, il vocabolario dei ragazzini milanesi di oggi farebbe impallidire perfino un veterano della settimana della moda. Ecco 10 parole per entrare nel magico mondo del lessico della Gen Alpha.
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Le 10 parole più strane usate dai ragazzini milanesi
#1 Cringe
Non stiamo parlando del rumore di una vecchia porta che cigola: qualcosa “cringe” è qualcosa talmente imbarazzante da far venire i brividi (quelli brutti). È quando un adulto prova a ballare la Macarena in discoteca o si mette a dire “bella zio” con l’entusiasmo di un vecchio DJ fuori servizio. In pratica, tutto ciò che fa vivere secondi di imbarazzo infinito.
#2 NPC
No, non è l’ultima sigla inventata dall’ATM per le linee della metropolitana. “NPC” sta per “Non-Player Character”, termine preso in prestito dai videogiochi, e si usa per indicare una persona che sembra muoversi nella vita come un personaggio secondario di un videogioco. Sempre lì, sempre uguale, che ripete le stesse cose senza mai fare nulla di interessante. In poche parole, qualcuno che vive a ripetere le sue routine senza mai una scintilla di novità o follia.
#3 Glow Up
Non si tratta di una crema per illuminare la pelle. “Glow up” indica una trasformazione positiva, fisica o mentale, quella che di solito avviene dopo la pubertà. Il classico brutto anatroccolo che diventa un cigno.
Quindi, se un amico vi dice che avete avuto un “glow up”, è un gran bel complimento (anche se potrebbe darsi che, per lui, prima, potreste aver avuto l’aspetto di Shrek).
#4 BAE
Qui andiamo sull’internazionale: “BAE” sta per “Before Anyone Else”, che significa “prima di chiunque altro”. È un modo carino per chiamare il proprio partner, o la persona che si ama (sì, anche il vostro gatto può essere il vostro BAE). Chiamarsi per nome non basta più: ora ci vuole un acronimo in stile CIA.
#5 Ratio
Nel linguaggio di Twitter e TikTok, “ratio” è quando una risposta a un post riceve più like del post originale, sottintendendo che la replica abbia surclassato il commento iniziale. Nella vita di tutti i giorni, però, “ratio” può essere usato anche per dire che qualcuno ha preso una brutta “batosta” in una discussione.
#6 Dissing
Il “dissing” è la versione moderna delle vecchie risse nei bar, ma fatta con le parole. È una critica feroce, spesso nei confronti di un’altra persona, celebrità o artista, di solito in ambito musicale. Pensate a due rapper che si lanciano frecciatine (non proprio carine) a colpi di rime taglienti. Insomma, il “dissing” è l’arte di mandare a quel paese qualcuno, ma in modo “poetico”.
#7 Ghostare
No, non significa diventare un fantasma per Halloween. “Ghostare” è far sparire nel nulla, specialmente durante una conversazione digitale. Quando smetti di rispondere ai messaggi, blocchi qualcuno o, semplicemente, lo trasformi in un fantasma nell’etere digitale.
È la versione 2.0 del classico “ti richiamo chiamare dopo” e, poi, non farlo mai più. Attenzione, però: ghostare può avere effetti collaterali… come non essere mai più invitato a uscire con la compagnia.
#8 Sus
Se vi suona come l’abbreviazione di “sushi”, siete completamente fuori strada. “Sus” sta per “suspicious” (sospetto). Si usa per descrivere qualcuno o qualcosa che sembra strano, sospetto, o poco affidabile. Ad esempio, se il vostro amico inizia a parlarvi con troppo entusiasmo di una nuova dieta a base di gelato e peperoni, beh, è un po’ “sus”, no?
#9 Karen
Povera Karen, non ha fatto nulla di male, eppure il suo nome è diventato sinonimo di quella classica persona che si lamenta di tutto e pretende sempre di parlare con il manager. Una “Karen” è la tipica signora che, al supermercato, magari in orario di punta, pianta grane perché la coda è troppo lunga. O che al ristorante critica il cameriere per l’acqua “troppo fredda”. Se conoscete una Karen, magari non diteglielo in faccia, ok?
#10 Chad
Il “Chad” è l’opposto della Karen: un maschio alfa, sicuro di sé, e forse un po’ troppo arrogante, che sembra sempre uscire da una pubblicità di profumi. È il tipo che si allena in palestra come se dovesse gareggiare alle Olimpiadi, con un fascino spavaldo e un pizzico di egoismo. Insomma, il “Chad” è il classico ragazzo che non ha mai ricevuto un “cringe” nella sua vita (anche se, a pensarci bene, forse se lo meriterebbe ogni tanto).
Continua la lettura con: Le 7 parole che si usano in tutta Italia… ma che arrivano da Milano
MATTEO RESPINTI
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