Una città da punto interrogativo. Questi i risultati di un recente sondaggio.
Le 7 domande che chi vive a Milano si fa almeno una volta nella vita
#1 Che fine hanno fatto i milanesi?
Un grande classico. La città più internazionale d’Italia a volte sembra esagerare e può sembrare impossibile rintracciare un milanese autoctono. Anche perché pure chi lo è cerca di mascherarsi dietro qualche antenato proveniente da un luogo lontano.
#2 Cosa rimane a fare qui la gente che si lamenta di Milano?
Di fronte a chi si lamenta di Milano questa domanda sorge spontanea. Anche perché nessuno dice che a Milano tutto vada bene, ma se vuoi stare qui devi impegnarti in prima persona per provare a migliorare le cose che non vanno.
#3 Come faccio ad arrivare a fine mese?
Di fronte alle impennate del costo della vita e stipendi che restano al palo, questa domanda scorre nella mente anche di chi è benestante. Al momento.
#4 Perché tutti hanno fretta?
Questa è una domanda che solitamente si fa un milanese acquisito, arrivato in città da poco. Vedendo tutti correre per le strade o lungo le scale mobili della metro si chiede il motivo di questa frenesia: il motivo è che il vero milanese non ha tempo da perdere visto che il tempo è denaro.
#5 Perché non riaprono i Navigli?
Il dibattito sulla riapertura dei Navigli si è riacceso nell’ultimo decennio. I milanesi si chiedono infatti perché non venga ripristinato l’antico percorso dei canali lungo la cerchia interna, visto che molte città in Europa hanno riaperto i canali un tempo coperti per fare posto alle auto.
#6 Come sarebbe Milano con il mare?
Immaginarla con il mare è qualcosa che capita a tutti, prima o poi. Sarebbe una grande Bari o una piccola Rio?
#7 Perché il tram è maschile e il bus femminile?
Questa domanda se la fa chi vive a Milano ma arriva da altre parti d’Italia. Chi è nato a Milano la fa ai genitori da bambino. Apparentemente non si spiega perché il tram abbia il genere maschile e il bus quello femminile. Il motivo è che fino al 1969 i tram sono sempre stati contraddistinti dai numeri, mentre gli autobus da lettere e quindi al nome della linea veniva anteposto l’articolo femminile, usanza che rimasta ancora oggi.
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FABIO MARCOMIN
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