Le 7 stazioni della metro di Milano più curiose

Precotto, Conciliazione, Lodi T.I.B.B., Cascina Gobba, QT8, Gambara, Porto di Mare: nomi che tutti i milanesi conoscono. Ma molti di meno ne sanno il significato

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La metropolitana a Milano è molto di più di un mezzo di trasporto. E’ un elemento identitario in cui si riconoscono tutti i milanesi, di nascita o per scelta. Alcune delle fermate hanno un nome molto curioso. Come queste sette.

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Le 7 stazioni della metro di Milano più curiose

#1 Porto di Mare

1907. Il Genio civile di Milano presenta il progetto per cui il porto a Rogoredo a sud di Porta Romana sia il naturale punto di convergenza delle acque che defluiscono dalla città. In pratica si trattava di creare nella zona una nuova Darsena.

Perché una nuova Darsena a Milano?

La risposta è ben spiegata da Storiedimilano:
“La Darsena era infatti ormai insufficiente per la mole enorme di materiali trasportati via barconi dal Po e dal Lago Maggiore, tramite rispettivamente il Naviglio Pavese e il Grande”.
Il Genio Civile presentò quindi il progetto di una enorme serie di darsene localizzate nel punto ove tutte le acque di Milano, di superficie e di falda, tendono a colare, la zona a sud dell’attuale Piazzale Corvetto.”

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Il progetto - Porto di Mare- - ilGiorno.it
Il progetto – Porto di Mare- – ilGiorno.it

Il grande bacino avrebbe compreso 5 enormi moli di attracco, subito dopo ridotti a 4, sarebbe continuato verso nord, allacciandosi alla Martesana, passando ad est dell’Idroscalo, per connettersi con le linee ferroviarie di Rogoredo e di Porta Romana.

Successivamente per lo scoppio delle due guerre e soprattutto per il cambiamento della società, il progetto venne accantonato. La fermata e l’intero quartiere Porto di Mare sono un omaggio ad un mai realizzato progetto milanese.

Leggi anche: Il PORTO di Mare a Milano: la storia e il progetto di rilancio

#2 Lodi T.I.B.B.

Erano i primi del ‘900 e gli ipermercati non esistevano. In quella che oggi è l’area tra viale Umbria, via Sannio e Piazzale Lodi, c’era il piccolo mondo di un’azienda di progettazione e costruzione di treni, tram, rotabili ferroviari, impianti di segnalamento e sicurezza. Il suo nome era Tecnomasio Italiano Brown Boveri, oggi non più esistente.

”Era stata scelta quest’area come sede della fabbrica proprio perché collegabile con lo scalo merci di Porta Romana”.

E così vicina era quella stazione che il 12 maggio 1991, quando venne inaugurata la stazione metropolitana di Piazzale Lodi, la fermata del metrò si sarebbe dovuta chiamare proprio Porta Romana FS.

Ma era troppo simile all’altra stazione, ‘Porta Romana’ e allora, per evitare confusione e in onore di quella storica industria Tecnomasio Italiano Brown Boveri ecco l’acronimo: Lodi T.I.B.B.

Leggi anche: Lodi T.I.B.B.: la storia della sigla incomprensibile che dà il nome alla fermata

#3 Conciliazione

Il toponimo celebrava  l’accordo concluso tra lo Stato italiano e la Santa Sede l’11 febbraio 1929 con i Patti lateranensi.
Si risolveva la questione romana nata dopo la breccia di porta Pia del 20 settembre 1870.

In epoca recente, al centro della piazza, a dire il vero una sorta di grande rotatoria stradale, fu posizionato il monumento realizzato da Carlo Ramous (1926-2003) «Gesto per la libertà», inizialmente esposto nel 1974 in piazzetta Reale.

Leggi anche: Piazza Conciliazione: da dove viene il suo nome non lo sa nemmeno Google

#4 Gambara

Cartina fermata M1 Gambara
Cartina fermata M1 Gambara

Un nome che fa discutere, se non addirittura litigare, non per il luogo che dovrebbe localizzare, ma bensì per l’accento posto sulla sillaba corretta è la fermata Gambara della linea M1.

Lo speaker della metropolitana la chiama Gàmbara, con l’accento sulla prima A, e questa pronuncia si sta imponendo in città. Tutti d’accordo? Per niente.

I cittadini della zona rivendicano la pronuncia Gambàra, sulla seconda, tanto da lanciare perfino una petizione nei confronti del Sindaco Sala per rimediare all’errore che “oltraggia gli abitanti del quartiere che da anni si sentono vessati”.

Allora qual è la verità? Pare che abbia ragione proprio la speaker ATM. La fermata infatti si riferisce alla piazza che è intitolata a Veronica Gàmbara, poetessa del cinquecento. Gàmbara appunto, da non confondere con Gambàra, paese del bresciano.

Leggi anche: Gàmbara o Gambàra? La soluzione all’eterno dilemma sulla pronuncia della FERMATA M1

#5 QT8

Creazione di Marìka Mangafà (c)
Creazione di Marìka Mangafà e Francesca Mudanò (c)

Q sta per quartiere. T equivale a Triennale. 8 è l’ottava edizione della manifestazione indetta dal Palazzo dell’Arte e dell’architettura di Milano. QT8 è dunque il risultato di un lavoro collettivo accumulato tra gli anni Trenta e nei primissimi anni Quaranta sulla base del tema della VI Triennale (1936), “quando la casa veniva considerato l’oggetto più reale, più sentito, più drammatico che è oggetto di angoscia di desiderio, di speranza di milioni di Europei”.

Anno 1947. in una città ancora segnata dalla guerra e dalle macerie, l’architetto Piero Bottoni, in quell’anno commissario straordinario della Triennale di Milano, viene chiamato a progettare questa area sperimentale.

In zona S.Siro sta per nascere un quartiere libero dalle codificazioni regolamentari degli altri quartieri della città, “l’unico che a Milano presenti le condizioni urbanistiche ideali per l’architettura moderna e nel quale è possibile realizzare, e per qualche caso si sono realizzate, opere di estremo interesse” scrivono le cronache.

La realizzazione del quartiere richiese diversi anni: tra il 1946 e il 1947 si realizzarono le prime case, per ospitare molti fra gli sfollati, seguendo undici modelli diversi, progettati da architetti che avevano vinto un concorso nazionale. Nel 1948 si realizzarono per la prima volta in Italia case prefabbricate a 4 piani. 

Molta attenzione venne prestata agli spazi verdi, sia con la realizzazione dei primi campi gioco per ragazzi, sia con aree verdi condominiali, sia infine con la creazione di un vasto parco, circa 375.000 m², capace di soddisfare le esigenze degli abitanti del quartiere ma anche “polmone” verde di tutta la città. Insomma, QT8 nasceva per essere l’ottimo esempio di vivibilità urbana.

Leggi anche: QT8, perché si chiama così? Scopriamo insieme il quartiere visionario di Milano

#6 Precotto

La analisi parte dalle due parole di cui si compone Precotto: còtt e pre. Còtt è ‘cotto’. Non ci piove. E’ il ‘pre’ a portare qualche dubbio.

Come è facilmente immaginabile, questa area a nord di Milano era tutta campagna. Quindi, era una periferia fatta di terra e prati. Pree si dice in milanese. Quindi, questa era una zona di prati arsi, magari bruciati proprio per fare foraggio o rinnovare le messi per i pascoli.

Un’altra versione è quella che risale a una leggenda: quella di un “pre” come prete, cotto. Sì, pare che in un tempo non meglio imprecisato qui sia arso vivo un sacerdote.

La terza versione del nome sembra la più pertinente. Si dice infatti che intorno al 1148-1153 esistesse un toponimo, pulcoctum (1148, 1153) o Pullum Coctum (1162) legato a questi luoghi. Ma da queste parti, nel 1200, si aggirava pure un certo Precogi, latino ecclesiastico Praecautum.

Leggi anche: Le 3 versioni del nome di PRECOTTO: c’è anche quella di un sacerdote finito al rogo

#7 Cascina Gobba

Il nome viene da un’antica comunità rurale, la frazione Gobba (la Goeubba), la cui attività più nota era la trattoria della Gobba, posizionata in quella che anticamente era una cascina. Dalla Gobba transitavano i tram a vapore e successivamente quelli elettrici della linee dell’Adda verso Vimercate e Vaprio.

Cascina Gobba è l’unica stazione della metropolitana milanese ad avere quattro binari: sul binario 1 fermano i treni diretti a Gessate e a Cologno Nord, sul binario 2 i treni che fanno capolinea, sui binari 3 e 4 fermano i treni diretti ad Assago Forum e Piazza Abbiategrasso.

Continua la lettura con: le fermate più profonde della metro di Milano

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.