Nel Medio Evo avevano calcolato il numero di demoni degli inferi: 133.306.608. Ma il loro signore era uno solo e abitava a Milano.
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L’incredibile storia del «Diavolo di Porta Romana» che abitava nel «palazzo immortale»
# Il palazzo dove si facevano feste durante la peste
Più precisamente in corso di Porta Romana 3. Così almeno si diceva nel 1630. In quell’anno tragico Milano venne falcidiata dalla peste che uccise in media mille persone al giorno. In un clima del genere c’era ben poca voglia di festeggiare, tranne che all’interno di un palazzo. Che, in breve, divenne famoso in tutta la città.
# Il padrone di casa “con la fronte infuocata e occhio fiammeggiante”
Come raccontano Francesca Belotti e Gianluca Margheriti nel testo Milano Segreta, un contadino raccontò di essere stato invitato in quella casa e di avere visto molte “larve sedute a congresso da un uomo con aspetto di principe ma con la fronte infuocata e occhio fiammeggiante”.
Un cronista dell’epoca disse di avere incontrato Satana in quel palazzo e così lo descrisse: “Di anni cinquanta in circha con barba quadra et longa, né magro né grasso, né bianco né nero. Comparisce ogni giorno in carrozza superbissimo con sedici staffieri giovani, sbarbati, vestiti di livrea verde dorata et con assai copia di gioie e sei cavalli tirano la sua carrozza”.
# Le feste sfrenate di Satana
L’uomo che ritenevano fosse satana si chiamava Ludovico Acerbi, marchese di Cisterna. Era arrivato a Milano da Ferrara nel 1615 su incarico del governo spagnolo.
Ricco di famiglia, Acerbi acquista l’intero palazzo di Corso di Porta Romana 3 e lo fa ristrutturare in stile barocco, che conserva anche oggi. In anni di crisi economica faceva scalpore un tale sfarzo e dispendio di denaro, tanto che su di lui iniziarono ad aleggiare ombre sinistre. Ma la vera e propria consacrazione di principe del male avvenne con la violenta epidemia di peste. Mentre i cittadini morivano nelle strade, satana che faceva? Se la godeva con feste sfrenate.
Acerbi se la spassava invitando la nobiltà che era rimasta in città e più i morti crescevano più le sue feste diventavano sontuose. Chi passava la notte in quella strada, sentiva risuonare la musica, le risate e le urla di gioia di una nobiltà che si credeva immortale.
La peste se ne andò e in casa Acerbi nessuno risultò colpito dal morbo. E, si dice, neanche i nobili che parteciparono alle feste lo furono. E come avrebbero potuto, visto che avevano venduto l’anima al Diavolo di Porta Romana?
# Un palazzo immortale: la palla di cannone inesplosa
La presenza del diavolo sembra proteggere non solo i frequentatori delle sue feste. Sembra estendersi all’intero palazzo. Proprio al numero 3 di corso di Porta Romana c’è una palla di cannone conficcata sul muro. Non si tratta di una palla di cannone qualsiasi, no: è una di quelle scagliate dall’esercito austriaco per contrastare l’insurrezione dei cittadini milanesi in occasione delle celebri cinque giornate del marzo 1848. Una palla rimasta inesplosa così da salvare le sorti al palazzo e ai suoi inquilini.
Fonte: Milano Segreta, Francesca Belotti-Gian Luca Margheriti, Newton Compron Libri
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