Al centro di Milano c’è un cimitero. Un aspetto che incuriosisce molto i turisti. Il Monumentale non è solo un grande cimitero cittadino, ma una raccolta incredibile di tombe illustri, monumenti funebri ed esempi architettonici di grande pregio e prestigio. Non è quindi un caso che sia uno dei luoghi più visitati di Milano. E tra le opere spicca l’Ultima Cena. Proprio lei. Anche se con fattezze diverse e, soprattutto, un particolare curioso.
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L’Ultima Cena del Monumentale e il «mistero» del calice gigante
# Il «Tempio della Fama»
Il Monumentale è di fatto un museo a cielo aperto, in cui all’interno ci sono autentici tesori accanto a tombe di personaggi che hanno fatto la storia di Milano. Tutto comincia nel 1837 quando l’amministrazione austriaca del Regno Lombardo-Veneto sollecita la sostituzione dei sei preesistenti cimiteri milanesi con una unica, grande opera. Il progetto venne assegnato all’architetto Carlo Maciachini che, tra il 1864 e il 1866, diede vita a questo camposanto ricco di richiami all’architettura gotica, bizantina e romanica.
Tra gli elementi più iconici del Monumentale c’è una costruzione al suo ingresso: il famedio. Il nome deriva dal latino famae aedes: significa “tempio della fama” ed è il luogo di tumulazione dei milanesi, di nascita o d’adozione, illustri e benemeriti. Qui riposano celebrità di ogni tempo, come Alessandro Manzoni e Carlo Cattaneo, che sono stati i primi ad occupare il famedio, tumulati in due sarcofagi marmorei identici sormontati dallo stemma crociato della città. I milanesi tumulati direttamente nel famedio, oltre ai due già citati, sono otto: Luca Beltrami, architetto e politico, Leo Valiani, giornalista nominato senatore a vita, Bruno Munari, artista e inventore di metodi didattici, Carlo Forlanini, medico e inventore, Salvatore Quasimodo, Nobel per la letteratura, e la grande danzatrice Carla Fracci. Ogni 2 novembre il Comune fa incidere i nuovi nomi nel Famedio su delle tavole di pietra murate alle pareti. Tra questi ci sono: Giuseppe Verdi, Alda Merini, Raimondo Vianello, Sandra Mondaini, Herbert Kilpin e Giorgio Muggiani, rispettivamente i principali fondatori di Milan e Inter, Giuseppe Meazza, Dario Fo, Arturo Toscanini e tanti altri.
# La grandiosa Ultima Cena del Castiglioni, con il super calice
Ma il Monumentale è diventato una celebrazione della vita e delle opere non solo nel Famedio. Le famiglie dei defunti hanno fatto a gara nel ricordare i loro cari con opere via via più grandiose, con templi greci, imponenti obelischi, raffinate edicole e anche una copia in formato ridotto della famosa Colonna Traiana di Roma. Tra le opere di maggior interesse si possono citare l’edicola Toscanini, la Nike di Fontana o il monumento di Giovanni Vittadini e Amalia Beretta di Giovanni Giudici. Particolarmente suggestiva è anche la riproduzione dell’Ultima Cena.
Tra le tombe della famiglia Campari si trova uno degli esempi più affascinanti di arte funeraria moderna in Italia. Si tratta di un’opera grandiosa e suggestiva, realizzata dallo scultore Giannino Castiglioni tra il 1936 e il 1939 e commissionata da Davide Campari, l’allora titolare dell’omonima azienda produttrice di bevande e liquori fondata dal padre Gaspare. La tomba di Davide Campari, posta su un basamento, sotto cui si trova la cripta di famiglia, è composta da un gruppo scultoreo in bronzo raffigurante l’Ultima Cena. Si tratta di 13 figure a tutto tondo a grandezza poco più grande del naturale. Questa scultura adorna la sepoltura più estesa del cimitero e omaggia il celebre capolavoro di Leonardo da Vinci, uno dei grandi simboli di Milano di scena a Santa Maria delle Grazie.
Una curiosità: fate attenzione al calice! È sproporzionato e appare curiosamente grande: un omaggio alla fonte della grande fortuna della famiglia Campari?
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MARTA BERARDI
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