La linea Gotica divide l’Italia tra brioche e cornetto. Ma attenzione, a Milano sta prendendo piede il croissant. Addirittura, secondo questa mappa che circola sui social Milano sarebbe la città stato delle croissant. Ma è davvero così? E, soprattutto, tra cornetto e brioche chi ha ragione?
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Ma a Milano si dice brioche o croissant?
# Cornetto e brioche: le due Italie
“Cornetto e cappuccino”. Per i milanesi è la frase che smaschera i romani in città. Eppure si tratta di un luogo comune. O, meglio, di una semplificazione eccessiva, un po’ come quella dei liguri che definiscono “milanesi” tutti quelli che arrivano da fuori regione. In realtà, la linea Gotica della Seconda guerra mondiale pare avere lasciato un’eredità: a nord l’Italia della brioche, a sud quella del cornetto. Con un’eccezione.
# In Emilia si dice pasta
Se in un bar di Milano sentite chiedere una pasta, fate attenzione all’accento. Perché se suona la zeta alla Vasco Rossi potrebbero non desiderare un cannoncino, ma proprio lei, la brioche. “Una pasta al cioccolato, una pasta al pistacchio” eccetera eccetera, così dicono in Emilia Romagna con diversi sconfinamenti nelle regioni del Nord. Per il resto tutto il Settentrione sembra compatto. Tranne a Milano.
# Brioche o croissant?
Come riporta questa mappa, nel Nord blu-brioche si apre una piccola isola, lilla come la M5. Un’isola che coincide con Milano dove, secondo la mappa, la brioche si chiamerebbe croissant. E, in effetti, si sta diffondendo in città anche questo modo di chiamarla. Ma per capire il senso della querelle, è il momento di capire chi ha più ragione: cornetto o brioche?
# Come nasce la brioche-cornetto?
Nel mondo è nota come croissant. La tipica pasta francese che si trova praticamente identica in tutti i caffé e nelle pasticcerie d’Oltralpe. Sembrerebbe un’invenzione tipica francese, invece no. In realtà la prima croissant con la tipica forma a mezzaluna fu sfornata a Vienna. Era il 1683. E la capitale dell’Impero austriaco sembrava sul punto di capitolare per l’assalto degli ottomani, mai così potenti e agguerriti. I turchi decisero di sferrare l’attacco fatale nella notte. Sperarono così di sorprendere gli abitanti nel sonno, ma non tennero conto dei fornai che erano già alzati per preparare il pane. Furono proprio loro che, sentendo i rumori, lanciarono l’allarme, svegliando i concittadini che respinsero l’assalto. Per ringraziarli, l’arciduca Leopoldo I concesse una serie di privilegi ai fornai che, per celebrare l’evento, crearono un Hörnchen , “piccolo corno” in tedesco, una pagnotta a forma di falce di luna in scherno a quella che appariva sugli stendardi dell’Impero Ottomano. Fu poi Maria Antonietta che nel 1770, arrivando da Vienna, fece conoscere il cornetto alla corte di Francia. E a quel punto i francesi lo resero celebre nel mondo. Non avrebbero mai immaginato che questo dolce sarebbe stato materia di divisione in Italia. Ma allora perché da noi si dice brioche?
# Perché la chiamiamo brioche?
C’è lo zampino dei francesi anche nella parola brioche. Ed era facile intuirlo. Lo strano è che in Francia il pan brioché è tutt’altra cosa: un pane dolce. Ma allora perché noi chiamiamo in questo modo la croissant? Il termine brioche deriva dal normanno brier, che significa “impastare”. A importare il termine adattandolo sono stati i napoletani: della prima brioscia d’Italia si parla in un giornale napoletano del 1866, descrivendo un dolce di caffetteria. Dal 1887 brioscia è attestato come in uso corrente nel napoletano e dal 1905 in italiano nella derivazione di brioche.
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